Elezioni in Cile: il conservatore Antonio Kast si impone al ballottaggio


Le elezioni presidenziali in Cile si sono concluse con la vittoria dell’esponente della destra conservatrice José Antonio Kast, che ha conquistato il 58,16% dei voti

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Le elezioni presidenziali in Cile si sono concluse con la vittoria dell’esponente della destra conservatrice José Antonio Kast, che ha conquistato il 58,16% dei voti. Ferma invece al 41,84% la candidata del Partito comunista Jeannette Jara. Kast, 59 anni, ha vinto con la formazione da lui fondata nel 2019, il Partito repubblicano del Cile (Prch), facendo incetta di voti un po’ in tutto il Paese, a partire dalla capitale Santiago.
Il successore del presidente uscente Gabriel Boric si insedia sulla scia di polemiche tra i governi di sinistra in America Latina per le sue posizioni marcatamente populiste e vicine alla destra estrema e nostalgica del regime del dittatore Augusto Pinochet, di cui non ha fatto mistero. “La democrazia ha parlato forte e chiaro” ha dichiarato la sua principale avversaria Jeannette Jara, esponente del partito comunista e ministra del Lavoro nell’esecutivo Boric. “Ho già contattato José Antonio Kast e gli ho fatto i miei migliori auguri” ha aggiunto, annunciando il riconoscimento della vittoria dello sfidante.

L’AFFONDO DEL PRESIDENTE DELLA COLMBIA: “MAI LA MANO AD UN NAZISTA”

Meno dialogante invece la reazione del presidente della Colombia Gustavo Petro, tra i pochi Paesi guidati dalle sinistre rimasti in America Latina: “Il fascismo avanza. Non stringerò mai la mano a un nazista, né al figlio di un nazista, sono la morte incarnata” ha scritto in un post su X, ricordando le origini tedesche del neoeletto capo dello Stato. “È triste- ha aggiunto- che Pinochet abbia dovuto imporre la sua volontà con la forza, ma è ancora più triste ora che le persone si scelgono il loro Pinochet: eletti o no, sono figli di Hitler, e Hitler uccide”.

LA PROMESSA DI POLITICHE ANTI-MIGRANTI STA CAUSANDO UN ESODO DI VENEZUELANI

Kast, figlio di immigrati dalla Germania, è noto anche per le sue posizioni contro l’aborto, l’eutanasia, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e le migrazioni. Un tema, quest’ultimo, che ha dominato la campagna elettorale, dopo che ha promesso di allinearsi alle politiche dell’amministrazione Trump in materia di chiusura delle frontiere, arresti e deportazioni.

Il Cile accoglie in particolare rifugiati dal vicino Venezuela, che hanno contribuito a far raddoppiare in soli sette anni la quota di stranieri residenti: 1,6 milioni, pari a quasi il 9% della popolazione. Da diverse settimane si registra quindi un contro-esodo di migranti venezuelani verso i paesi vicini, tra cui il Perù, per trovare stabilità altrove oppure per rientrare nel proprio Paese. Per questo, il presidente peruviano José Jeri ha dichiarato lo stato di emergenza e chiuso il confine col Cile, dispiegando truppe ai valichi di frontiera.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)