Chi è Doudou Cross Bitume, l’influencer della banda del furto al Louvre


La sconcertante ammissione di Doudou Cross Bitume, il noto influencer tra gli autori del furto del secolo: “Non pensavo che fosse il Louvre”

doudou cross bitume

Fino a pochi giorni fa era noto ai più per i suoi video di impennate sulla moto o di esibizioni da atleta urbano, alle prese con lo “street workout”, nelle palestre open air cittadine. Ora è salito alla ribalta delle cronache per un’impresa di tutt’altro calibro, la rapina del Louvre. Sui social usa il nickname Doudou cross Bitume 93 ed è una presenza assodata da oltre 10 anni su youtube e, successivamente su tik tok dove si possono vedere numerosi suoi video. Il vero nome è Niakate Abdoulaye, 39 anni, originario del Mali, ma è noto anche come “la leggenda del motocross”. In verità aveva già tentato la carriera del ladro, ma il precedenti più grave è quello di una rapina a una bigiotteria con finti fucili.

I media francesi esprimono tutto il loro sconcerto per la “svolta” di quello che fino a ieri era considerato un influencer o tutt’al più un piccolo criminale, e ora se lo ritrovano tra i principali sospettati per il furto dei gioielli della Corona alla Galleria Apollo.

L’IMMAGINE SOCIAL VERSUS L’IDENTIKIT DEL BANDITO

Agence France-Presse fa notare come i suoi post lo mostrano alla guida di motociclette di grossa cilindrata, tra cui una Yamaha FJR 1300 da strada e una Honda CRF da motocross, oltre a uno scooter Tmax. “Questo modello di scooter è lo stesso usato dai sospettati per fuggire dopo la rapina al Louvre- riferisce l’agenzia stampa francese- Su TikTok, pubblica anche video che lo mostrano con dei bambini, che lascia salire sulla sua moto da cross”. Un’identità digitale che, osserva la testata, “contrasta nettamente con il profilo ricercato nell’indagine sulla rapina al Louvre, un’operazione clandestina e meticolosa”. Oggi la leggenda del motocross risulta invece stato formalmente incriminato per “rapina organizzata”, un reato punibile con 15 anni di carcere, e “associazione a delinquere”.

INCASTRATO DAL DNA SULLE VETRINE ROTTE E SU UNO SCOOTER

È uno dei sette sospettati e degli arrestati per il colpo del Louvre compiuto il 19 ottobre scorso. In particolare, lui e un altro complice, entrambi originari di Aubervilliers, sono stati arrestati il ​​25 ottobre scorso e sono sospettati di aver fatto parte del commando di quattro uomini vestiti da operai che hanno fatto irruzione con una gru nella Galleria Apollo. Secondo quanto riferito dall’Afp, il suo Dna è stato trovato dagli investigatori su una delle vetrine rotte e su oggetti lasciati sulla scena e ancora, su uno dei due scooter Tmax utilizzati nella fuga.

LE BATTUTE DEI FOLLOWER: “COSA HAI FATTO CON I GIOIELLI DELLA CORONA?”

Il profilo del noto influencer, come quello del suo complice, un ex fattorino, “non corrisponde a quello generalmente associato ai vertici della criminalità organizzata”, ha sottolineato la procuratrice di Parigi Laure Beccuau. Sempre Afp racconta che da quando il suo nome è stato associato alla rapina, gli account social di “Doudou” sono stati oggetto di numerosi commenti ironici nei suoi confronti. Gli utenti gli chiedono: “Cosa hai fatto con i gioielli della corona?”, altri ancora gli chiedono semplicemente di “restituire i gioielli”. Poi c’è chi si complimenta con lui: “Quel rapinatore è una bomba!”.

L’AMMISSIONE PARZIALE: “NON PENSAVO FOSSE IL LOUVRE”

I media francesi sottolinea poi che Abdoulaye N. risulti tuttora un presunto innocente: avrebbe infatti rilasciato solo dichiarazioni considerate “minimaliste” dalla procura durante l’udienza preliminare. Anche se, a dire il vero, delle ammissioni, seppur parziali le avrebbe fatte: ovvero avrebbe detto di avere agito assieme al complice Ayed Ghelamallah, 34 anni, di nazionalità algerina, anche lui agli arresti, su mandato di persone di cui non era in grado di rivelare l’identità. Entrambi, durante gli interrogatori, hanno candidamente ammesso poi che non pensavano di essere entrati nel Louvre, perché erano convinti che il museo più importante di Parigi, e della Francia, fosse solo quello vicino alla ‘piramide’.

Di certo gli inquirenti sperano di poter ascoltare ancora qualcos’altro da “Doudou Cross Bitume, magari informazioni su dove si trovi il bottino della rapina, 8 gioielli della Corona dal valore stimato in 88 milioni di euro, che tuttora restano scomparsi nel nulla.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)