Armi all’Ucraina: alta tensione tra esponenti del governo Meloni


Armi all’Ucraina, spaccatura nel governo Meloni. Salvini frena sulle forniture a Kiev, ma Crosetto e Tajani tirano dritto

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Tensioni nel governo a proposito dei nuovi aiuti da inviare in Ucraina, per cui è in dirittura d’arrivo l’approvazione di un nuovo pacchetto, il dodicesimo del 2025, di aiuti a Kiev. Il Parlamento non deve esprimersi. La delibera, che dovrebbe arrivare in settimana, coinvolge i ministeri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia. Ma ancora non sarebbero arrivate le firme dei vertici del ministeri coinvolti. Il tutto mentre da una parte c’è Matteo Salvini che alimenta lo spettro della corruzione in Ucraina e Guido Crosetto lo asfalta ricordando che l’esistenza della mafia non ha impedito aiuti nei confronti dell’Italia in passato, dall’altro Antonio Tajani annuncia l’arrivo del pacchetto e dice di aver già informato il Copasir mentre il Copasir, dal canto suo, fa sapere di non aver ricevuto alcuna informazione.

Se il governo supererà in questi giorni le tensioni, la ‘grana’ potrebbe riproporsi molto probabilmente a gennaio, quando il Parlamento dovrà confermare l’autorizzazione all’invio di armi all’Ucraina per tutto il 2026, come avvenuto negli ultimi anni. E in quel caso il voto contrario della Lega potrebbe rappresentare un problema.

IL ‘GELO’ NEL GOVERNO

Sui quotidiani si parla di “gelo” nel governo, oppure di “scontro“, citando in particolare la distanza tra i ministri Guido Crosetto e Matteo Salvini. Distanza data anche dalle posizioni da sempre diverse dei due politici, filo atlantico il ministro alla Difesa, filorusso quello ai Trasporti. Di fatto c’è che quando Salvini parlando dal porto di Napoli ha ricordato le inchieste per corruzione in Ucraina e denunciato il rischio che parte degli aiuti umanitari, militari ed economici finisca in conti svizzeri o in ville all’estero, la risposta di Crosetto non si è fatta attendere.

COSA HA DETTO SALVINI

“Mi sembra che stiano emergendo gli scandali legati alla corruzione che coinvolgono il governo ucraino, quindi non vorrei che con quei soldi dei lavoratori, dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione. La via di soluzione è quella indicata dal Santo Padre, da Trump. Dialogo, mettere intorno a un tavolo Zelensky e Putin e far tacere le armi Non penso che l’invio di altre armi risolverà nulla, quello che sta accadendo nelle ultime ore, con le avanzate delle truppe russe, ci dice che è interesse di tutti, in primis dell’Ucraina, fermare la guerra. Pensare che mandare armi in Ucraina significa che l’Ucraina possa riconquistare i terreni perduti è ingenuo quanto meno”.

LA RISPOSTA DI CROSETTO

Ecco la risposta di Guido Crosetto arrivata da Berlino, dove il ministro della Difesa è andato (annullando all’ultimo momento un viaggio negli Usa) per la riunione del Gruppo dei cinque con Germania, Francia, Polonia e Gran Bretagna: “Capisco le preoccupazioni di Matteo Salvini ma io non giudico un paese per due corrotti esattamente come gli americani e gli inglesi sbarcati in Sicilia non hanno giudicato l’Italia per la presenza della mafia ma sono venuti ad aiutare gli altri italiani, quelli onesti. Esattamente quello che facciamo anche noi in Ucraina, cerchiamo di aiutare i civili che subiscono il 93% degli attacchi russi. E ci auguriamo che i delinquenti ucraini siano messi in galera, insieme ai russi possibilmente“.

TAJANI E IL ‘GIALLO’ DEL COPASIR

“L’Italia è pronta a fare la sua parte”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ignorando le perplessità sollevate da Salvini (“Non significa che l’Italia non debba continuare ad aiutare l’Ucraina perché ci stanno due corrotti”) e poi ha anche aggiunto di condividere il pensiero di Crosetto. Sul nuovo pacchetto di armi, ha detto Tajani, “siamo in dirittura d’arrivo” e “abbiamo già dato il nostro via libera al pacchetto e informato il Copasir. Poi si andrà a procedere con l’invio di questo materiale”. A Palazzo San Macuto, però, sede del Copasir, le informazioni non sarebbero arrivate.

MA Sull’Ucraina la maggioranza registra i «però» e i «ma» di Matteo Salvini. Il leader della Lega premette che finora il suo partito ha votato con la maggioranza «tutti i pacchetti di sanzioni e tutti gli invii di aiuti, umanitari e non». Ora però — o ma, appunto — la Lega fa notare che «sono emersi fatti nuovi di assoluta gravità e grande rilevanza».

La possibilità che parte dei soldi destinati all’Ucraina abbia «ingrassato il patrimonio personale di gente vicina a Zelensky, mentre migliaia di ragazzi erano al fronte» pretende chiarezza «assoluta e tempestiva». Perché, ragiona il leader del Carroccio, «pensare che i soldi degli italiani e degli europei per gli aiuti militari e civili finiscano nelle ville e nei gabinetti d’oro è sconcertante».

La campagna elettorale delle Regionali prende così una nuova piega: più che di Veneto, Puglia e Campania nel centrodestra ci si divide sul sostegno al governo ucraino, attraversato dagli scandali. Fratelli d’Italia evita la contrapposizione con la Lega. I colonnelli di Giorgia Meloni, sempre attenti a non avere nemici a destra, tacciono. Ha parlato per tutti venerdì Guido Crosetto, ministro della Difesa. Ci pensa Antonio Tajani, capo di Forza Italia e titolare della Farnesina, a ribadire che «l’Italia farà la sua parte» e che «questo non significa che non si debba continuare ad aiutare l’Ucraina per due corrotti».

Anzi, sempre Tajani annuncia di aver già informato il Copasir del dodicesimo pacchetto di aiuti militari a Kiev, probabilmente l’ultimo del 2025. Anche se da Palazzo San Macuto, sede del Copasir, fanno sapere di non aver ricevuto alcuna informazione sulla nuova tranche. Si tratta di una delibera che coinvolge i ministeri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia. È attesa in settimana. Mancherebbero le «firme» dei vertici del ministeri coinvolti, fra questi quello di via XX Settembre, a trazione leghista, guidato da Giancarlo Giorgetti. Anche un’incomprensione alimenta il clima di sospetti nella maggioranza, soprattutto al termine di una settimana puntellata dall’annullamento del viaggio di Crosetto a Washington per aderire al progetto americano Purl, dopo i dubbi del Carroccio. Una posizione, quella di Salvini sulle armi da acquistare dall’America, che da Fratelli d’Italia registrano come incoerente, visto che si tratta di un’indicazione del presidente Donald Trump.

Tuttavia questi sono dettagli, perché ora il dibattito nel centrodestra è sul sostegno all’Ucraina per il 2026, sostegno che passerà da un voto del Parlamento. Meloni è preoccupata per lo scandalo che ha colpito il governo di Kiev, certo. Dentro FdI ricordano che già altri ministri ucraini in passato sono stati allontanati. D’altronde la scorsa estate ha tenuto banco anche il caso della legge sulle agenzie anticorruzione, bocciata da Bruxelles e tornata indietro.

Le frizioni sul sostegno all’Ucraina attraversano la maggioranza e rimbalzano nel campo delle opposizioni. Elly Schlein, segretaria del Pd, dal palco del Dumbo a Bologna per l’assemblea degli amministratori dem, ringrazia il sindaco di Kharkiv e «rinnova vicinanza e solidarietà a tutto il popolo ucraino che continua a subire violentissimi attacchi criminali dalla Russia di Putin». Squillano nel Pd le parole di Filippo Sensi contro le dichiarazioni di Salvini «che mi fanno orrore e vergogna, forse più vergogna per lui che orrore. Con gli ucraini sotto le bombe e i missili del suo Putin». Carlo Calenda (Azione) sottolinea, con rammarico, che l’Italia è tra gli ultimi Paesi europei a non aver ancora acquistato armi dagli Usa. Sul fronte opposto, ecco Riccardo Ricciardi del M5S che registra «il fallimento delle politiche guerrafondaie di Meloni e Von der Leyen e il suicidio politico dell’Europa». Insomma fronti frastagliati nelle coalizioni. A guidare sono le proposizioni avversative di Salvini in vista della copertura militare nel 2026.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)