La malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD) rappresenta oggi una delle principali sfide globali di salute pubblica
![]()
La malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD) rappresenta oggi una delle principali sfide globali di salute pubblica. Una nuova ricerca multicentrica su oltre 6.000 pazienti mostra come il primo episodio di scompenso epatico, non solo segni la transizione cruciale dalla fase compensata a quella scompensata, ma aumenti drasticamente il rischio di morte epatica. Ulteriori episodi peggiorano ulteriormente la prognosi, mentre il carcinoma epatocellulare agisce come moltiplicatore di rischio indipendente.
MASLD: un’epidemia silenziosa
La MASLD, recentemente ridefinita e riconosciuta come entità clinica distinta, colpisce circa il 38% della popolazione mondiale. Alimentata dalla diffusione di obesità e diabete di tipo 2, questa condizione può evolvere dalla semplice steatosi a forme più gravi come la steatoepatite (MASH), fino alla cirrosi avanzata. È proprio in questa fase che si aprono due possibili scenari: una lunga stabilità in fase compensata o l’ingresso nella traiettoria dello scompenso, caratterizzata da ascite, encefalopatia epatica, emorragia da varici o ittero. La comparsa del primo episodio segna un vero spartiacque clinico, riducendo significativamente le prospettive di sopravvivenza e aprendo la strada a successive complicanze.
Lo studio multicentrico: numeri e risultati
Il nuovo lavoro, condotto in 17 centri internazionali tra Europa, Nord America e Asia tra cui anche l’Italia e il centro del prof. Salvatore Petta, dell’Università di Palermo, ha seguito 6.061 pazienti con cirrosi compensata da MASLD per un periodo mediano superiore ai sei anni.
I dati parlano chiaro: entro cinque anni, il 3,5% ha sviluppato un primo evento di scompenso, associato a un incremento di quasi 19 volte del rischio di morte per cause epatiche. Tra chi ha subito questo primo passaggio, il 44% è andato incontro a ulteriori episodi entro lo stesso arco temporale, con un ulteriore aumento del rischio di mortalità. L’ascite è risultata la complicanza più frequente, seguita dall’emorragia variceale.
Scompenso acuto e non acuto: due percorsi diversi ma ugualmente gravi
Lo studio ha distinto tra scompenso acuto (AD) e non acuto (NAD). Entrambi si sono dimostrati predittori indipendenti di morte epatica, senza differenze sostanziali nell’impatto sul rischio. La sopravvivenza mediana dopo il primo episodio si è attestata intorno ai 20 mesi, ma con variazioni significative in base al tipo di complicanza: peggiore per l’ascite, relativamente più favorevole per l’emorragia variceale. Nei pazienti che hanno subito ulteriori episodi, il rischio di morte epatica a cinque anni è salito oltre il 70%, confermando il ruolo dello scompenso ripetuto come acceleratore della malattia.