Obesità: terapia con GLP-1 agonisti non sempre efficace


Terapia con GLP-1 agonisti per l’obesità, nella real life oltre la metà dei pazienti riprende peso dopo la sospensione

obesità semaglutide

Nella pratica clinica reale più della metà delle persone che interrompono l’uso dei farmaci GLP‑1 recupera almeno parte del peso perso entro un anno, confermando quanto già emerso dagli studi clinici e sottolineando la necessità di strategie volte a migliorare la persistenza terapeutica e a personalizzare l’approccio alla gestione dell’obesità. Sono i risultati di uno studio retrospettivo di coorte presentato al congresso Obesity Week 2025.

Secondo l’autore dello studio, Michael Weintraub, endocrinologo presso la New York University Langone Health di New York, ottimizzare e personalizzare l’approccio terapeutico all’obesità e massimizzare la tollerabilità gastrointestinale sono strategie fondamentali per garantire un uso prolungato e benefici duraturi nella riduzione del peso. Ha infatti ricordato che la sospensione del trattamento con GLP-1 agonisti porta a una ripresa del peso negli studi clinici, ma che solo pochi studi hanno finora valutato questo fenomeno nella reale pratica clinica.

Uno studio su pazienti in terapia con GLP-1 agonisti per diabete o perdita di peso
Lo studio retrospettivo di coorte ha incluso adulti statunitensi che, tra gennaio 2010 e giugno 2024, avevano ricevuto prescrizioni di GLP‑1 registrate nel database Optum’s Market Clarity, che collega cartelle cliniche elettroniche e dati assicurativi. Su oltre 1,2 milioni di persone con prescrizioni per il trattamento del diabete di tipo 2 o del sovrappeso/obesità, più di 18mila hanno interrotto la terapia dopo aver perso almeno il 5% del peso corporeo e soddisfatto altri criteri. Tra questi, il 69,5% aveva diabete di tipo 2.

La popolazione studiata aveva un’età media di 55 anni, era composta per il 65% da donne e presentava un BMI medio di 39. La maggioranza (77%) era di etnia bianca, distribuita geograficamente in tutto il Paese. Le comorbilità più comuni erano dislipidemia (73%), reflusso gastroesofageo (36%) e apnea ostruttiva del sonno (32%).

Meno della metà dei pazienti non ha ripreso peso dopo la sospensione della terapia
Tra coloro che hanno interrotto la terapia, il 54% aveva assunto semaglutide, il 39% liraglutide e il 7% tirzepatide, con una durata media del trattamento di 258 giorni, poco più di otto mesi, prima della sospensione. I soggetti con diabete di tipo 2 avevano assunto il farmaco più a lungo (280 giorni contro 210 nei non diabetici). All’interno della popolazione complessiva, il 55% stava ancora assumendo GLP‑1 agonisti dopo sei mesi, ma la percentuale scendeva al 38% dopo dodici mesi, con una maggiore persistenza del trattamento nei pazienti con diabete (41,8% contro 30,2% a un anno).

La perdita di peso al momento della sospensione era nel complesso pari al 10,1%, 9,7% nei pazienti con diabete e 11,1% nei non diabetici. Il calo ponderale era più marcato nei soggetti con BMI iniziale più elevato, passando dall’8,2% nei pazienti con BMI inferiore a 25 al 10,3% in quelli con BMI di almeno 40.

Nel gruppo complessivo, la ricomparsa del peso aumentava al crescere del tempo dalla sospensione, in virtù di un incremento del 4,5% a tre mesi, 5,9% a sei mesi, 6,7% a nove mesi e 7,5% a un anno. A sei mesi, il recupero era del 5,6% nei pazienti con diabete e del 6,7% nei non diabetici. Solo il 42% dell’intera popolazione studiata non aveva ripreso peso dopo la sospensione, con una maggiore probabilità di mantenere la perdita di peso nei pazienti con diabete (44%, rispetto al 37% nei non diabetici).

Il grado di recupero ponderale era più elevato nei soggetti che avevano perso più peso con i farmaci e passava dal 5,1% in quanti avevano perso inizialmente meno del 10% al 9,2% tra coloro che avevano perso almeno il 20%. Il relatore ha sottolineato che ulteriori analisi dovranno chiarire i fattori che distinguono chi mantiene la perdita di peso da chi invece lo recupera dopo la sospensione della terapia, e che sono necessarie strategie aggiuntive per migliorare la persistenza del trattamento e ottenere risultati ottimali e duraturi.

Il moderatore della sessione John Apolzan, professore associato di nutrizione clinica e metabolismo al Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge, ha osservato che questi risultati confermano quanto si sta comprendendo su queste terapie, ovvero che i farmaci per l’obesità non possono essere interrotti senza conseguenze, dal momento che la loro sospensione può avere effetti negativi e portare a un recupero ponderale a lungo termine.