Conti, Venier e Liorni ad Atreju: “In tv non si può più scherzare su niente”. La storia della Rai sul palco della sagra politica. Eppure, dicono, i tempi sono bui
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“Non si può più fare niente”. Allarme allarme. Carlo Conti e Mara Venier, ospiti di Atreju, dicono che “la tv è sotto attacco” del politically correct. Lui ha nel curriculum sei Miss Italia, dieci anni di Eredità, una dozzina di Tale e quale, quattro Sanremo e un quinto in canna. Lei da trent’anni, salvo qualche pausa, sulla poltrona di Domenica in. La storia della Rai sul palco della sagra politica. Eppure, dicono, i tempi sono bui. “Non si può più scherzare su niente– dice Conti- bisogna stare attenti”.
Davanti allo sguardo attento di Arianna Meloni, di Donzelli e Bignami, dei sottosegretari Mazzi e Delmastro va in onda ‘La televisione e la cultura nazional popolare in Italia’. Con Conti e Venier c’è anche Marco Liorni, altro volto notissimo di viale Mazzini, e in video collegamento da Milano si aggiunge Ezio Greggio. A un certo punto, a metà dello show, si palesa anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che prende posto in prima fila accanto a Meloni.
Per una mezz’ora il dibattito non regala grandi spunti. Conti e Liorni si rimpallano complimenti, sportivi e abbronzatissimi, neri Atreju. Venier si prende l’applauso iniziale più grande, il pubblico la osanna. Verso la fine Liorni la stuzzica sulla sua love story con Red Canzian, bassista dei Pooh. “Ebbene- ribatte lei- di me si sa tutto. Che devo dire? Ho vissuto!“. Ovazione.






A dare il la alla discussione sul “non si può più dire niente” è Conti: “Credo che nella vita di tutti i giorni abbiamo perso tutti un po’ il senso della leggerezza, ci prendiamo troppo sul serio. Non si può dire niente, non si può scherzare su niente, bisogna stare attenti”. Un esempio? “Se penso al mio film cult da buon fiorentino, ‘Amici miei’, oggi come oggi durerebbe dieci minuti, perché gran parte delle cose goliardiche, leggere…”. Donzelli si spella le mani, Greggio grida in sottofondo: “È vero, è vero!”.
Per Conti “la vita è fatta anche di leggerezza, ci si prende troppo sul serio e un altro problema è che si sa solo criticare, non si apprezza mai l’altro, ma automaticamente si deve andare tutti contro tutti”. Venier ha un volto preoccupatissimo: “Secondo te, Carlo, questo da quanto dura?”. E lui, quasi rassegnato: “Da tanto, non si può dire quello o questo…”. Lei, sgomenta: “Ma non era così”. Ancora Conti: “No, no…”.
E com’era allora? “Se guardi i varietà degli anni Sessanta– argomenta il direttore artistico di Sanremo- ci sono certe scene, certi balletti, delle battute che oggi non si potrebbero più dire“. Liorni ha un’epifania: “Perché le canzoni!”. Anche Mara Venier dà fondo all’album di quando, invece, si poteva dir tutto: “Ti ricordi quel programma di seconda serata, ‘Il cappello sulle ventitré’? Molto erotico, non si potrebbe fare“. Conti annuisce: “Non si può far niente…”. E rilancia: “Non è solo l’osè, se pensate che io a ‘Tale e quale’ per stare dietro a delle direttive mondiali non posso più far interpretare i cantanti di colore perché altrimenti si va a offendere, la black face… Va bene negli Usa ma da noi non c’è la malizia nell’interpretare un cantante di colore”. Greggio scuote la testa, mentre passeggia in un parco fuori dagli studios di Mediaset: “Una follia, una follia”.
Conti, però, ha un’idea: “Io quando posso mi diverto. Negli ultimi anni ho preso un cantante di colore, forte, per imitare” un interprete nero, “e poi un bel giorno, in una puntata, a quello di colore gli faccio fare il cantante bianco, sperando che nessuno si offenda del white face…”. Applausi. Meloni, La Russa e la platea condividono. “E lo dico io che sono di colore…”, aggiunge Conti. Mentre Greggio, nonostante il collegamento ogni tanto faccia cilecca, riesce a inserirsi per chiudere in bellezza: “Complimenti Carlo, tu sei stato il primo presentatore nero di Sanremo”. Risate e titoli di coda.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)