La Scala dovrà risarcire la dipendente pro Palestina licenziata


Gridò ‘Palestina libera’ e fu licenziata, il teatro La Scala dovrà risarcirla. Il giudice condanna la fondazione

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È stata idealmente reintegrata dal giudice del lavoro Antonio Lombardi (aveva un contratto a termine, ndr) la maschera del teatro La Scala di Milano che il 4 maggio scorso urlò “Palestina libera” all’indirizzo della premier Giorgia Meloni e fu poi licenziata dal sovrintendente Fortunato Ortombina, per aver “tradito la fiducia disobbedendo a ordini di servizio”. Lo fa sapere il sindacato Cub Milano informazione e spettacolo che prese subito le difese della lavoratrice.

Nel dispositivo, le cui motivazioni saranno rese note entro cinque giorni, il giudice Lombardi “dichiara l’illegittimità del licenziamento per giusta causa intimato da Fondazione Teatro alla Scala di Milano in data 22/5/2025 e, per l’effetto, condanna Fondazione Teatro alla Scala di Milano al risarcimento del danno in favore della signora” nella misura di “809,60 euro per ciascun mese dalla data dell’estromissione fino alla scadenza del contratto”, più interessi. La Fondazione è stata anche condannata al pagamento di 3.500 euro di spese legali. “Lo abbiamo sostenuto sin dall’inizio che gridare ‘Palestina libera’ non è reato e che i lavoratori non possono essere sanzionati per le loro opinioni politiche”, chiude il Cub ringraziando i colleghi della donna che ne avevano appoggiato la protesta.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)