Disponibile online SATELLITES: è il quarto album della compositrice, cantante e violinista italo-americana Emma Grace
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SATELLITES è il quarto album della compositrice, cantante e violinista italo-americana Emma Grace e come i precedenti lavori, è frutto di un processo personale e intuitivo, mai pienamente pianificato. L’album è nato durante una residenza artistica a Cagliari, dove Emma è stata invitata da Tobia Poltroneri (C+C Maxigross) e Ticonzero. Nonostante che la registrazione di un album non fosse stata programmata, la collaborazione con musicisti incredibili e una direzione artistica molto curata e affine alla sua visione musicale ha spinto Emma Grace a lavorare sui nuovi brani, arricchendoli e completandoli con una naturalezza sorprendente.
SATELLITES è un album sospeso tra ambient, minimalismo e songwriting, in cui l’ascoltatore rimane in bilico, come in un corridoio tra due mondi. È una sospensione carica di emotività, un’immobilità che pulsa di dinamica, un abbandono che vibra di presenza.
Il disco tiene insieme molte anime: il percorso musicale e quello umano dell’artista, il legame con la natura e con il corpo, la dimensione digitale e quella fisica, tentando di esplorare la soglia in cui naturale e artificiale si mescolano attraverso uno sguardo fanciullesco che osserva senza pregiudizi e attraverso il filtro del gioco.
Così Emma descrive il suo approccio compositivo: “Parte quasi sempre dalla melodia: non scrivo testi prima. Lavoro per vocalizzazioni spontanee, una specie di linguaggio provvisorio fatto solo di suoni, in cui la voce gioca in una ricerca di vocali e consonanti, e solo dopo arrivano le parole vere e proprie. Questo processo ricorda molto quello che, ho scoperto da poco, Caroline Polachek definisce ‘apple sauce’. Mi interessa soprattutto la musicalità fonetica, la naturalezza con cui certe parole trovano posto senza cercarle”,
Abbiamo provato a far emergere la vera essenza con un ascolto particolare: ripartire ogni volta dal primo brano, alternandolo ad ogni brano della tracklist. In quella “caverna digitale” che è HYENA trovano dimora tutte le tracce (nel vero senso), dal pop di SATELLITE al recitativo à la Laurie Anderson di SCARS AND STARS, dal rock sperimentale di N.F.T.W. (not from this world) ai paesaggi amniotici di THE ROE (wild you) e LAVA.
La voce è quindi il segno distintivo, l’archetipo sonoro dell’album, il punctum che attraversa quasi ogni brano, persino quando resta sommersa come in SCARS AND STARS. La voce, per Emma, non è soltanto strumento di espressione artistica, ma si fa anche vero e proprio medicamento: un canale capace di accogliere, trasformare emozioni, fulcro della sua attività di musicoterapeuta che affianca e arricchisce il percorso artistico. Fa eccezione solo la chiusura in 6/8 di FIREFLIES affidata alle corde del violino, Il basso a tratti pulsa con energia, radicando la musica mentre continua a muoversi tra mondi diversi e incerti.
In fondo l’atmosfera dell’album, la sospensione emotiva di cui si accennava all’inizio è sintetizzata benissimo nella frase della stessa Emma: “C’è una scena che attraversa tutto il disco: quando guardi il cielo e pensi di vedere una stella cadente, e invece è un satellite, cosa fai? Lo accogli nella meraviglia o trasformi tutto in disincanto?“
SATELLITES è un rompicapo dalla soluzione nascosta, misteriosa, per nulla evidente, ma proprio per questo gratificante.
Ogni album di Emma Grace ha avuto un paesaggio: Backgrounds era acqua, fiumi, emozioni fluide, solo voce e violino. Wild Fruits and Red Cheeks parlava di frutti rossi, spine, desiderio, timidezza, scoperta. Cravings of Pegasus era fango, rifiuto del linguaggio formale, un mondo “maleducato a tavola”, un cavallo alato indomabile. SATELLITES è deserto, grotte asciutte, satelliti in cielo. Ma sempre con il corpo come punto fermo.