La foto dei pescatori di Gaza è un falso, ma le uccisioni nella Striscia sono reali


La foto dei pescatori di Gaza è una fake news, ma uccisioni e apartheid sono reali. La zona ittica della Striscia è sotto attacco di Israele, e dal 7 ottobre è escalation

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Una folla gioiosa di uomini, ragazzi e persino bambini tira fuori dalla riva una rete carica di pesci e, una volta adagiata sulla spiaggia, tutti iniziano rapidamente a ripulire dalla sabbia e sistemare il prezioso carico: sono i pescatori di Gaza, mostrati in un video condiviso da diversi attivisti palestinesi, per mostrare che finalmente si può lavorare senza rischiare la vita: “La Flotilla non è arrivata, ma in compenso ha tenuto l’esercito israeliano occupato“, spiega chi oggi rilancia il video, “e grazie a questo possiamo di nuovo mangiare“. Tuttavia, questo racconto è una fake news.

Il filmato è reale ma risale a gennaio scorso. Ben prima insomma della missione civile nonviolenta della Global Sumud Flotilla, che punta a rompere l’assedio sulle acque della Striscia di Gaza che lo Stato di Israele applica da anni. Proprio mentre la bufala veniva rilanciata sulle piattaforme social e rimbalzava sulle testate giornalistiche, l’ultima imbarcazione delle 42 (la Marinette) veniva intercettata e confiscata dalla Marina militare Israeliana.

All’origine della storia – inventata ad arte o frutto di un malinteso – ci sono però dei fatti reali. L’operazione che le Forze armate israeliane hanno lanciato per impedire alle imbarcazioni civili di raggiungere Gaza – con abbordaggi avvenuti anche in acque internazionali, in piena violazione del diritto del Mare – ha infatti tenuto lontane per un po’ le navi da guerra dalle acque palestinesi, dove i pescatori sono costantemente soggetti ad attacchi diretti sia che restino entro le acque territoriali, sia che cerchino di avventurarsi in acque internazionali.

I PESCATORI SOTTO ATTACCO ARMATO MA DAL 2023 E’ ESCALATION

Dopo gli Accordi di Oslo, ai palestinesi sono state riconosciute le acque territoriali entro 20 miglia nautiche dalla costa. Nel 2007, Israele le ha unilateralmente ridotte a tre. Le restrizioni ai pescherecci palestinesi – che culminano anche con attacchi armati diretti, con eventuali ferimenti, uccisioni o arresti – sono peggiorate dopo il 7 ottobre 2023, come ha confermato in un report di maggio anche la Divisione per le informazioni sulla Palestina delle Nazioni Unite (Unispal) in cui si documentano “attacchi sistematici” e “intensificati dal 7 ottobre 2023” sia agli operatori che alle infrastrutture del settore ittico, con conseguente “collasso di uno dei principali settori economici e alimentari” di Gaza. Un dramma che comporta la perdita di vite umane insieme e nuova distruzione di fonti di reddito e cibo, che a sua volta costa altre vite umane. Questo mentre la popolazione civile di Gaza è già stremata da due anni di attacchi, sfollamenti e blocco totale all’ingresso degli aiuti umanitari.

L’Onu infatti avverte che il collasso del settore ittico, sommato “alla distruzione di terreni agricoli e di altre infrastrutture per la produzione alimentare”, potrebbe “rappresentare un crimine di guerra” in quanto avrebbe “contribuito direttamente al rischio di carestia”. Un rischio che poi, il 22 agosto scorso, è stato effettivamente certificato dal meccanismo delle Nazioni Unite per il monitoraggio della fame (Integrated Food Security Phase Classification – Ipc). Mentre la Flotilla naviga verso Gaza, i morti per fame hanno raggiunto quota 453, di cui 150 bambini.

LE RESTRIZIONI VANNO AVANTI DA 18 ANNI E RAFFORZANO L’ACCUSA DI APARTHEID

All’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, tiene a evidenziare che “Gli attacchi della Marina militare israeliana che sta nelle immediate vicinanze delle acque portuali della Striscia sono una storia vecchia, frutto dei 18 anni di blocco illegale della Striscia, resa ancora più drammatica nell’attuale contesto di una fame deliberatamente causata da Israele”. Lo confermano report e notizie di cronaca: nel 2022 ad esempio, una nave militare aprì il fuoco contro alcuni pescherecci che stavano cercando di raggiungere il mare aperto, costringendoli a rientrare. Già allora la testata palestinese Wafa riferiva della progressiva riduzione dello spazio marittimo che Israele accordava ai pescatori, un tempo fissato a 25 miglia dalla costa, poi ridotto a sole 6. A questo si aggiungevano ferimenti e la confisca dei pescherecci. Se nel 2014 gli incidenti registrati ammontavano a 18, nel maggio 2022 erano già 167. Dopo il 2023, la situazione è peggiorata: Middle East Eye, nel dicembre 2024, riferiva di oltre 200 pescatori uccisi e 4mila lavoratori rimasti senza impiego anche a causa della distruzione di imbarcazioni e strutture portuali e per la trasformazione dei prodotti ittici. Restrizioni, confische e attacchi armati rientrano anche nel regime di apartheid sui palestinesi di cui Israele è accusato da associazioni per i diritti umani come Human Rights Watch e Amnesty International.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)