Quando rivolgersi a un Gestalt Counselor: momenti di crisi, cambiamenti di vita, blocchi decisionali


gestalt counselor

In un contesto sociale caratterizzato da incertezza economica, accelerazione tecnologica e precarietà relazionale, cresce il numero di persone che si trovano a vivere momenti di crisi, cambiamenti di vita bruschi o situazioni di stallo decisionale. In questi snodi esistenziali non sempre è necessario uno psicoterapeuta: talvolta è più indicato un percorso di counseling, in particolare il counseling gestaltico, che lavora sul qui e ora e sulle risorse della persona.

L’argomento è particolarmente rilevante per adulti in età lavorativa, giovani professionisti, genitori, caregiver, ma anche per liberi professionisti e imprenditori che si trovano a gestire pressioni continue e scelte complesse. Comprendere quando e perché rivolgersi a un Gestalt Counselor aiuta a intervenire per tempo, evitando che un momento critico si trasformi in una vera e propria situazione di crollo personale o professionale.

Scenario attuale: perché oggi parliamo di counseling gestaltico

Negli ultimi anni, in Italia come nel resto d’Europa, si è assistito a un aumento costante del disagio psico-emotivo non necessariamente patologico, ma comunque impattante sulla qualità della vita. Secondo rilevazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi legati a stress e ansia rappresentano ormai una delle principali cause di riduzione del benessere e della produttività. Parallelamente, cresce la consapevolezza che esiste una fascia ampia di persone che non rientrano in un quadro clinico, ma hanno bisogno di uno spazio strutturato per elaborare vissuti, decisioni e cambiamenti.

In questo contesto si colloca il counseling, disciplina di relazione d’aiuto che ha come finalità il sostegno alla persona in momenti di difficoltà esistenziale, di crisi o di riorientamento. Il modello gestaltico, nato a partire dagli anni ’50 con gli studi di Fritz Perls e successivamente sviluppato in diversi contesti europei, si concentra sull’esperienza presente, sulla consapevolezza corporea ed emotiva e sulla responsabilità personale nei processi di scelta.

Il Gestalt Counselor non lavora sulla diagnosi di disturbo, ma sulla qualità del contatto della persona con sé stessa, con gli altri e con l’ambiente. Il focus è sul modo in cui la persona vive ciò che accade, piuttosto che sul perché remoto. Questo rende il counseling gestaltico particolarmente adatto in presenza di crisi evolutive (cambiamenti di ruolo, passaggi di età, snodi professionali) e decisioni importanti.

Dati e statistiche: una domanda di supporto in crescita

La crescita del ricorso a consulenze psicologiche, psicoterapiche e di counseling negli ultimi dieci anni è documentata da diverse indagini. In Italia, secondo rilevazioni riportate dall’Istituto Superiore di Sanità e da varie ricerche universitarie, si è osservato un aumento sensibile del numero di persone che dichiarano di aver chiesto supporto professionale per motivi di stress, ansia, difficoltà relazionali o decisioni importanti.

Alcuni dati orientativi, utili a inquadrare il fenomeno:

  • Indagini nazionali sul benessere psicologico evidenziano che una quota significativa di adulti, intorno a un terzo, riferisce di aver vissuto nell’ultimo anno periodi prolungati di stress o preoccupazione che interferiscono con la vita quotidiana.
  • Studi sul mondo del lavoro, ad esempio report di organizzazioni internazionali sul benessere occupazionale, rilevano che lo stress lavorativo è tra le prime cause di malessere dichiarato, con effetti su produttività, assenze e turnover.
  • Dopo la pandemia, diverse ricerche condotte in Europa indicano un incremento delle richieste di supporto per situazioni non necessariamente cliniche, ma legate a riorganizzazioni di vita, smart working, cambi di carriera e rinegoziazione dei ruoli familiari.

Questa tendenza ha due implicazioni: da un lato aumenta il numero di persone che chiedono aiuto; dall’altro si ridefinisce il confine tra intervento clinico e intervento di counseling, con una crescente domanda di professionisti in grado di offrire percorsi brevi, focalizzati, esperienziali, rivolti a persone funzionanti ma in difficoltà. Il counseling gestaltico risponde esattamente a questa fascia di bisogni.

Che cos’è il counseling gestaltico e come si differenzia da altre forme di aiuto

Per comprendere quando rivolgersi a un Gestalt Counselor è importante chiarire che cosa si intende per counseling gestaltico e come si colloca rispetto ad altre forme di sostegno psicologico e relazionale.

In sintesi, il counseling gestaltico è una relazione d’aiuto strutturata, a tempo definito o comunque non indefinito, in cui il professionista accompagna la persona ad aumentare la consapevolezza dei propri vissuti, dei propri bisogni e delle proprie modalità di contatto con l’ambiente, in vista di scelte più responsabili e coerenti.

Alcuni elementi distintivi del modello gestaltico:

  • Centralità del qui e ora: l’attenzione è rivolta a ciò che la persona sente, pensa e fa nel momento presente, con continui rimandi alla dimensione corporea e relazionale.
  • Visione olistica: la persona è considerata come insieme integrato di corpo, emozioni, pensieri e comportamenti, in relazione costante con il proprio contesto.
  • Lavoro sul contatto: la qualità del contatto con sé, con gli altri e con l’ambiente è il parametro principale; blocchi decisionali, sintomi e crisi sono letti anche come difficoltà di contatto.
  • Responsabilità personale: il processo mira a far emergere la consapevolezza delle scelte, anche laddove sembrano non esserci alternative, restituendo alla persona la possibilità di agire e non solo di subire.

Rispetto alla psicoterapia, orientata anche al trattamento del disagio psichico strutturato e dei disturbi diagnosticabili, il counseling si colloca su un piano non clinico, lavorando su difficoltà esistenziali, conflitti relazionali, crisi evolutive e blocchi temporanei. Questo non significa che sia un intervento “minore”, ma che ha finalità e ambito di applicazione differenti.

Momenti di crisi: segnali che indicano il bisogno di un Gestalt Counselor

I momenti di crisi possono avere origini diverse: lutti, separazioni, malattie proprie o di familiari, conflitti lavorativi, ma anche eventi percepiti come positivi (una promozione, una maternità, un trasferimento) che tuttavia comportano un forte carico di adattamento. In ottica gestaltica, la crisi è spesso il segnale di una riorganizzazione in atto, di un equilibrio che non regge più.

Alcuni segnali che possono indicare l’opportunità di rivolgersi a un Gestalt Counselor:

  • Senso persistente di confusione o disorientamento rispetto a una situazione specifica.
  • Perdita di contatto con i propri bisogni: difficoltà a riconoscere che cosa si desidera davvero, al di là delle aspettative esterne.
  • Oscillazioni marcate tra comportamenti impulsivi e blocchi totali di azione.
  • Sintomi psicosomatici ricorrenti (mal di testa, tensioni muscolari, disturbi del sonno) non spiegati da cause organiche e collegati a uno specifico momento di vita.
  • Sensazione di “non essere più sé stessi”, come se la propria immagine interna non coincidesse con ciò che si vive.

In questi casi, il Gestalt Counselor offre uno spazio in cui dare forma all’esperienza, nominare ciò che accade, esplorare le emozioni connesse e riconoscere modi abituali di reagire che, nella nuova situazione, non funzionano più. Non si tratta di “riparare” la persona, ma di accompagnarla a trovare un nuovo modo di stare nel mondo, più adatto alle condizioni presenti.

Cambiamenti di vita: passaggi evolutivi e transizioni complesse

Non tutte le crisi sono legate a eventi traumatici. Spesso riguardano fasi di passaggio fisiologiche ma impegnative: ingresso nel mondo del lavoro, matrimonio o convivenza, nascita di un figlio, separazione, pensionamento, migrazione, cambi di carriera, passaggio all’età adulta o alla maturità. La letteratura psicologica parla di “crisi evolutive”, momenti in cui l’identità è chiamata a ridefinirsi.

Il counseling gestaltico considera questi passaggi come opportunità per rinegoziare ruoli, confini e priorità. Il lavoro può riguardare, ad esempio:

  • La ridefinizione dell’immagine di sé: da figlio a genitore, da collaboratore a dirigente, da individuo single a partner, da lavoratore a pensionato.
  • La gestione dell’ambivalenza: desiderio di cambiamento e paura della perdita, entusiasmo e timore di sbagliare.
  • Il rapporto con l’ambiente: famiglia, contesto lavorativo, amicizie, reti di supporto che cambiano o si ristrutturano.

In questi contesti, il Gestalt Counselor aiuta a nominare le perdite implicite nel cambiamento (status, abitudini, libertà, punti di riferimento) e a riconoscere le nuove possibilità che emergono. Il lavoro esperienziale, tipico dell’approccio gestaltico, permette di esplorare ruoli, scenari e modalità relazionali in un contesto protetto, favorendo scelte più consapevoli.

Blocchi decisionali: quando scegliere diventa impossibile

Un altro ambito tipico di intervento è rappresentato dai blocchi decisionali. La difficoltà a scegliere può apparire come un semplice “non so cosa fare”, ma spesso nasconde conflitti interni, paure di perdere qualcosa, timore del giudizio, vissuti di inadeguatezza o una scarsa capacità di riconoscere i propri bisogni autentici.

Alcuni esempi di blocchi decisionali che portano a rivolgersi a un Gestalt Counselor:

  • Indecisione cronica in ambito professionale (cambio di lavoro, avvio di attività autonoma, scelta di un nuovo ruolo).
  • Difficoltà a prendere decisioni affettive (proseguire o interrompere una relazione, andare a convivere, separarsi).
  • Senso di stallo generalizzato, in cui ogni opzione appare rischiosa, sbagliata o indistinguibile dalle altre.

Nella prospettiva gestaltica, il blocco è spesso il risultato di un’interruzione del processo di contatto: la persona non riesce a percepire integralmente ciò che sente e ciò che l’ambiente le rimanda, oppure non riesce a trasformare la consapevolezza in azione. Il lavoro di counseling mira a rendere più chiara l’esperienza interna, distinguere paure realistiche da fantasie catastrofiche, riconoscere le aspettative introiettate dagli altri, fino a permettere una scelta che senta “sua”.

Rischi e criticità se non si interviene

Ignorare a lungo momenti di crisi, cambiamenti di vita impegnativi o blocchi decisionali può avere conseguenze significative sia sul piano personale sia su quello relazionale e professionale. Dal punto di vista della salute, numerose ricerche internazionali mostrano come lo stress cronico non gestito aumenti il rischio di disturbi psicosomatici, insonnia, abuso di sostanze, e in alcuni casi possa contribuire allo sviluppo di quadri ansioso-depressivi.

Le principali criticità, se non si interviene, includono:

  • Crystallizzazione dei sintomi: comportamenti disfunzionali (evitamento, dipendenza, aggressività passiva) rischiano di stabilizzarsi e diventare stile abituale di risposta.
  • Deterioramento delle relazioni: indecisioni prolungate, incapacità di esprimere bisogni, conflitti non elaborati generano logoramento nel contesto familiare, di coppia e lavorativo.
  • Riduzione del senso di autoefficacia: sentirsi per lungo tempo bloccati o in balia degli eventi mina la fiducia nelle proprie capacità, alimentando vissuti di impotenza.
  • Scelte reattive o impulsive: quando la tensione diventa insostenibile, si rischia di compiere decisioni drastiche non sufficientemente elaborate, con possibili conseguenze su lavoro, affetti, finanze.

Dal punto di vista organizzativo e lavorativo, il mancato supporto nelle fasi di cambiamento e stress può tradursi in calo di performance, assenteismo, difficoltà di collaborazione nei team e aumento del turnover. Per le PMI e i professionisti, questo rappresenta un costo non solo economico, ma anche umano e reputazionale.

Opportunità e vantaggi nel rivolgersi a un Gestalt Counselor

Intervenire in modo tempestivo attraverso un percorso di counseling gestaltico offre una serie di vantaggi concreti, sia per la persona sia per il contesto relazionale e lavorativo in cui è inserita. Lavorare sulla consapevolezza nel qui e ora, sul corpo e sulle emozioni permette infatti di interrompere cicli di reazione automatica e aprire nuove possibilità di scelta.

Tra le principali opportunità, si possono evidenziare:

  • Migliore regolazione emotiva: imparare a riconoscere e nominare le emozioni, anziché agire o evitarle automaticamente, riduce il rischio di agiti impulsivi e di somatizzazioni.
  • Aumento della chiarezza decisionale: distinguere tra bisogni propri e aspettative altrui consente di prendere decisioni più coerenti e sostenibili nel tempo.
  • Rafforzamento del senso di responsabilità: il focus gestaltico sulla responsabilità personale contribuisce a passare da una posizione di vittima degli eventi a una postura più attiva, pur riconoscendo i vincoli reali.
  • Miglioramento delle relazioni: lavorare sul contatto e sui confini (dire sì e no in modo più autentico) ha effetti positivi sulla qualità delle interazioni in famiglia, in coppia e sul lavoro.
  • Prevenzione del disagio maggiore: affrontare per tempo una crisi evolutiva o un blocco decisionale riduce la probabilità che la situazione degeneri in quadri di sofferenza più complessi da trattare.

In ambito professionale e organizzativo, un sostegno di questo tipo contribuisce a ridurre lo stress percepito, migliorare la gestione dei conflitti, accompagnare i cambiamenti di ruolo e supportare i processi di transizione (fusioni, ristrutturazioni, passaggi generazionali nelle PMI).

Il processo di counseling gestaltico: cosa aspettarsi

Rivolgersi a un Gestalt Counselor significa intraprendere un percorso che, pur non essendo infinito, richiede un certo grado di impegno e disponibilità a mettersi in gioco. Generalmente il processo si articola in alcune fasi riconoscibili:

1. Incontro iniziale e definizione della domanda

Nella fase di avvio, la persona porta il proprio motivo di richiesta: una crisi, un cambiamento, un blocco decisionale. Il counselor aiuta a chiarire la domanda, esplicitare gli obiettivi realistici e valutare se il counseling sia l’intervento appropriato o se sia più indicato un invio ad altre figure (ad esempio uno psicoterapeuta o uno psichiatra in presenza di segnali di patologia).

2. Contratto e setting

Si definiscono la frequenza degli incontri (spesso settimanale o quindicinale), la durata indicativa del percorso, gli aspetti etici (riservatezza, limiti dell’intervento) e gli aspetti pratici. La chiarezza del contratto è parte integrante della cornice di sicurezza necessaria perché il lavoro possa procedere.

3. Sviluppo del percorso

Durante le sedute, il Gestalt Counselor utilizza strumenti verbali ed esperienziali: esplorazione di situazioni concrete, attenzione alle sensazioni corporee, utilizzo di tecniche immaginative, role-play, esperimenti relazionali. L’obiettivo non è interpretare dall’esterno, ma co-costruire insieme maggiore consapevolezza, osservando ciò che accade nel qui e ora della relazione di counseling.

4. Valutazione e chiusura

Periodicamente, counselor e cliente rivedono insieme il percorso, verificando i cambiamenti avvenuti e gli obiettivi già raggiunti o da riformulare. La chiusura del percorso è una fase importante, in cui si consolidano le acquisizioni e si riconosce la capacità della persona di proseguire contando maggiormente sulle proprie risorse.

Profili normativi e deontologici del counseling in Italia

In Italia, il counseling non è ancora regolato da una legge specifica di ordinamento professionale, a differenza delle professioni sanitarie come psicologo e psicoterapeuta, che sono disciplinate da normative statali e da un Ordine professionale. Il counseling rientra nelle cosiddette professioni non regolamentate, cui si applicano le norme generali sulle professioni non organizzate in ordini, con riferimento a standard di qualità e autodisciplina.

Nonostante l’assenza di un albo pubblico unico, esistono associazioni professionali di categoria che stabiliscono requisiti di formazione, codici deontologici, obblighi di supervisione e aggiornamento, oltre a prevedere elenchi di professionisti associati. La qualità del servizio dipende quindi molto dalla formazione del singolo counselor e dalla sua adesione a standard condivisi.

Dal punto di vista del cittadino, alcuni criteri di attenzione possono essere:

  • Verificare il percorso formativo del professionista e la sua esperienza specifica nel modello gestaltico.
  • Accertare l’adesione a un codice etico e a un sistema di supervisione.
  • Valutare la chiarezza nella definizione del setting, degli obiettivi e dei limiti dell’intervento.

È fondamentale che il Gestalt Counselor riconosca i confini del proprio ruolo e sappia orientare la persona verso figure sanitarie qualora emergano segnali di disagio che richiedono un inquadramento clinico o farmacologico.

Implicazioni pratiche per cittadini, professionisti e PMI

Per i cittadini, prendere in considerazione un percorso di counseling gestaltico in momenti di crisi, cambiamenti di vita o blocchi decisionali significa adottare un approccio proattivo alla propria salute psico-emotiva, riconoscendo che chiedere aiuto non è un segno di debolezza ma una risorsa. Una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie modalità relazionali ha ricadute positive su famiglia, coppia, amicizie e vita quotidiana.

Per i professionisti e i manager, lavorare con un Gestalt Counselor può essere utile per affrontare tematiche quali la gestione dei conflitti, la leadership, il bilanciamento vita-lavoro, il passaggio a ruoli di maggiore responsabilità, l’uscita da situazioni di stallo decisionale che impattano sull’attività. Il focus sul qui e ora e sulle dinamiche relazionali rende questo approccio particolarmente adatto in contesti dove la dimensione umana è centrale.

Per le PMI, soprattutto in fasi di riorganizzazione, passaggio generazionale o cambiamenti di mercato, l’attenzione al benessere delle persone chiave (imprenditori, collaboratori storici, team di coordinamento) può rappresentare un fattore critico di successo. La possibilità di offrire o favorire percorsi di counseling in momenti sensibili contribuisce a contenere l’impatto emotivo delle trasformazioni, riducendo resistenze, conflitti e fenomeni di demotivazione.

FAQ: domande frequenti sul counseling gestaltico nei momenti di crisi

Quanto dura in media un percorso di counseling gestaltico?

La durata varia in base alla complessità della situazione e agli obiettivi concordati. In molti casi, si lavora con percorsi brevi o medio-brevi, che possono andare da poche sedute focalizzate su una decisione specifica fino a cicli di alcuni mesi per affrontare crisi o transizioni più articolate. È importante che la durata sia oggetto di dialogo trasparente tra counselor e cliente.

Come capire se serve un counselor o uno psicoterapeuta?

Quando il disagio riguarda soprattutto una fase di vita, un cambiamento, un conflitto o un blocco decisionale, in assenza di sintomi gravi o persistenti, il counseling può essere indicato. In presenza di segnali di patologia (ideazioni suicidarie, disturbi alimentari severi, dipendenze, stati depressivi marcati, allucinazioni, forti compromissioni del funzionamento quotidiano) è necessario il riferimento a psicologo, psicoterapeuta o psichiatra. Un professionista serio di counseling è tenuto a riconoscere questi confini e, se necessario, orientare verso la figura più adatta.

Il counseling gestaltico è adatto anche per chi non ha mai fatto percorsi di aiuto psicologico?

Sì. Proprio perché focalizzato sul presente e sugli aspetti concreti della vita quotidiana, il counseling gestaltico è spesso una porta d’ingresso accessibile per chi non ha esperienze precedenti in questo ambito. L’approccio esperienziale e il lavoro sul qui e ora facilitano anche chi ha difficoltà a esprimersi solo a livello verbale o teme di “perdersi” in analisi troppo astratte del passato.

Conclusioni: riconoscere il momento giusto per chiedere aiuto

Rivolgersi a un Gestalt Counselor nei momenti di crisi, durante cambiamenti di vita importanti o in presenza di blocchi decisionali non è un lusso né un ultimo rimedio, ma una scelta di cura verso sé stessi e verso le proprie relazioni. In un contesto sociale che tende a chiedere prestazioni continue, fermarsi in uno spazio protetto per ascoltare ciò che accade dentro e intorno a sé è un atto di responsabilità.

Quando il malessere non è clinico ma influenza la capacità di scegliere, di stare nelle relazioni o di affrontare transizioni complesse, il counseling gestaltico rappresenta uno strumento specifico e mirato. Permette di dare forma all’esperienza, di riconoscere le proprie risorse e di tornare a muoversi nella propria vita con maggiore consapevolezza, anziché essere trascinati dagli eventi. Valutare questa possibilità, soprattutto quando i segnali di crisi si protraggono o si ripetono, è un passo concreto per tutelare il proprio equilibrio personale e professionale.