Pochi Misteri è il nuovo EP di Michele Amira, un bisogno di formulare narrazioni tra indie-pop e influenze di un rock ricercato e quasi dimenticato
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Pochi Misteri è il nuovo EP di Michele Amira, un bisogno di formulare narrazioni tra indie-pop e influenze di un rock ricercato e quasi dimenticato, nel tentativo di ritrovare un senso dove non siamo più abituati a vederlo: nel mistero.
Pochi Misteri è un piccolo enigma in forma di canzoni, un lavoro intimo e visionario, che si muove tra le atmosfere malinconiche dell’indie-pop e le suggestioni più caleidoscopiche del psych-rock. Sei brani che aprono interrogativi fortemente contemporanei, toccando anche temi impegnati come la politica o la socialità. Uno storytelling così ricco di riferimenti da diventare quasi dispersivo, pur restando coerente con il quotidiano, terreno fertile per una nuova mitologia personale e collettiva
Al centro del disco c’è la tensione tra il caos e il senso. Michele Amira osserva il mondo che lo circonda con lo sguardo lucido e incantato di chi sa cogliere la poesia: nella provincia con le sue mancanze e la sua inattesa profondità, nella società con il suo carico di contraddizioni, nella vita stessa con i suoi tempi irregolari e inefficaci. Un sentimento di amore e rabbia verso ciò che ci circonda permea l’EP, come un filo invisibile che tiene insieme un sacro disordine. L’arte diventa così un atto di resistenza veicolata tramite storie per ridare magia al reale.
L’EP si apre con Il tempo perso, una lode agli attimi non funzionali: non c’è insegnamento più urgente oggi che imparare ad abbracciare l’inefficienza, l’irrilevanza di certi giorni in cui, senza accorgersene, si costruisce la nostra esistenza. UFO in riviera! è il primo singolo estratto, piccolo manifesto dell’intera raccolta per il bilanciamento tra mistero e realtà quotidiana. Gaia Vendetta è invece simbolo di una rivolta misteriosa e collettiva. Una figura che abita le crepe della nostra società e che ci invita, in silenzio, a rovesciarne le logiche. Una conclusione che lancia un messaggio di speranza, ma soprattutto una richiesta velata di allineamento collettivo per invertire la rotta e ricostruire un mondo ricco di senso.
Reclame e Movida violenta scavano nell’immaginario collettivo tra mass media, spettacolo e paure indotte. Quest’ultima suona come un titolo televisivo o uno slogan politico che si trasforma in racconto epico di marginalità. La voce si fa più aspra, le chitarre si sporcano, il ritmo incalza come un’inchiesta urgente: ma chi decide cosa è violento? Qualcosa in più sposta invece lo sguardo sulla provincia, descrivendone la sensazione universale di mancanza. Forse però il viaggio più radicale è quello che compiamo senza scappare: la canzone diventa così un racconto di formazione al contrario, in cui il vuoto che ci segue ovunque viene interrogato con dolcezza, aprendo a nuove e sorprendenti consapevolezze.
Michele Amira canta la magia nascosta nella ripetizione, nelle piccole cose, nei vuoti che costellano le nostre giornate, invitando ad andare sempre un po’ più in là, oltre le convenzioni del nuovo millennio.