Uno studio presentato all’ACG Annual Meeting rivela che i pazienti affetti da colite indotta da inibitori del checkpoint immunitario (ICI) trattati con alte dosi di steroidi hanno un rischio significativamente maggiore di ri-ospedalizzazione
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Uno studio presentato all’ACG Annual Meeting rivela che i pazienti affetti da colite indotta da inibitori del checkpoint immunitario (ICI) trattati con alte dosi di steroidi hanno un rischio significativamente maggiore di ri-ospedalizzazione rispetto a chi riceve precocemente terapie biologiche. I risultati suggeriscono un cambio di paradigma nella gestione di questa complicanza, puntando su un uso tempestivo dei biologici piuttosto che sull’escalation steroidea.
La sfida della colite da immunoterapia
Negli ultimi anni, gli inibitori del checkpoint immunitario hanno rivoluzionato la terapia oncologica, potenziando la risposta immunitaria contro le cellule tumorali. Tuttavia, il loro uso può scatenare effetti collaterali severi, tra cui la colite indotta da immunoterapia (ICI colitis), una condizione infiammatoria intestinale che può richiedere ricovero ospedaliero.
Un nuovo studio presentato al congresso annuale dell’American College of Gastroenterology (ACG) da Shilpa Grover dell’ospedale Brigham and Women’s e docente alla Harvard Medical School, ha analizzato i fattori che influenzano la probabilità di ri-ospedalizzazione in questi pazienti.
L’obiettivo era duplice: valutare il tasso di riammissione dopo un episodio di colite da ICI e individuare i predittori indipendenti di un nuovo ricovero per la stessa complicanza.
La ricerca ha incluso 129 pazienti adulti con diagnosi di colite da ICI confermata da biopsia, trattati tra il 2011 e il 2023. Di questi, il 39% è stato ri-ospedalizzato entro sei mesi dalla dimissione, con un tempo mediano di ricaduta di soli 13 giorni.
Steroido-resistenza e rischio di recidiva: il ruolo dei biologici
I risultati hanno messo in luce un dato cruciale: i pazienti trattati inizialmente con alte dosi di glucocorticoidi (≥2 mg/kg) avevano un rischio quasi quadruplo di ri-ospedalizzazione rispetto a chi riceveva dosi più basse (OR=3,79; IC 95% 1,37–11,25).
Questo suggerisce che un approccio aggressivo con steroidi non solo non previene le recidive, ma potrebbe addirittura predisporre a una peggiore evoluzione clinica.
Al contrario, l’uso precoce di farmaci biologici, come infliximab o vedolizumab, si è dimostrato associato a un rischio inferiore di nuovo ricovero. I pazienti che ricevevano biologici già durante il primo episodio di colite non mostravano un aumento di ri-ospedalizzazioni, mentre coloro che venivano trattati con biologici solo dopo la prima dimissione avevano un rischio quasi dieci volte maggiore di tornare in ospedale (OR=9,28; IC 95% 2,12–49,81).
Un altro elemento indipendente associato al rischio di recidiva è stato il mancato raggiungimento del grado 1 dei sintomi (cioè un miglioramento clinico quasi completo) prima della dimissione. I pazienti dimessi con sintomatologia ancora attiva erano oltre cinque volte più soggetti a essere riammessi rispetto a chi raggiungeva la remissione (OR=5,42; IC 95% 1,13–28,83).
Verso un nuovo paradigma terapeutico
I risultati dello studio PHOENIX sottolineano l’importanza di un approccio personalizzato e tempestivo alla gestione della colite da immunoterapia. “Le ri-ospedalizzazioni per le coliti da ICI rappresentano un problema significativo, con un impatto pesante sia sui pazienti che sui costi sanitari,” ha spiegato la dottoressa Grover. “Il nostro lavoro evidenzia la necessità di considerare precocemente l’impiego dei biologici, piuttosto che intensificare il trattamento steroideo.”
L’introduzione precoce dei biologici, dunque, non solo sembra migliorare il controllo della colite, ma potrebbe anche ridurre complicanze, durata del ricovero e rischio di nuove ospedalizzazioni. In un contesto oncologico sempre più complesso, in cui l’equilibrio tra efficacia immunitaria e tossicità è delicato, l’identificazione di strategie terapeutiche più mirate rappresenta un passo avanti decisivo.
In conclusione, gli autori sottolineano che la colite da immunoterapia resta una delle principali sfide nella gestione dei pazienti oncologici trattati con ICI. Questo studio suggerisce che la strategia di intervenire precocemente con biologici, invece di prolungare o aumentare i dosaggi steroidei, possa ridurre in modo significativo il rischio di recidiva e ri-ospedalizzazione.
In definitiva, la chiave per migliorare gli esiti clinici sembra essere una gestione proattiva e personalizzata, capace di garantire una remissione stabile prima della dimissione e di minimizzare la necessità di nuovi interventi ospedalieri. Una prospettiva che, se confermata da ulteriori studi prospettici, potrebbe rivoluzionare le linee guida future nella cura della colite immuno-mediata.
Somappa A, et al. Predictors of rehospitalization in patients with immune checkpoint inhibitor colitis. Presented at: ACG Annual Scientific Meeting; Oct. 24-29, 2025; Phoenix (hybrid meeting).