nCore HR presenta Claire, il primo Agente di Intelligenza Artificiale per il recruiting


Si chiama Claire ed è il primo agente di Intelligenza Artificiale verticale dedicato al recruiting: lo ha ideato nCore HR

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Si chiama Claire ed è il primo agente di Intelligenza Artificiale verticale dedicato al recruiting: una novità destinata a cambiare il modo in cui le aziende selezionano i talenti. A presentarlo, giovedì 13 novembre a Milano, è stata nCore HR, tech company milanese leader nelle soluzioni digitali per la gestione del personale.
Claire rappresenta una nuova frontiera nel recruiting: un agente di Intelligenza Artificiale capace di gestire in autonomia ricerca, valutazione oggettiva e interazione con candidati, HR e manager. Non un semplice strumento di supporto, ma un vero e proprio partner intelligente, in grado di analizzare, dialogare e prendere decisioni rapide e coerenti con gli obiettivi aziendali.
Grazie all’esperienza e ai dati sviluppati da nCore HR, Claire dispone già di un bagaglio informativo ampio e specializzato nel settore della selezione, che le consente di operare con precisione e velocità in ogni fase del processo. Fondata a Milano nel 2019 da Enrico Ariotti e Aldo Toja, nCore HR integra un Applicant Tracking System (ATS) avanzato con strumenti di intelligenza artificiale per ottimizzare l’acquisizione dei talenti. Oggi la piattaforma cloud dell’azienda, attiva in 13 lingue, elabora oltre 27.000 CV al giorno e permette di automatizzare fino al 60% delle attività non-core, lasciando agli HR il tempo di concentrarsi su decisioni strategiche e relazionali.
Come funziona Claire
 
Claire è in grado di operare su tutto il perimetro del processo di selezione. Tutto parte dall’intake meeting con il datore di lavoro: un colloquio vero e proprio di circa 10 minuti durante il quale l’agente raccoglie tutte le informazioni necessarie per elaborare l’annuncio più efficace, offrendo anche suggerimenti su come perfezionarlo.
Una volta approvato, Claire pubblica l’annuncio sulle principali piattaforme di lavoro e, in parallelo, avvia una ricerca proattiva, analizzando milioni di dati relativi ai potenziali candidati.
Non si limita ad analizzare i curricula ricevuti: contatta direttamente i profili più in linea, fornendo loro tutte le informazioni sulla posizione e aggiornamenti costanti sul processo di selezione tramite e-mail e messaggi.
Nelle due settimane successive all’incontro con il datore di lavoro, Claire gestisce in autonomia l’intero flusso di recruiting: monitora le candidature, offre feedback continui ai candidati, somministra test e analisi per valutare soft skill e motivazioni, e aggiorna in tempo reale il team HR, che può intervenire per affinare la ricerca anche in corso d’opera.
Al termine di questa fase, elabora una long list di candidati qualificati e organizza i colloqui video tra azienda e candidati, consegnando ai recruiter un processo di selezione trasparente, equo e altamente efficace.
Claire è stata lanciata sul mercato in versione beta il 13 novembre 2025. Il rilascio ufficiale per i clienti nCore avverrà il 15 gennaio 2026, mentre a tutto il mercato il 2 marzo 2026.
Cambiare lavoro in Italia: i dati della ricerca
 
In occasione dell’incontro di presentazione del 13 novembre, sono stati illustrati i dati della ricerca quantitativa Cambiare lavoro in Italia: esperienze e attese*, realizzata (ottobre 2025) dall’Istituto Research Dogma per nCore HR, da cui emerge un panorama in costante movimento, con alcune sorprese.
Il mercato di chi cerca lavoro – sia il primo impiego sia una nuova opportunità – vale oggi in Italia circa 10 milioni di persone, pari al 40% della popolazione attiva (25 milioni, fonte ISTAT). Un dato coerente con quanto emerge dall’European Workforce Study 2025, condotto a livello europeo da Great Place to Work.
Il profilo di chi cerca lavoro, o prevede di farlo nei prossimi tre anni, vede prevalere gli over 45: non sono i giovani i più attivi nella ricerca, ma gli adulti tra i 45 e i 65 anni, che rappresentano il 54% del totale. Le fasce di età si distribuiscono in modo equilibrato tra uomini e donne (50/50). Si tratta di una tendenza che conferma la fotografia Istat di un Paese con una forza lavoro sempre più matura: nel 2025 gli over 40 rappresentano il 58,5% della popolazione attiva, contro una distribuzione più bilanciata vent’anni fa. Mentre tra i 15-34enni aumentano le persone inattive (che non lavorano né cercano lavoro), tra gli over 50 cresce il numero degli occupati.
La motivazione economica torna centrale, ma non è l’unica: il 43% cerca lavoro per ottenere uno stipendio migliore o più sicuro, il 32% per trovare un impiego più motivante o vicino ai propri interessi e il 25% per opportunità di crescita professionale.
La ricerca di lavoro è spesso efficace: il 43% di chi ha cercato lavoro negli ultimi tre anni dichiara di essere stato assunto. Tuttavia, un terzo di loro ritiene probabile cambiare ancora nei prossimi tre anni, segnale di un mercato ad alta mobilità.
Sul fronte dei canali di contatto, il rapporto personale resta il più diffuso (46%), seguito dal telefono (35%). Accanto a questi, circa il 40% dei candidati ha dichiarato di aver usato modalità digitali – video colloqui, social, WhatsApp o piattaforme aziendali. La soddisfazione rispetto alle modalità di contatto è complessivamente discreta: solo 2 su 10 si dichiarano molto soddisfatti, mentre prevale la categoria degli “abbastanza soddisfatti”. I tempi di risposta restano l’area più migliorabile, così come il momento del colloquio, considerato un punto debole: solo il 16% è molto soddisfatto della relazione con il recruiter, e appena il 17% si è sentito pienamente a proprio agio durante l’incontro. Il 34% dei partecipanti ha svolto test o prove pratiche.
Un altro dato interessante riguarda la reputazione online: la cura della propria presenza sul web è ancora poco considerata rispetto ad altre modalità di contatto con il mercato. Pochi valorizzano le proprie competenze attraverso contenuti digitali o profili aggiornati, segno di una certa ingenuità da parte dei candidati, che non sempre percepiscono quanto le aziende siano invece attente alla loro attività online.
Emerge una forte apertura verso l’intelligenza artificiale nel recruiting: quasi il 50% dei rispondenti si dichiara curioso o favorevole al suo utilizzo, confidando in processi più rapidi, neutrali e trasparenti. Solo una minoranza (27%) dichiara che un colloquio con un agente AI lo metterebbe a disagio. L’ideale che emerge è un mix tra AI e incontro con recruiter umano.
Interessante anche l’effetto reputazionale: l’utilizzo dell’IA in fase di selezione migliorerebbe l’immagine dell’azienda, poiché ridurrebbe i tempi e attenuerebbe le criticità legate al rapporto con il recruiter umano.
* Nota metodologica: il campione nazionale e controllato per le principali variabili territoriali e sociodemografiche è di 800 casi. L’indagine si è svolta online (CAWI) su lavoratori italiani dipendenti o non occupati (età 18-65 anni) che hanno cercato/cambiato lavoro dipendente (ultimi 3 anni) o lo cercheranno nei prossimi 3 anni.