Fda ha concesso l’approvazione accelerata a Voyxact (sibeprenlimab-szsi) di Otsuka Pharmaceutical, segnando l’arrivo di una nuova terapia mirata per la nefropatia da immunoglobulina A
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La Fda ha concesso l’approvazione accelerata a Voyxact (sibeprenlimab-szsi) di Otsuka Pharmaceutical, segnando l’arrivo di una nuova terapia mirata per la nefropatia da immunoglobulina A (IgAN), una delle glomerulopatie primarie più diffuse e una delle principali cause di insufficienza renale nei giovani adulti. L’autorizzazione, ottenuta dopo una revisione prioritaria, riguarda la riduzione della proteinuria nei pazienti adulti con IgAN primaria a rischio di progressione, uno dei marcatori più rilevanti dell’aggravamento della malattia.
Sibeprenlimab è un anticorpo monoclonale diretto contro APRIL, una citochina della famiglia TNF che svolge un ruolo cruciale nella patogenesi dell’IgAN favorendo la produzione di IgA1 galattosio-deficiente, le molecole che si aggregano in complessi immuni e si depositano nei glomeruli. Bloccando APRIL, il farmaco punta a interrompere a monte la cascata patogenetica. Il trattamento viene somministrato tramite iniezione sottocutanea una volta ogni quattro settimane, attraverso una siringa preriempita pensata per facilitarne l’uso anche in contesto ambulatoriale.
La decisione regolatoria si basa sui risultati dello studio cardine VISIONARY, una sperimentazione di fase III che ha coinvolto 510 pazienti con IgAN trattati con la terapia standard. A nove mesi dall’inizio della terapia, i partecipanti che avevano ricevuto sibeprenlimab hanno mostrato una riduzione della proteinuria del 51,2% rispetto al placebo, centrando pienamente l’endpoint primario del rapporto proteine/creatinina nelle urine delle 24 ore (uPCR). Si tratta di una riduzione clinicamente rilevante, considerato che il livello di proteinuria è strettamente correlato al rischio di progressione verso l’insufficienza renale cronica.
Sul fronte della sicurezza, gli eventi avversi più frequenti osservati con Voyxact sono stati le infezioni — soprattutto del tratto respiratorio superiore — e reazioni nel sito di iniezione, un profilo in linea con quello atteso per un anticorpo diretto contro una citochina coinvolta nell’immunoregolazione. Non sono emersi segnali tali da ostacolare l’approvazione, ma la sorveglianza a lungo termine rimarrà centrale.
Come previsto dalla procedura di approvazione accelerata, Otsuka dovrà fornire ulteriori conferme cliniche: lo studio VISIONARY proseguirà infatti per verificare se la terapia sia in grado di rallentare nel tempo il declino della funzione renale, l’endpoint più rilevante nel percorso naturale dell’IgAN. La conferma su questo fronte determinerà la conversione dell’autorizzazione accelerata in approvazione piena.
Con l’ok della FDA, Otsuka amplia il suo ruolo nel campo delle malattie renali rare e immuno-mediate in un momento in cui il settore si prepara a una serie di innovazioni attese per il 2026. Sibeprenlimab potrebbe rivelarsi una delle terapie destinate a ridefinire lo standard di cura per una condizione che finora disponeva di opzioni limitate e spesso insufficienti a contenere il rischio di deterioramento renale.
Panorama terapeutico dell’IgA nefropatia
È la glomerulopatia primaria più comune al mondo. Si basa su un meccanismo immunitario complesso, in cui la produzione di IgA1 galattosio-deficiente porta alla formazione di immunocomplessi che si depositano nei glomeruli, generando infiammazione e progressiva perdita di funzione renale. La proteinuria è il principale indicatore prognostico.
Le opzioni terapeutiche attuali
Fino a pochi anni fa i pazienti disponevano sostanzialmente di terapia di supporto: controllo pressorio con ACE-inibitori/ARB, gestione dello stile di vita, corticosteroidi nei casi più aggressivi, con risultati variabili e un profilo di effetti collaterali non sempre ideale. Negli ultimi anni sono arrivati i primi farmaci mirati specificamente per IgAN, tra cui la budesonide a rilascio mirato, il dual endothelin–angiotensin receptor antagonist sparsentan e l’inibitore orale del complemento di fattore B iptacopan.
Le nuove classi in sviluppo
- Inibitori APRIL / BAFF. Questa è la classe di sibeprenlimab, anticorpo anti-APRIL ora approvato in modo accelerato. Nella stessa area si collocano altri anti-APRIL “puri” come zigakibart (BION-1301) e diversi antagonisti duali BAFF/APRIL come atacicept, telitacicept e povetacicept, tutti in sviluppo per IgAN o glomerulopatie affini.
- Inibitori del complemento. Il capofila è l’oral factor B inhibitor iptacopan (FABHALTA), già approvato per la riduzione della proteinuria in IgAN e supportato dai dati dello studio APPLAUSE. Nella pipeline IgAN compaiono anche altri agenti complement-mirati: molecole contro il C3 come pegcetacoplan, contro il fattore D come vemircopan/pelecopan, e contro il C5 o il recettore C5a come ravulizumab, cemdisiran e avacopan, in varie fasi di sperimentazione.
- Modulatori B-cell / plasmacellule. In quest’area rientrano strategie che agiscono più a monte sul comparto B: la deplezione B-cell con rituximab, il targeting specifico delle plasmacellule con felzartamab e, nella pipeline più ampia delle glomerulopatie, vari inibitori di BTK (ad esempio fenebrutinib o remibrutinib) pensati per modulare l’attivazione B-cell–dipendente anche nelle nefropatie immuno-mediate.
- Endotelinici / anti-fibrotici. A livello glomerulare, la via endotelinica e la fibrosi rappresentano un altro nodo chiave. Sparsentan (FILSPARI), già approvato come dual endothelin–angiotensin receptor antagonist, e l’antagonista selettivo del recettore endotelinico A atrasentan (Vanrafia), recentemente approvato in modo accelerato dalla FDA per la riduzione della proteinuria in IgAN, sono i due nomi di punta di questa categoria.
La posizione di Voyxact
Grazie a un effetto robusto sulla proteinuria e a un target biologico ben definito, Sibeprenlimab si inserisce nella fascia delle terapie che agiscono “a monte” della patologia, colpendo APRIL e cercando di ridurre la produzione di IgA1 patogene. La sua approvazione accelerata lo colloca tra i trattamenti che possono contribuire a ridefinire lo standard di cura, in attesa della conferma definitiva sulla capacità di rallentare la perdita di funzione renale nel lungo periodo.