Serie B: accertato un sistema di condizionamento mafioso delle attività economiche della Juve Stabia, società calcistica con sede legale a Castellammare di Stabia
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Accertato un sistema di condizionamento mafioso delle attività economiche della Juve Stabia, società calcistica con sede legale a Castellammare di Stabia (Napoli), che milita in serie B, da parte del clan D’Alessandro, cosca egemone sul territorio. Questi i motivi che hanno portato all’emissione di un decreto applicativo della misura dell’aministrazione giudiziaria nei confronti della società. Il provvedimento è stato adottato, su proposta congiunta del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, del procuratore di Napoli Nicola Gratteri e del questore di Napoli Maurizio Agricola, dalla sezione misure di prevenzione del tribunale partenopeo ed eseguito questa mattina da personale della polizia e del servizio centrale Anticrimine, ai sensi dell’articolo 34 del Codice Antimafia.
LE INDAGINI
Le indagini, confortate da convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis, anche esponenti del clan Cesarano, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sia stata, nel tempo e contestualmente, affidata a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D’Alessandro, in particolare nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, e, fino al 2024, del trasporto della prima squadra. Si sarebbe così configurato un “oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società”, si legge in una nota a firma di Melillo, Gratteri e Agricola. La Juve Stabia, nel suo attuale assetto societario e proprietario, è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine “si sono rivelate sottoposte al condizionamento di presenze e interessi mafiosi” rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione. E quanto emerso, per esempio, nel nevralgico settore della gestione della sicurezza e dello stewarding, dove “l’assenza di rigorosi strumenti di verifica e garanzia dei soggetti economici contraenti, cui è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi”.
JUVE STABIA, ALLO STADIO TIFOSI PREGIUDICATI E COLPITI DA DASPO
Lo scorso 29 maggio, per celebrare le semifinali dei playoff di serie B raggiunte dalla Juve Stabia, a Castellammare di Stabia (Napoli), si svolgeva un evento organizzato dal Comune. Sul palco, con i vertici della società di calcio, autorità civili e istituzioni pubbliche, anche rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni dei quali colpiti da Daspo e con profili di contiguità criminale. È questa una delle circostanze – da cui emergerebbe una “saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese” – evidenziate dall’attività d’indagine su presunti condizionamenti mafiosi della attività economiche della società calcistica militante in serie B da parte del clan D’Alessandro, che ha portato questa mattina all’esecuzione di un decreto applicativo della misura dell’amministrazione giudiziaria nei confronti della società. Una misura, di natura non ablativa, “finalizzata al ripristino della legalità e della trasparenza gestionale, interrompendo il circuito di agevolazione mafiosa di fatto instauratosi e restituendo alla società condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa” precisa una nota a firma del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, del procuratore di Napoli Nicola Gratteri e del questore di Napoli Maurizio Agricola.
Da specifiche verifiche compiute in occasione della partita Juve Stabia-Bari, disputata lo scorso 9 febbraio, è emerso, ancora, come personale del commissariato di Castellammare di Stabia abbia verificato che ai tornelli di accesso alla curva San Marco dello stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia, riservato ai tifosi locali, era presente, con ruolo attivo al filtraggio, accanto agli steward, un esponente del tifo organizzato già colpito da Daspo. Con riferimento al servizio di ticketing, inoltre, le indagini hanno portato alla luce una prassi diffusa e quantomeno potenzialmente idonea – attraverso punti vendita analogamente compromessi e rilascio di biglietti con dati anagrafici alterati – a consentire l’accesso allo stadio di soggetti pregiudicati e colpiti da Daspo, molti dei quali contigui al clan D’Alessandro. E emersa infatti la “diffusa infiltrazione da parte del medesimo clan nella tifoseria organizzata locale, come evidenzia il corposo lavoro di analisi delle presenze certificate allo stadio, nonché dai numerosi provvedimenti di divieto di accesso allo stadio, anche fuori contesto, emessi nel corso della stagione calcistica trascorsa”.
In questo periodo sono stati emessi 22 divieti di accesso fuori dal contesto di episodi violenti in occasione di gare calcistiche, relativi ad altrettanti pregiudicati appartenenti o contigui al clan, alcuni con ruoli di promozione del tifo organizzato, mentre 16 divieti sono stati emessi in occasione di episodi violenti durante le partite. Non da ultimo, per Melillo, Gratteri e Agricola, presentano “significativi indici di condizionamento” le scelte operate dalla società calcistica in ordine ai responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali già destinatario di provvedimenti ad opera della giustizia sportiva, attestanti “radicate e consolidate relazioni con il clan”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)