Ossigenoterapia pediatrica, abbassare la soglia di saturazione di ossigeno accelera la dimissione senza rischi secondo nuovi studi
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Ridurre la soglia di saturazione di ossigeno dal 92% all’88% nei bambini ricoverati per distress respiratorio acuto e sottoposti ad ossigenoterapia potrebbe portare a dimissioni ospedaliere più rapide, meno ossigeno somministrato e ad un ritorno più sereno a casa — senza compromettere la sicurezza. È quanto emerge dallo studio OxyKids, un ampio trial multicentrico condotto in dieci ospedali pediatrici nei Paesi Bassi e presentato all’ultimo congresso ERS.
I risultati mostrano che i piccoli pazienti trattati con la soglia di saturazione di ossigeno più bassa hanno raggiunto le condizioni per essere dimessi, in media, un terzo più velocemente e hanno ridotto il tempo di degenza ospedaliera del 30%, senza un aumento delle complicanze o delle riammissioni.
Questi dati provenienti dallo studio potrebbero spingere a rivedere le linee guida sull’ossigenoterapia pediatrica, riducendo il carico terapeutico e migliorando l’esperienza di cura per bambini e famiglie.
Razionale e obiettivi dello studio
L’ossigenoterapia nei bambini con distress respiratorio acuto serve principalmente a garantire che i tessuti e gli organi ricevano ossigeno a sufficienza, prevenendo l’ipossia, cioè la carenza di ossigeno nel sangue.
Nei bambini con distress respiratorio acuto, le vie aeree possono essere ostruite, infiammate o compromesse da infezioni (come bronchiolite, polmonite o wheezing virale), riducendo l’efficienza dello scambio gassoso nei polmoni. L’ossigenoterapia:
– mantiene livelli adeguati di ossigeno nel sangue (SpO₂) per evitare danni agli organi vitali, cervello compreso
– allevia la fatica respiratoria, riducendo il lavoro che i polmoni devono fare per ossigenare il corpo
– supporta il recupero clinico, permettendo al corpo di guarire dalle infezioni o infiammazioni senza stress eccessivo sulle vie respiratorie
Le soglie di saturazione di ossigeno (SpO₂) guidano l’ossigenoterapia nei bambini con distress respiratorio; tuttavia, le soglie attuali tendono a variare e non sono sostanziate da evidenze solide. Ipotizzando che soglie più basse potrebbero ridurre trattamenti non necessari e abbreviare la durata del ricovero, i ricercatori hanno implementato questo nuovo studio (OXYKIDS) che si è proposto di valutare se una soglia di SpO₂ dell’88% fosse in grado di ridurre in sicurezza il tempo necessario per raggiungere la condizione per essere dimessi, rispetto alla soglia standard del 92%, nei bambini ricoverati per bronchiolite, infezioni delle vie aeree inferiori e wheezing virale.
Disegno dello studio
Il trial OxyKids è uno studio randomizzato, in aperto, condotto in 10 centri pediatrici olandesi. I piccoli pazienti sono stati randomizzati ad un intervento di ossigenoterapia ad una soglia di saturazione dell’ossigeno dell’88% o del 92%, con un follow-up digitale fino a 90 giorni dopo la dimissione.
Lo studio includeva una vasta popolazione pediatrica con varie diagnosi respiratorie; tutte richiedevano ossigenoterapia secondo gli standard.
I pazienti reclutati nello studio dovevano essere randomizzati ad uno dei due interventi di ossigenoterapia entro sei ore dall’inizio della terapia.
Sono stati esclusi dal trial i piccoli pazienti con storia medica rilevante o presenza di comorbilità, nonché i bambini sopra i sei anni con esacerbazioni di asma.
L’outcome primario era rappresentato dal tempo necessario per raggiungere la condizione per essere dimessi dall’ospedale – definito da 7 criteri, tra cui i più importanti erano rappresentati dalla saturazione stabile in aria ambiente per almeno 4 ore (NdR: il bambino mantiene livelli adeguati di ossigeno nel sangue senza bisogno di ricorrere alla supplementazione di ossigeno, respirando semplicemente l’aria normale della stanza), e dal miglioramento dei sintomi respiratori, valutato dagli infermieri.
Tra gli outcome secondari vi erano la durata del ricovero (decisa dal medico, indipendente dai criteri di dimissione), l’impiego di ossigeno (numero di bambini trattati e durata della terapia) e la sicurezza, valutata tramite visite di controllo non programmate, il recupero riferito dai genitori e l’ansia genitoriale durante il follow-up.
Risultati principali
Tra il mese di settembre del 2023 e il mese di dicembre del 2024 sono stati arruolati 560 bambini; di questi, 278 pazienti sono stati randomizzati ad ossigenoterapia con SpO2 all’88% e 279 ad ossigenoterapia con SpO2 al 92%.
Dai risultati è emerso che, nel gruppo di pazienti randomizzati ad ossigenoterapia con SpO2 all’88%, il tempo al raggiungimento della condizione di dimissione si è ridotto del 33%, con medie di circa 28 ore rispetto a 47 nel gruppo randomizzato ad ossigenoterapia con SpO2 al 92%.
Questo risultato è stato confermato anche da analisi aggiustate per vari fattori di confondimento e si è mantenuto valido nelle sottopopolazioni stratificate per età e diagnosi. Non solo: le differenze rilevate non sono risultate solo statisticamente significative, ma anche clinicamente rilevanti.
Anche la durata effettiva del ricovero si è ridotta di circa il 30% nel gruppo sottoposto ad ossigenoterapia con SpO2 all’88%, un dato che ha raggiunto un’elevata significatività statistica.
Per quanto riguarda l’ossigenoterapia, un numero maggiore di bambini del gruppo randomizzato ad ossigenoterapia con SpO2 all’ 88% non ha avuto bisogno dell’ossigenoterapia, mentre quelli che sono ricorsi a questo intervento lo hanno fatto per un periodo significativamente più breve, con un impatto clinico importante.
Safety
Per quanto riguarda la sicurezza, non sono state evidenziate differenze significative tra i gruppi in studio rispetto a ricoveri ripetuti o a visite in pronto soccorso per cause respiratorie.
Le visite dal medico di base per tutte le cause sono risultate leggermente più frequenti nel gruppo randomizzato ad ossigenoterapia con SpO2 all’88%, risultando però solo marginalmente significative.
Da ultimo, il recupero dalla malattia, riportato dai genitori, non ha mostrato differenze significative tra i gruppi, così come non è variata l’ansia genitoriale nel follow-up.
Gli eventi avversi gravi sono risultati simili in entrambi i gruppi in studio.
Riassumendo
In conclusione, una soglia di SpO₂ dell’88% riduce in sicurezza la durata del ricovero nei bambini con distress respiratorio. Sebbene alcuni pazienti possano necessitare di una visita extra dal medico di base, questo è compensato dalla significativa riduzione del tempo necessario per raggiungere la dimissione e dalla minore durata del ricovero, con conseguente minor uso di ossigeno.
Nel presentare lo studio al congresso, i ricercatori hanno anche sottolineato come i bambini, generalmente, non gradiscono la somministrazione di ossigeno, che può essere fastidiosa e impegnativa.
Pertanto, questi risultati suffragano l’adozione di un approccio più conservativo all’ossigenoterapia per motivi respiratori nella cura pediatrica generale.
Bibliografia
Louman S et al. Conservative versus standard oxygen saturation thresholds in children with acute respiratory distress: a multicentre randomised controlled trial (OxyKids). ERS 2025, Amsterdam