Famiglia nel bosco, la Corte d’Appello rinvia la decisione. I tempi si allungano per un possibile ricongiungimento dei genitori con i loro tre figli. I legali: “Minori non ascoltati, convenzione Onu violata”
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Nulla di fatto ancora sulla possibilità di ricongiungimento per la famiglia nel bosco: oggi l’udienza documentale si è conclusa con un rinvio. La Corte d’Appello dell’Aquila si è infatti riservata di decidere sul reclamo dei legali contro l’ordinanza del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila che aveva sospeso la potestà genitoriale a Nathan Trevallion e Catherine Birmingham e disposto l’allontanamento dei loro tre figli minori in una casa famiglia.
LA DEADLINE DEL 27 GENNAIO PROSSIMO
Non c’è stato dunque accoglimento immediato delle istanze della coppia anglo australiana che aveva scelto di vivere in un casolare nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti (Abruzzo)e i loro tre figli di 6 e 8 anni non possono ancora rientrare a casa. La possibilità di una riunione della famiglia prima di Natale sembra quindi allontanarsi. La decisione arriverà infatti dopo l’esame delle relazioni delle tutrici e della documentazione depositata dalla difesa, che confida di aver superato le criticità evidenziate in primo grado. La corte ha tempo fino al prossimo 27 gennaio per pronunciarsi.
LE CONTESTAZIONI DELLA FAMIGLIA: VIOLATA LA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA
Nell’udienza odierna, i legali dei due genitori, Marco Femminella e Danila Solinas, hanno depositato le memorie difensive e presentato le proprie contestazione sull’ordinanza dei giudici del Tribunale dei minori. In primis, si è avanzata l’assenza dei requisiti di emergenza, eccezionalità e interesse del minore: secondo i legali della famiglia, non c’era in sostanza alcuna situazione di pericolo che potesse giustificare l’intervento delle forze dell’ordine e non si sono tenute in considerazioni alternative possibili al collocamento dei minori in struttura protetta. Altro punto cruciale è quello dell’istruzione: i difensori hanno sottolineato che l’istruzione parentale non era stata omessa né utilizzata in modo elusivo. Anzi, per la figlia di 8 anni era stato chiesto e ottenuto l’esame di idoneità in una scuola statale parificata, con tanto di attestati che sono stati acquisiti però solo dopo l’emissione dell’ordinanza.
I legali hanno contestato anche l’accusa di una presunta “deprivazione tra pari”, richiamando testimonianze di vicini e servizi giornalistici che attestassero la frequentazione dei bambini con coetanei al parco. In particolare poi la difesa ha evidenziato come non siano stati ascoltati i tre minori e i loro pareri, come previsto invece dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e ha puntato il dito contro l’assenza di un mediatore familiare durante l’anno di osservazione della vita nel casolare nel bosco.
LA CASA IDONEA A DISPOSIZIONE E IL SUPERAMENTO DEL NODO VACCINI
Gli altri punti critici che muovono l’ordinanza che ha portato l’allontanamento dei bambini sono la questione della casa e il nodo-vaccini. Sul primo punto la difesa ha richiamato la disponibilità di un’abitazione già messa a disposizione da un ex ristoratore e l’offerta del sindaco di Palmoli per una soluzione alternativa, in attesa della ristrutturazione del casolare di proprietà della famiglia. Anche sui vaccini, secondo i legali, non ci sarebbero più ostacoli: i richiami sarebbero stati accettati dai genitori.
LA RELAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI
Dall’altra parte, all’esame dei giudici c’è la relazione dei servizi sociali depositata il primo dicembre scorso, redatta dall’operatrice che segue i bambini dopo l’allontanamento dalla loro casa che, in sostanza, racconta le nuove condizioni di vita dei tre minori, la scoperta delle comodità come la luce elettrica e il riscaldamento, nuovi giocattoli (di plastica). Insomma, troppi ancora i punti da esaminare per la Corte che ha preferito prendersi tutto il tempo necessario per decidere.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)