Tumore della mammella iniziale HER2+ ad alto rischio, trastuzumab deruxtecan riduce del 53% il rischio di recidiva
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Il trattamento adiuvante con l’anticorpo farmaco-coniugato (ADC) trastuzumab deruxtecan (T-DXd) migliora in modo altamente significativo e clinicamente rilevante la sopravvivenza libera da malattia invasiva (IDFS) e la sopravvivenza libera da malattia (DFS) rispetto a trastuzumab emtansine (T-DM1) nei pazienti con carcinoma mammario iniziale HER2-positivo (HER2+) ad alto rischio, con malattia invasiva residua nella mammella e/o nei linfonodi ascellari dopo la terapia neoadiuvante. Lo dimostrano i risultati dell’analisi ad interim dello studio di fase 3 DESTINY-Breast05, presentati al congresso annuale della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), a Berlino, nel primo simposio presidenziale.
Riduzione del 53% del rischio di recidiva o morte rispetto al T-DM1
Il trattamento post-neoadiuvante con trastuzumab deruxtecan si è associato a una riduzione del 53% del rischio di recidiva di malattia invasiva o di morte rispetto a T-DM1 (ì HR, 0,47; IC al 95% 0,34-0,66; P < 0,0001). Inoltre, a 3 anni il 92,4% (IC al 95% 89,7%-94,4%) dei pazienti nel braccio trastuzumab deruxtecan era vivo e libero da malattia invasiva, contro l’83,7% (IC al 95% 80,2%-86,7%) di quelli nel braccio T-DM1.
Il maggiore beneficio di trastuzumab deruxtecan si è osservato in tutti i sottogruppi predefiniti di pazienti, indipendentemente dall’età, dalla regione di arruolamento, dallo stato dei recettori ormonali, dallo stato della malattia al momento della presentazione, dallo stato dei linfonodi post-terapia neoadiuvante, dall’aver effettuato una terapia anti-HER2 doppia o singola, e indipendentemente dalla sequenza o dall’uso della radioterapia.
Possibile nuovo standard di cura
«Per le pazienti con malattia residua dopo il trattamento neoadiuvante, il setting post neoadiuvante rappresenta una seconda opportunità cruciale di ridurre il rischio di recidiva. Nello studio DESTINY-Breast05 trastuzumab deruxtecan ha ridotto il rischio di recidiva e di morte del 53% rispetto all’attuale standard T-DM1. Questi risultati, assieme ai dati sulla sicurezza emersi dallo studio, hanno il potenziale per trasformare la pratica clinica nel setting post-neoadiuvante per le pazienti con malattia ad alto rischio, con la possibilità che trastuzumab deruxtecan stabilisca un nuovo standard di cura», ha dichiarato in conferenza stampa il principale autore italiano dello studio, Giampaolo Bianchini, Professore associato di Oncologia medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Responsabile del Gruppo mammella dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano.
Trastuzumab deruxtecan è già ampiamente utilizzato per il trattamento della malattia avanzata HER2+ o HER2-low. Lo studio DESTINY-Breast05 è il primo trial di fase 3 nel quale se ne valuta la possibilità di impiego dopo il trattamento neoadiuvante, e quindi in una fase più precoce dell’iter di cura.