Caso Almasri, Palazzo Chigi: “Quando è stato rimpatriato il governo sapeva del mandato libico”


Caso Almasri, Fonti Chigi: “Quando è stato rimpatriato il governo sapeva del mandato libico”. Contro di lui le denunce di decine di detenuti nel carcere di Mitiga

almasri

La procura generale libica ha ordinato l’arresto di Almasri. Lo riportano alcune testate libiche, tra cui, Libya Alahrar TV e Libya24. Osama Njeem Almasri è stato rinviato a giudizio “per tortura dei rifugiati e la morte di uno di loro sotto tortura”, spiegano le testate.

“La Procura- si legge sulle pagine web di LibyaAlahrar Tv- ha ordinato la custodia cautelare di Osama Anjim, capo del Dipartimento per le Operazioni Giudiziarie e la Sicurezza, in attesa delle indagini”. E ancora: “La Procura ha spiegato che Anjim è accusato di aver violato i diritti dei detenuti presso l’Istituto Centrale Correzionale e Riabilitativo di Tripoli, provocando la morte di un detenuto a causa della tortura”. A supportare l’accusa ci sarebbero decine di segnalazioni ricevute da detenuti che “sostenevano di essere stati sottoposti a tortura e trattamenti crudeli, inumani e degradanti”. Di qui la misura presa con l’accusa di omicidio e tortura.

La testata libica ricorda poi che il 18 gennaio scorso, la Corte Penale Internazionale aveva emesso un mandato di arresto per Almasri “per diverse accuse, tra cui quelli che ha classificato come crimini di guerra, come omicidio e stupro, e altri crimini classificati come crimini contro l’umanità, in particolare omicidio volontario e persecuzione”.

Immediate le reazioni dal fronte politico di opposizione: i leader dei diversi partiti di minoranza puntano all’unanimità il dito contro il governo per quella che etichettano come una figuraccia internazionale. Sul tema invece per il momento ministri e maggioranza prendono tempo.

TAJANI GLISSA: “NON ME NE STO OCCUPANDO”

“Non me sto occupando”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani risponde ai cronisti che gli chiedono un commento all’arresto in Libia di Almasri.

SCHLEIN: “L’ARRESTO IN LIBIA UNA FIGURA VERGOGNOSA, IL GOVERNO CHIEDA SCUSA

“Le autorità libiche hanno ordinato l’arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura e le forze dell’ordine italiane lo avevano fermato nel nostro Paese per il mandato d’arresto della Corte Penale internazionale. Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale ‘solo fino a un certo punto’, come per il governo italiano. Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein.

GIANASSI: “LIBIA PIÙ AVANTI DELL’ITALIA, IL GOVERNO MELONI SI VERGOGNI

“Mentre il governo italiano ha fatto liberare e fuggire un criminale responsabile di omicidi, stupri e torture, persino la Libia dimostra di essere più avanti dell’Italia nella difesa della legalità. La Procura generale della Libia ha infatti ordinato la custodia cautelare in carcere del generale Almasri, ex capo della sicurezza delle carceri di Tripoli, accusato di omicidio e violazioni dei diritti umani nei confronti di dieci detenuti. L’ex funzionario, già ricercato dalla Corte penale internazionale, è stato deferito al giudizio del tribunale libico. Mentre la Procura libica agisce contro chi si è macchiato di crimini contro l’umanità, il governo italiano — che si proclama ‘difensore dei valori occidentali’ — ha invece scelto di non consegnare alla corte penale internazionale un pericoloso criminale, tradendo le vittime e offendendo la memoria di chi ha sofferto sotto la violenza e l’abuso di potere. È un paradosso che oggi sia la Libia a dare lezioni di giustizia all’Italia. Il Governo Meloni deve vergognarsi”. Così una nota del capogruppo del Pd in commissione e giustizia della camera, Federico Gianassi.

CONTE: “ARRESTATO IN LIBIA, IL GOVERNO MELONI UMILIATO”

“Che umiliazione per il Governo Meloni. Alla fine Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con voli di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico del Governo? Che vergogna per la nostra immagine. Non è questa l’Italia”. Lo scrive sui social il leader M5s Giuseppe Conte.

FRATOIANNI: “UN PO’ DI VERGOGNA A PALAZZO CHIGI NO, EH?”

“Per torture ed abusi ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte Penale Internazionale. Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge , ora accade in Libia. Un po’ di vergogna dalle parti di Palazzo Chigi, no eh?”. Lo scrive su X Nicola Fratoianni di Avs.

MAGI: “ARRESTATO IN LIBIA, ORA NORDIO SI DIMETTA”

“Cos’altro deve accadere se non l’arresto in Libia di Almasri con l’accusa di violenze e torture sui detenuti perchè Nordio si dimetta? Non solo il ministro della Giustizia sin da subito ha raccontato una montagna di balle in parlamento, non solo il governo italiano ha riaccompagnato un delinquente con l’aereo di Stato, non solo l’esecutivo Meloni ha fatto tutto questo sulla base di uno scambio con il controllo dei flussi di migranti, non solo lo ha fatto sbattendosene del mandato di arresto della Corte Penale internazionale, ora scopriamo che persino per i libici Almarsi è un pericolo. Cosa aspetta Nordio a fare un passo indietro? Non pensa di aver già portato nel punto più basso il ministero e l’istituzione che ricopre pro tempore?”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

FONTI CHIGI: ESECUTIVO SAPEVA DEL MANDATO LIBICO CONTRO ALMASRI QUANDO RIMPATRIATO

“L’esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025″. È quanto si apprende da fonti di governo, che spiegano come in” quella data il ministero degli Esteri italiano avesse ricevuto, pressoché contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale de L’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Questo dato – proseguono le stesse fonti – ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il Governo italiano ha giustificato alla CPI la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia. Tutto ciò – spiegano – è facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte, ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell’Aula della stessa Camera: è pertanto singolare che questo elemento, obiettivo e pubblico, rappresenti una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni”. “La novità reale rispetto al 20 gennaio 2025- rimarcano le fonti di Palazzo Chigi- è invece quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025, innescati dall’uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli. A seguito di ciò, la Forza Rada, di cui Almarsi è esponente di spicco, è stata indebolita militarmente e politicamente, e ha subito un ridimensionamento, con una importante cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegate e della capacità di controllo del territorio. Proprio questo contesto di ridotta autonomia della Forza Rada – concludono – ha reso oggi il fermo di Almasri non solo materialmente possibile, ma anche funzionale a obiettivi interni del Governo di Unità Nazionale libico”.

AMNESTY: “L’ARRESTO IN LIBIA È GROTTESCO PER L’ITALIA”

“La vicenda dell’arresto del generale Al-Masri da parte delle autorità libiche è una vicenda grottesca per l’Italia”: così commenta all’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury.
A seguito di un’indagine giudiziaria, il procuratore generale della Libia ha ordinato stamani l’arresto di Osama Al-Masri Anjim, ufficiale di polizia ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini commessi su cittadini migranti rinchiusi nel carcere di Mitiga.
L’arresto e l’incarcerazione, come riferisce in una nota pubblicata sui social dalla procura libica, è seguita a un’inchiesta interna condotta nel carcere libico, da cui sarebbero emerse “torture e trattamenti umilianti” a seguito delle testimonianze raccolte tra una decina di detenuti da parte di Al-Masri. Tali relazioni “hanno fornito prove sufficienti per essere incriminato”.

IL “CASO ALMASRI” IN ITALIA

Continua Noury: “L’Italia venendo meno ai suoi obblighi di cooperare con la Corte penale internazionale -e quindi arrestare Al-Masri – ha rimandato un ricercato in Libia, che poi lo ha arrestato. Cosa succederà ora è poco prevedibile: difficile pensare che l’incarcerazione sia avvenuta in esecuzione del mandato d’arresto della Corte dell’Aja. E’ più probabile”, prosegue Noury, “che sia legato a dinamiche politiche interne al Paese”.

Il generale Al-Masri è noto con il soprannome di “torturatore libico” dopo le denunce giunte alla Corte dell’Aja per violenze fisiche, sessuali e uccisioni su un “numero imprecisato di vittime” avvenute nella struttura di Mitiga, non lontana dalla capitale Tripoli, presumibilmente a partire dal 2015. Dopo un’inchiesta della Corte, è stato emesso un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità. Il suo nome è salito alle cronache italiane dopo che il governo Meloni lo ha rimpatriato nel gennaio scorso con volo di Stato, nonostante avesse ricevuto dalla Corte penale il dispaccio contenente il mandato di arresto e i dettagli dell’inchiesta.

D’altronde, chiarisce il portavoce di Amnesty, la Libia non è uno stato parte dello Statuto della Corte penale internazionale, “ma la situazione di questo Paese è stata deferita alla Corte dal Consiglio di sicurezza, quindi ogni stato membro delle Nazioni Unite potrebbe e persino dovrebbe trasferirlo alla giustizia internazionale. Se se ne fosse occupata l’Italia, tutto sarebbe stato più semplice. Ora la Libia potrebbe estradarlo all’Aja, ma temo sia poco probabile. L’importante- conclude Riccardo Noury- è che Al-Masri sia sottoposto a un processo per i crimini di cui è imputato e non rimanga impunito: sarebbe meglio se a giudicarlo fosse la Corte, ma questo potrebbe accadere anche in Libia”

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)