Obesità: benefici cardiovascolari con esercizio fisico dopo perdita di peso


Obesità: uno studio ha evidenziato che l’esercizio fisico, più della terapia farmacologica, è il fattore determinante per ottenere benefici cardiovascolari dopo perdita di peso

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Uno studio presentato al congresso 2025 della European Association for the Study of Diabetes (EASD) ha evidenziato che l’esercizio fisico, più della terapia farmacologica con agonisti del recettore GLP-1, è il fattore determinante per ottenere benefici cardiovascolari duraturi dopo una significativa perdita di peso.

La ricerca, condotta su soggetti obesi ma non diabetici, ha dimostrato che, anche se tutti i partecipanti hanno mantenuto il peso perso inizialmente con una dieta ipocalorica, solo coloro che hanno seguito un programma di esercizio fisico hanno mostrato miglioramenti nei biomarcatori infiammatori e nella funzione endoteliale.

«I nostri risultati rivelano che l’esercizio fisico regolare è fondamentale per aiutare le persone obese a ottenere tutti i benefici cardiovascolari dopo una sostanziale perdita di peso» ha dichiarato il ricercatore principale Rasmus Sandsdal dell’Università di Copenaghen in Danimarca. «Non abbiamo riscontrato variazioni nello spessore del rivestimento arterioso, nei biomarcatori infiammatori e nei marcatori di disfunzione endoteliale nei pazienti che assumevano liraglutide per il mantenimento del peso, quindi i benefici sembravano correlati all’esercizio fisico».

L’autore senior Signe Sørensen Torekov, professoressa di metabolismo clinico traslazionale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche della stessa università, ha approfondito i risultati in una sessione dedicata al mantenimento del peso e all’equilibrio tra perdita di grasso e perdita di massa muscolare. «Vogliamo una sana perdita di peso, principalmente massa grassa, preservando o addirittura aumentando la massa magra» ha osservato. «L’esercizio fisico strutturato dopo la perdita di peso è un modo comprovato per raggiungere questo obiettivo. Nei nostri studi, i partecipanti che si sono allenati non solo hanno ridotto la massa grassa, ma hanno anche aumentato la massa magra, portando a risultati più sani a lungo termine».

Uno studio danese su pazienti obesi
Lo studio ha coinvolto 215 adulti obesi (BMI compreso tra 32 e 43), di età compresa tra 18 e 65 anni, senza diabete né altre patologie croniche. Dopo otto settimane di dieta ipocalorica da 800 kcal al giorno (Cambridge Weight Plan), 195 partecipanti che avevano perso almeno il 5% del peso corporeo (in media il 12%, pari a 13,1 kg) sono stati assegnati in modo casuale ad adottare una di quattro strategie di mantenimento del peso per un anno, ovvero esercizio fisico moderato-intenso per 150 minuti a settimana più placebo, liraglutide da solo (3,0 mg/die), combinazione di esercizio e liraglutide, oppure placebo.

I ricercatori hanno misurato i livelli di biomarcatori infiammatori (IL-6 e IFN-gamma) e di disfunzione endoteliale (ICAM-1, VCAM-1 e tPA), oltre allo spessore intima-media carotideo (cIMT) tramite ecografia.

Riduzione dei biomarcatori infiammatori e aterosclerotici solo con esercizio fisico
Nel corso dell’anno tutti i gruppi hanno mantenuto la perdita di peso iniziale, ma solo quelli che hanno praticato esercizio fisico hanno mostrato una riduzione significativa dei biomarcatori infiammatori e aterosclerotici. L’interleuchina (IL)-6 è diminuita del 21% e l’interferone-gamma del 27% nei soggetti attivi rispetto ai sedentari. Anche la funzione endoteliale è migliorata, con una riduzione media del 6% di VCAM-1, dell’8% di ICAM-1 e del 12% di tPA. Il cIMT si è ridotto in media di 0,024 mm.

«Solo i soggetti che praticavano attività fisica hanno mostrato una riduzione clinicamente rilevante dello spessore intima-media carotideo, che potrebbe essere mediata dalle diminuzioni dei biomarcatori proinfiammatori e aterosclerotici indotte dall’esercizio fisico» ha spiegato Torekov. «Questo grado di riduzione è associato a un rischio inferiore di circa il 24% di malattie cardiovascolari e non è stato osservato con liraglutide».

Ha inoltre sottolineato che la vera sfida non è la perdita di peso in sé, ma il suo mantenimento nel tempo. Nel momento in cui si riduce il peso, l’appetito aumenta, la tendenza alla sedentarietà cresce e le cellule diventano più efficienti dal punto di vista energetico, riducendo il dispendio calorico. Questi meccanismi spingono il corpo a recuperare il peso perso.

«L’esercizio fisico si è dimostrato efficace anche in termini di fattibilità. In uno dei nostri studi, i pazienti hanno svolto in media solo 2 ore di esercizio fisico ad alta intensità a settimana, principalmente spinning, per oltre un anno. Questo impegno modesto ha prodotto benefici misurabili sulla composizione corporea e sul mantenimento del peso» ha aggiunto.

Il team di ricerca sta ora studiando come preservare la perdita di peso ottenuta con  semaglutide nei giovani con obesità precoce.

Durante una sessione parallela, Niels Jessen, responsabile della ricerca e docente di farmacologia clinica presso lo Steno Diabetes Center Aarhus, in Danimarca, ha evidenziato che la prossima frontiera della farmacologia per la perdita di peso riguarda non solo la quantità di peso perso, ma anche la sua distribuzione. «Ora la sfida è ottimizzare questa perdita, mantenendo la massa muscolare e riducendo il grasso» ha spiegato, sottolineando il ruolo della composizione cellulare muscolare e dei recettori espressi.

Referenze

Sandsdal RM et al. Weight loss maintenance with exercise but not with GLP-1 receptor agonist treatment decreases atherosclerosis development. EASD 2025.