Il discorso della vittoria di Zohran Mamdani: “New York ora è guidata da un immigrato, più diritti ai lavoratori. Questa città è la vostra città”
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“Grazie, amici miei. Il sole sarà anche tramontato sulla nostra città stasera, ma come disse una volta Eugene Debs, ‘Vedo l’alba di un giorno migliore per l’umanità‘”: ha esordito così Zorhan Mahmood Mamdani, nuovo sindaco di New York. Mamdani, 34 anni, è il primo sindaco musulmano e immigrato della Grande Mela. E questa viene vista come una novità alquanto ‘dirompente’. Mamdani, socialista, ha stravinto questa tornata elettorale che ha visto una partecipazione record (con due milioni di cittadini al voto), nonostante Donald Trump avesse parlato ripetutamente contro di lui. Nel suo discorso Mamdani, oltre a diverse frecciate ironiche a Trump (a partire dalla frase “So che ci stai guardando, ho tre parole per te: Alza il volume“), ha tuonato contro i privilegi di ricchi, miliardari e proprietari spregiudicati, annunciando che ora si cambia musica. Annunciando la fine di “una politica che abbandona i molti e risponde solo a pochi” e promettendo “una nuova politica“, di “cambiamento“. Ha speso poi parole per i lavoratori (“Se hanno diritti forti, i datori di lavoro prepotenti diventano piccoli piccoli”) e per gli immigrati: “New york rimarrà una città costruita dagli immigrati, alimentata dagli immigrati, e da stanotte guidata da un immigrato. Quindi ascolta bene, presidente Trump, quando dico che per arrivare a tutti noi dovrai passare prima su tutti noi“.
“CE LABBIAMO FATTA, IL FUTURO È NELLE NOSTRE MANI”
Ha detto Mamdani: “Fin da quando abbiamo memoria, i ricchi e i benestanti hanno sempre detto ai lavoratori di New York che il potere non appartiene a loro. Dita ammaccate per aver sollevato scatole sul pavimento del magazzino, palmi callosi per aver usato il manubrio della bicicletta delle consegne, nocche segnate da ustioni in cucina: queste non sono mani a cui è stato concesso di detenere il potere. Eppure, negli ultimi 12 mesi, avete osato raggiungere qualcosa di più grande. Stasera, contro ogni previsione, ce l’abbiamo fatta. Il futuro è nelle nostre mani. Amici miei, abbiamo rovesciato una dinastia politica“.
“NEW YORK HAI MANTENUTO LA PAROLA DATA”
“Auguro ad Andrew Cuomo solo il meglio nella vita privata- ha detto Madmani, citando uno dei due sconfitti-. Ma che questa sia l’ultima volta che pronuncio il suo nome, mentre voltiamo pagina su una politica che abbandona i molti e risponde solo a pochi. New York, stasera hai mantenuto la parola data. Un mandato per il cambiamento. Un mandato per un nuovo tipo di politica. Un mandato per una città che possiamo permetterci. E un mandato per un governo che mantiene esattamente questo”.
“BASTA AGEVOLAZIONI AI MILIARDARI”
“Metteremo fine alla cultura della corruzione che ha permesso a miliardari come Trump di evadere le tasse e sfruttare agevolazioni fiscali”, ha detto ancora Mamdani. E anche: “Presenteremo il conto ai proprietari senza scrupoli perchè i Donald Trump della nostra città si sono abituati a sfruttare troppo i loro inquilini”. E ai lavoratori sfruttati ha detto: “Noi saremo al fianco dei sindacati e e amplieremo le tutele dei lavoratori perchè sappiamo, come sa Trump, che quando i lavoratori hanno diritti ferrei i capi che cercano di vessarli diventano alla fine molto piccoli“.
“QUESTA CITTÀ È VOSTRA, QUESTA VITTORIA È PER VOI”
Ecco un altro passaggio del discorso di Mamdani: “Grazie a coloro che, così spesso dimenticati dalla politica della nostra città, hanno fatto proprio questo movimento. Parlo dei proprietari di bodegas yemeniti e delle nonne messicane. Dei tassisti senegalesi e delle infermiere uzbeke. Dei cuochi di Trinidad e Tobago e delle zie etiopi. Sì, zie. A tutti i newyorkesi di Kensington, Midwood e Hunts Point, sappiate questo: questa città è la vostra città, e anche questa democrazia è vostra. Questa campagna riguarda persone come Wesley, un organizzatore del 1199 che ho incontrato fuori dall’ospedale di Elmhurst giovedì sera. Un newyorkese che vive altrove, che fa due ore di viaggio dalla Pennsylvania perché l’affitto è troppo caro in questa città. Riguarda persone come la donna che ho incontrato sul Bx33 anni fa, che mi disse: “Amavo New York, ma ora è solo il posto in cui vivo”. E riguarda persone come Richard, il tassista con cui ho fatto uno sciopero della fame di 15 giorni fuori dal Municipio, che ancora deve guidare il suo taxi sette giorni su sette. Mio fratello, ora siamo in Municipio. Questa vittoria è per tutti loro. Ed è per tutti voi, gli oltre 100.000 volontari che hanno reso questa campagna una forza inarrestabile. Grazie a voi, renderemo questa città un luogo che i lavoratori possano amare e vivere di nuovo. Con ogni porta bussata, ogni firma di petizione raccolta e ogni conversazione duramente guadagnata, avete eroso il cinismo che è arrivato a definire la nostra politica”.
LA CONCLUSIONE
“Ora, so di avervi chiesto molto in quest’ultimo anno. Avete risposto ripetutamente alle mie chiamate, ma ho un’ultima richiesta. New York City, respirate questo momento. Abbiamo trattenuto il respiro più a lungo di quanto immaginiamo. L’abbiamo trattenuta in previsione della sconfitta, l’abbiamo trattenuta perché l’aria ci è stata tolta dai polmoni troppe volte per poterle contare, l’abbiamo trattenuta perché non possiamo permetterci di espirare. Grazie a tutti coloro che si sono sacrificati così tanto. Stiamo respirando l’aria di una città che è rinata. Al team della mia campagna elettorale, che ci ha creduto quando nessun altro ci credeva e che ha preso un progetto elettorale e lo ha trasformato in molto di più: non riuscirò mai a esprimere la profondità della mia gratitudine. Ora potete dormire. Ai miei genitori, mamma e papà: mi avete reso l’uomo che sono oggi. Sono così orgoglioso di essere vostro figlio. E alla mia incredibile moglie, Rama, Hayati: non c’è nessuno che vorrei avere al mio fianco in questo momento, e in ogni momento”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)