Tumore gastrico in stadio precoce: durvalumab ha ridotto il rischio di morte del 22%


Tumore gastrico in stadio precoce: nello studio di Fase III MATTERHORN durvalumab ha ridotto il rischio di morte del 22%

Tumore gastrico e gastroesofageo: zolbetuximab

Presentati in una sessione Proffered Paper del Congresso 2025 della European Society for Medical Oncology (ESMO) a Berlino, Germania, i risultati positivi dello studio di Fase III MATTERHORN condotto in pazienti con tumore gastrico e della giunzione gastroesofagea (GEJ) resecabile, in stadio iniziale e localmente avanzato (stadi II, III, IVA). È stato mostrato come il trattamento perioperatorio con durvalumab di AstraZeneca, in combinazione con chemioterapia standard FLOT (fluorouracile, leucovorin, oxaliplatino e docetaxel), ha portato ad un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante dell’endpoint secondario principale di sopravvivenza globale (OS) rispetto alla sola chemioterapia. I pazienti sono stati trattati con durvalumab neoadiuvante in combinazione con chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, seguito post-chirurgia da durvalumab adiuvante in combinazione con chemioterapia, e infine con durvalumab in monoterapia. Lo studio ha valutato questo regime rispetto alla sola chemioterapia perioperatoria. All’analisi finale di OS, i risultati hanno mostrato che durvalumab e il regime perioperatorio FLOT hanno ridotto il rischio di morte del 22% rispetto alla sola chemioterapia (sulla base di un rapporto di rischio [HR] di 0,78; intervallo di confidenza [CI] 95% 0,63-0,96; p=0,021). La OS mediana non è stata raggiunta in entrambi i bracci. In base alle stime, il 69% dei pazienti trattati con il regime a base di durvalumab era vivo a tre anni rispetto al 62% nel braccio con la sola FLOT. Il beneficio di OS osservato con il regime a base di durvalumab è risultato coerente nella maggior parte dei sottogruppi predefiniti, tra cui l’espressione di PD-L1.

“I nuovi dati forniti dallo studio MATTERHORN sono molto importanti e rappresentano una speranza per i pazienti affetti da tumore gastrico e della giunzione gastro-esofagea – sottolinea Lorenzo Fornaro, Oncologia Medica 2 Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana -. Queste patologie tendono a recidivare e presentano una prognosi a lungo termine sfavorevole, nonostante il ricorso alla chirurgia con intento curativo e alla chemioterapia. Grazie al regime perioperatorio a base di durvalumab, sette pazienti su dieci sono vivi a tre anni. Il beneficio di sopravvivenza è stato riscontrato indipendentemente dallo stato di PD-L1. Questi risultati sono quindi molto incoraggianti e pensiamo che la combinazione potrebbe diventare il nuovo standard di trattamento con intento curativo”.

“Lo studio ha dimostrato come durvalumab aumenti in modo significativo e sostanziale le probabilità di guarigione – afferma Alessandro Pastorino, Dirigente Medico di I livello U.O. Oncologia Medica 1 IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Il farmaco risulta essere così il primo immunoterapico ad apportare un beneficio nel setting perioperatorio in combinazione con la chemioterapia. Nel complesso la neoplasia gastrica interessa in Italia oltre 72mila persone e i tassi di sopravvivenza a cinque anni sono ancora relativamente bassi. Sono perciò quanto mai necessari trattamenti innovativi per la gestione di tutti i tumori gastrici, soprattutto quelli in stadio precoce”.

Nello studio MATTERHORN, i risultati di un’ulteriore analisi di associazione tra le risposte patologiche e la sopravvivenza libera da eventi (EFS) ha dimostrato che ogni grado di risposta patologica è associato a un miglioramento di EFS nel braccio durvalumab rispetto al braccio standard (risposta patologica completa [pCR] HR 0,29; CI 95%: 0,08-0,96; risposta patologica maggiore [MPR] HR 0,32; 95% CI: 0,15-0,68); qualsiasi risposta patologica: HR 0,60; CI 95%: 0,46-0,79). In aggiunta, l’EFS è migliorata indipendentemente dallo stato patologico linfonodale al momento della chirurgia (nessun coinvolgimento linfonodale: HR 0,74; CI 95%: 0,46-1,18; coinvolgimento linfonodale: HR 0,77; CI 95%: 0,58-1,02).

Al follow-up esteso, il profilo di sicurezza di durvalumab e chemioterapia FLOT è rimasto maneggevole e coerente con quanto già noto per ciascun farmaco, e la percentuale di pazienti che hanno completato l’intervento chirurgico è risultata simile a quella del braccio con la sola chemioterapia. Gli eventi avversi derivanti dalla terapia di Grado ≥3 sono stati simili in entrambi i bracci.

In un’analisi ad interim precedentemente riportata relativa all’endpoint primario principale di EFS, i pazienti trattati con il regime perioperatorio contenente durvalumab hanno mostrato una riduzione del 29% del rischio di progressione di malattia, recidiva o morte rispetto alla sola chemioterapia (sulla base di un rapporto di rischio [HR] per EFS dello 0,71; intervallo di confidenza [CI] 95%: 0,58-0,86; p<0,001).