Dialisi: Acidi grassi Omega-3 riducono infarti, ictus e morti cardiache


Acidi grassi Omega-3 riducono infarti, ictus e morti cardiache nei pazienti in dialisi secondo lo studio PISCES sul NEJM

Uno studio inglese ha fatto il punto sull’associazione tra il consumo di grassi Omega 3 e i tumori, affermando che aumentarne la quantità nella dieta non riduce il rischio di cancro

Un grande studio internazionale dimostra che la supplementazione con olio di pesce riduce gli eventi cardiovascolari nei pazienti in emodialisi. Una possibile svolta in un ambito in cui, finora, le opzioni terapeutiche erano poche e poco efficaci.

Le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morte nei pazienti sottoposti a emodialisi. Questi pazienti, fragili per definizione, presentano un rischio cardiaco fino a venti volte superiore rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, le strategie di prevenzione in questa popolazione ad altissimo rischio restano limitate.

A riaccendere l’interesse è ora lo studio PISCES (Protection against Incidences of Serious Cardiovascular Events Study), pubblicato il 7 novembre 2025 sul New England Journal of Medicine. Coordinato da Charmaine Lok e Michael Farkouh (Toronto General Hospital Research Institute), lo studio ha dimostrato che la supplementazione quotidiana con acidi grassi omega-3 riduce in modo significativo gli eventi cardiovascolari maggiori nei pazienti in dialisi cronica.

Uno studio solido, su oltre 1.200 pazienti
Il trial, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha arruolato 1.228 pazienti in 26 centri tra Canada e Australia. Tutti erano in trattamento emodialitico stabile e sono stati assegnati a ricevere 4 grammi al giorno di olio di pesce (contenente 1,6 g di EPA e 0,8 g di DHA) oppure placebo a base di olio di mais.

L’endpoint primario includeva tutti gli eventi cardiovascolari gravi: morte improvvisa o non improvvisa di origine cardiaca, infarto fatale e non fatale, ictus, malattia vascolare periferica con amputazione.

Dopo 3,5 anni di follow-up, il risultato è netto: il tasso di eventi cardiovascolari è stato quasi dimezzato nel gruppo trattato con omega-3 rispetto al placebo (0,31 vs 0,61 per 1000 pazienti-giorno, HR 0,57; IC 95% 0,47–0,70; p<0.001).

Anche le analisi secondarie confermano il beneficio: minori tassi di morte cardiaca (HR 0,55), infarto (HR 0,56), ictus (HR 0,37) e amputazioni per ischemia (HR 0,57). L’effetto si mantiene coerente anche nei pazienti con storia pregressa di eventi cardiovascolari.

Perché gli omega-3 possono fare la differenza
Il razionale biologico è forte. Gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena EPA (eicosapentaenoico) e DHA (docosaesaenoico), principali costituenti dell’olio di pesce, agiscono su più fronti:
• modulano l’infiammazione sistemica,
• stabilizzano la membrana delle cellule miocardiche riducendo l’aritmogenicità,
• migliorano la funzione endoteliale e la fluidità ematica,
• riducono trigliceridi e processi aterotrombotici.

Nei pazienti in dialisi, i livelli plasmatici di EPA e DHA sono notoriamente più bassi rispetto alla popolazione generale, anche a causa di un metabolismo alterato e di un regime dietetico povero di grassi “buoni”. In questo contesto, la supplementazione potrebbe ripristinare un equilibrio biochimico carente e contrastare il terreno infiammatorio e pro-aritmico tipico della dialisi.

“L’ambiente fisiologico dell’emodialisi — spiegano gli autori — è caratterizzato da stress ossidativo, microischemie ripetute e disfunzione endoteliale. Gli omega-3 agiscono come stabilizzatori cellulari, migliorando la resilienza cardiovascolare in modo naturale.”

Un beneficio esteso e sicuro
Oltre a ridurre gli eventi cardiovascolari, l’integrazione di omega-3 ha mostrato un impatto positivo anche sulla mortalità complessiva (HR 0,77) e sul tempo al primo evento cardiovascolare o decesso per qualsiasi causa (HR 0,73).

Un dato cruciale riguarda la sicurezza: nessun aumento significativo del rischio di sanguinamento — storicamente la principale preoccupazione legata a questi supplementi. Anzi, gli eventi emorragici maggiori si sono rivelati persino meno frequenti nel gruppo omega-3 (4,8% vs 7,6%).

La tollerabilità è risultata ottimale, con elevata aderenza al trattamento, confermata dal marcato aumento dei livelli plasmatici di EPA nei pazienti trattati.

Un risultato coerente con la letteratura, ma più solido
Già meta-analisi precedenti avevano suggerito un potenziale beneficio degli omega-3 nei pazienti con malattia renale terminale, ma la dimensione ridotta dei campioni e la variabilità dei dosaggi rendevano i risultati incerti.

Lo studio PISCES, grazie a un disegno robusto e a un follow-up prolungato, porta finalmente evidenze convincenti: gli effetti protettivi degli omega-3 non si limitano alla popolazione generale, ma si estendono anche ai pazienti dializzati, storicamente esclusi dai grandi trial cardiovascolari.

Un possibile cambio di paradigma nella gestione del rischio
I ricercatori sottolineano che, nella popolazione in emodialisi, i tradizionali farmaci cardioprotettivi — come statine o antiaggreganti — non sempre mostrano la stessa efficacia osservata nei pazienti non dializzati.

Per questo, un intervento nutrizionale semplice e sicuro come la supplementazione con olio di pesce potrebbe rappresentare una nuova strategia di prevenzione, complementare alle terapie farmacologiche.

“La riduzione del 40% degli eventi cardiovascolari in questi pazienti è un risultato clinicamente rilevante — ha dichiarato il prof. Marcello Tonelli, co-autore dello studio — perché suggerisce un approccio realistico e facilmente implementabile, capace di incidere su una delle principali cause di morte in dialisi.”

Prospettive future
Gli autori riconoscono alcune limitazioni: il trial ha incluso solo pazienti in emodialisi, senza estendere l’analisi a chi è passato alla dialisi peritoneale o al trapianto renale. Tuttavia, l’ampiezza del campione e la coerenza dei risultati rendono il messaggio chiaro.
Restano da esplorare gli aspetti economici e di costo-efficacia, ma l’accessibilità e la sicurezza dell’olio di pesce lo rendono una soluzione potenzialmente sostenibile anche nei sistemi sanitari pubblici.

Il gruppo PISCES prevede inoltre di studiare gli effetti a lungo termine su parametri infiammatori, aritmici e metabolici, per chiarire i meccanismi di protezione osservati.

Conclusioni
Lo studio PISCES segna una tappa importante nella prevenzione cardiovascolare dei pazienti in dialisi cronica. L’assunzione quotidiana di 4 grammi di olio di pesce — contenente 1,6 g di EPA e 0,8 g di DHA — ha ridotto in modo significativo la mortalità e gli eventi cardiovascolari gravi, senza compromettere la sicurezza.

In un contesto in cui le opzioni terapeutiche sono limitate, questi risultati aprono la strada a un nuovo paradigma integrato di cura, in cui nutrizione e medicina cardiovascolare tornano a dialogare.

In sintesi, “una capsula di prevenzione naturale” che, almeno nei pazienti in dialisi, sembra davvero fare la differenza.

Referenza bibliografica
Lok CE, Farkouh M, Hemmelgarn BR, Moist LM, Polkinghorne KR, Tomlinson G, Tam P, Tonelli M, Udell JA; PISCES Investigators.Fish-Oil Supplementation and Cardiovascular Events in Patients Receiving Hemodialysis. New England Journal of Medicine. 2025 Nov 7; DOI: 10.1056/NEJMoa2513032.