Apnea ostruttiva del sonno peggiora con esposizione cronica agli inquinanti atmosferici


Apnea ostruttiva del sonno, l’esposizione cronica agli inquinanti atmosferici peggiora l’indice apnea-ipopnea secondo nuovi studi

apnee ostruttive

Un’esposizione prolungata a concentrazioni elevate di particolato atmosferico (PM10) si associa ad un peggioramento dell’indice apnea–ipopnea (AHI) nei pazienti affetti da apnea ostruttiva del sonno (OSA). 
Queste le conclusioni di uno studio italiano, presentato al congresso ERS e condotto su oltre 19.000 individui residenti in Europa, che suggerisce che l’inquinamento ambientale potrebbe rappresentare un ulteriore fattore di rischio da considerare nella valutazione clinica della gravità dell’OSA.

Razionale dello studio
La OSA è un disturbo respiratorio caratterizzato da ripetuti episodi di ostruzione delle vie aeree durante il sonno, che determinano pause respiratorie (apnee) o riduzioni del flusso d’aria (ipopnee). La severità della patologia si misura attraverso l’indice apnea–ipopnea, che rappresenta il numero medio di episodi di apnea o ipopnea per ora di sonno. Un valore inferiore a 5 indica un quadro normale, tra 5 e 15 una forma lieve, tra 15 e 30 una forma moderata, mentre un indice superiore a 30 eventi per ora è indicativo di una forma severa di malattia.

L’inquinamento atmosferico, e in particolare l’esposizione cronica al particolato atmosferico con diametro inferiore o uguale a 10 micron (PM10), è noto per i suoi effetti negativi sull’apparato respiratorio e cardiovascolare.
Tuttavia, fino ad ora,  la relazione tra esposizione a lungo termine al PM10 e gravità dell’OSA non era stata chiaramente definita.
Di qui il nuovo studio, che si è prefisso l’obiettivo di esplorare questa possibile connessione.

Disegno dello studio
L’analisi ha utilizzato i dati della European Sleep Apnea Database (ESADA), includendo 19.325 pazienti provenienti da 14 paesi europei, con un’età media di 54,6 anni, il 30% di donne e un BMI medio di 32,1 kg/m².

L’esposizione media annuale al PM10 è stata stimata attraverso il Copernicus Atmosphere Monitoring Service, mentre i parametri del sonno sono stati ottenuti dagli studi polisonnografici e comprendevano un AHI medio di 33,2 eventi per ora, una saturazione media di ossigeno (SpO₂) del 92,5% e un tempo medio di 48,2 minuti trascorso con SpO₂ inferiore al 90%.

I ricercatori hanno utilizzato un modello di regressione lineare multilivello, correggendo l’analisi per variabili come età, sesso, indice di massa corporea, abitudine al fumo, stagione, umidità e temperatura, al fine di valutare il legame tra esposizione a lungo termine al PM10 e parametri di gravità dell’OSA.

Risultati principali
Dallo studio è emersa un’associazione significativa tra l’esposizione cronica al PM10 e l’aumento dell’AHI. In particolare, per ogni incremento unitario di concentrazione di PM10, l’AHI aumentava mediamente di 0,41 eventi per ora di sonno (IC95%: 0,21–0,67).
Non è stata osservata, invece, una correlazione significativa tra il PM10 e la saturazione media di ossigeno, né con il tempo trascorso con valori di SpO₂ inferiori al 90%.

Un elemento interessante dello studio riguarda la variabilità geografica dell’associazione: l’intensità del legame tra inquinamento e gravità dell’OSA è risultata diversa da regione a regione. Le correlazioni più marcate sono state osservate a Lisbona (Portogallo), con un incremento medio di 6,32 eventi per ora, a Parigi (Francia), con un aumento di 2,43 eventi per ora, e ad Atene (Grecia), con 2,35 eventi per ora.

Queste differenze suggeriscono che fattori ambientali locali o caratteristiche specifiche del particolato possano modulare l’impatto dell’inquinamento sull’OSA.

Riassumendo
Nel commentare i risultati i ricercatori, pur sottolineando il disegno trasversale del loro studio, che non rende possibile stabilire l’esistenza di un rapporto causale tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e il peggioramento dell’OSA, hanno concluso che i risultati ottenuti indicano chiaramente che livelli più elevati di PM10 sono associati a una maggiore severità della malattia.

Di qui, secondo gli autori dello studio, l’invito a considerare anche il grado di esposizione all’inquinamento atmosferico come un potenziale fattore aggiuntivo nella valutazione dei pazienti con sospetta OSA.

Quanto agli studi futuri, sarà interessante condurre studi prospettici su popolazioni più diversificate per comprendere meglio la natura di questa relazione, nonchè verificare se, nelle aree dove l’associazione è risultata più forte, interventi mirati alla riduzione dell’inquinamento possano contribuire anche a un miglioramento della severità dell’OSA.

Bibliografia
Pengo MF, et al. Association between air pollution and sleep disordered breathing severity across Europe.  ERS 2025, Amsterdam.