“Detto, scritto, fatto” è il nuovo singolo dell’artista leccese Davide De Luca, influenzato dal mondo R&B statunitense e dal desiderio di raccontare una fine senza mezzi termini
Immaginate una grande aula del Conservatorium van Amsterdam.
Un pianoforte.
E Davide De Luca seduto lì, mentre una sequenza di cinque accordi diventa melodia, parole, ritmo.
È da questa immagine che nasce “Detto, scritto, fatto”, il nuovo singolo dell’artista leccese, influenzato dal mondo R&B statunitense e dal desiderio di raccontare una fine senza mezzi termini.
Il titolo, tre parole secche, cadenzate, inequivocabili, è la sintesi perfetta della storia narrata: ciò che mi hai detto, ciò che mi hai scritto, ciò che mi hai fatto… è ciò che ha chiuso il nostro amore.
Nessun melodramma, nessun rimpianto: solo la presa d’atto lucida e onesta di un sentimento arrivato al capolinea.
Nella composizione, De Luca si ispira al minimalismo emotivo e all’eleganza malinconica di artisti come The Weeknd e alla scrittura R&B di Justin Bieber dell’era Journals, album da cui attinge atmosfera, sensibilità vocale e costruzione melodica. Il risultato è un brano che si regge su armonie non scontate, su un tempo R&B che scorre morbido, e su una vocalità dolce, quasi rassegnata, che diventa la firma distintiva dell’artista.
TRA R&B MODERNO E INTROSPEZIONE: IL CUORE DI “DETTO, SCRITTO, FATTO”
Sul piano oggettivo, il singolo si muove dentro coordinate sonore precise: batteria R&B, sintetizzatori morbidi, un mood notturno e americano che contrasta con il peso emotivo del testo.
Il ritornello, costruito sulle tre parole che danno il titolo al brano e ripetute come un mantra, crea una melodia catchy e immediata, destinata a restare in testa dopo il primo ascolto.
“Detto, scritto, fatto” racconta una storia comune a tanti, ma lo fa attraverso un sound ricercato e lontano dagli schemi del pop italiano più convenzionale.
Ancora una volta Davide De Luca porta avanti la sua missione artistica: valorizzare un R&B moderno, elegante e internazionale, contribuendo a spingere un genere spesso marginalizzato nel panorama nazionale.