Conferme a lungo termine sulla sicurezza di abrocitinib nella dermatite atopica


Un’analisi estesa su oltre 3.800 pazienti con dermatite atopica da moderata a grave trattati con abrocitinib per un periodo fino a 6,5 anni ha confermato la solidità del profilo di sicurezza

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Un’analisi estesa su oltre 3.800 pazienti con dermatite atopica da moderata a grave trattati con abrocitinib per un periodo fino a 6,5 anni ha confermato la solidità del profilo di sicurezza del farmaco nel lungo termine, con tassi di eventi avversi di particolare interesse generalmente bassi e coerenti con quelli osservati nella pratica clinica, senza l’emergere di nuovi segnali di sicurezza. Sono i risultati dell’analisi dei dati di otto studi clinici, presentata al congresso 2025 della European Academy of Dermatology and Venereology (EADV).

La dermatite atopica è una patologia cutanea infiammatoria cronica e molto diffusa caratterizzata da lesioni eczematose ricorrenti e prurito persistente, con manifestazioni cliniche eterogenee sia per aspetto che per intensità e gravità dei sintomi. Negli ultimi anni, un numero crescente di evidenze ha suggerito un’associazione tra dermatite atopica e malattie cardiovascolari.

Abrocitinib è un inibitore orale selettivo della Janus chinasi 1 (JAK1), somministrato una volta al giorno, approvato per il trattamento della dermatite atopica da moderata a grave negli adulti e negli adolescenti. Nei trial clinici di fase III del programma JADE, abrocitinib alle dosi di 200 mg o 100 mg ha dimostrato un’efficacia significativa e un buon profilo di tollerabilità, sia in monoterapia che in associazione ai trattamenti topici.

Precedenti analisi sulla sicurezza a lungo termine, basate sui dati integrati provenienti da 3.802 pazienti con un’esposizione complessiva pari a 5.213,9 anni-paziente (PY) e una durata massima di trattamento fino a 4 anni, hanno confermato un profilo di sicurezza gestibile. Tuttavia, è stato osservato che il rischio di eventi avversi specifici tende ad aumentare nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni.

Valutazione della sicurezza a lungo termine di abrocitinib
L’obiettivo principale dell’analisi presentata al congresso era aggiornare le stime di rischio relative agli eventi avversi di particolare interesse, utilizzando dati a più lungo termine. Inoltre, si è voluto approfondire il ruolo dell’età e del fumo come potenziali fattori di rischio per tali eventi, analizzando i dati di 3.850 pazienti trattati con abrocitinib, con un’esposizione complessiva fino a circa 6,5 anni (cut-off dati: dicembre 2024).

L’analisi ha incluso pazienti provenienti da otto studi clinici di fase II e III, ovvero JADE MONO-1, JADE MONO-2, JADE REGIMEN, JADE COMPARE, JADE TEEN, JADE MOA, JADE DARE, oltre allo studio di estensione a lungo termine JADE EXTEND (cut-off dati: 31 dicembre 2024).

I pazienti che avevano ricevuto almeno una dose di abrocitinib (200 mg o 100 mg) sono stati suddivisi in due coorti, una a dose costante e una a dose variabile. Sono stati calcolati i tassi di incidenza (IR, eventi per 100 anni-paziente) degli eventi avversi di particolare interesse (AESI), stratificando i pazienti in base alla fascia d’età al basale e allo stato di fumatore.

Profilo di sicurezza di abrocitinib confermato anche nel follow-up a lungo termine
Nel complesso sono stati valutati i dati di 3.850 pazienti, per un’esposizione complessiva pari a 9.655,4 anni-paziente. La maggior parte dei partecipanti aveva un’età compresa tra i 18 e i 64 anni, con un’età media di 33,5 anni nella coorte a dose costante e 32,1 anni in quella a dose variabile. Nella prima, il 5,0% dei pazienti aveva 65 anni o più e l’1,0% almeno 75 anni, mentre nella coorte a dose variabile queste percentuali erano rispettivamente del 3,8% e dello 0,4%.

Circa il 70% dei partecipanti in entrambe le coorti non era fumatore. Tra i 3.052 pazienti della coorte a dose costante, 368 (12,1%) presentavano ipertensione, 73 (2,4%) diabete e 26 (0,9%) una storia di cardiopatia ischemica. Nella coorte a dose variabile (798 pazienti), 85 (10,7%) avevano ipertensione, 16 (2,0%) diabete e 6 (0,8%) una storia di cardiopatia ischemica. La durata del trattamento variava da 1 a 2.401 giorni nella coorte a dose costante e da 89 a 2.281 giorni in quella a dose variabile.

Maggiore incidenza di AESI nei pazienti più anziani e nei fumatori 
I tassi di incidenza di eventi avversi gravi o seri sono risultati generalmente bassi e sovrapponibili tra le due coorti. Tuttavia, nella coorte a dose costante, la dose di 200 mg ha mostrato tassi numericamente più elevati rispetto alla dose da 100 mg per quanto riguarda tutti i casi di herpes zoster. Nella stessa coorte, i tassi di incidenza di tutti gli AESI tendevano ad aumentare con l’età, in particolare nei pazienti di età ≥65 anni.

Inoltre, i tassi di eventi avversi gravi come infezioni gravi, eventi cardiovascolari maggiori (MACE), tromboembolismo venoso (VTE) e decessi risultavano numericamente più elevati nei fumatori attuali o ex fumatori rispetto ai non fumatori. Un’eccezione è rappresentata dalle neoplasie (esclusi i tumori cutanei non melanoma, NMSC), che erano significativamente più frequenti nei fumatori attuali o ex. Non sono invece state osservate differenze significative per l’herpes zoster.

I tassi di MACE, VTE e neoplasie (esclusi i NMSC) osservati nella coorte a dose costante erano coerenti con quelli riportati negli studi real-world su pazienti con dermatite atopica. L’aumento numerico degli AESI nei fumatori è in linea con quanto osservato nella pratica clinica, dove lo status di fumatore attuale o pregresso è associato a un aumento del rischio cardiovascolare nei pazienti con dermatite atopica da moderata a grave. Anche l’associazione tra la forma grave della malattia cutanea e il tumore polmonare è rimasta stabile dopo la stratificazione per status tabagico.

Conclusioni
In sintesi, i dati di follow-up a lungo termine su abrocitinib, con oltre 9.600 anni-paziente di esposizione in 3.850 pazienti con dermatite atopica da moderata a severa trattati fino a 6,5 anni, confermano il profilo di sicurezza riportato in precedenza, senza nuovi segnali di sicurezza.

La maggior parte degli AESI non è risultata correlata alla dose, con tassi di incidenza simili tra abrocitinib 100 mg e 200 mg, ad eccezione dell’herpes zoster. L’incidenza tendeva a essere più elevata nei pazienti anziani e nei fumatori attuali o ex, coerentemente con il fatto che età e fumo rappresentano fattori di rischio noti per molti degli eventi analizzati. Nel complesso, i tassi osservati di AESI nei soggetti trattati con abrocitinib riflettono quelli riportati negli studi real-world su pazienti con dermatite atopica.

Referenze

Simpson EL et al. Integrated Safety Analysis of Abrocitinib in 3850 Patients With Moderate-To-Severe Atopic Dermatitis: Data From More Than  9600 Patient-Years With Up to 6.5 Years of Exposure. Poster P2882 presented at EADV 2025.