Omicidio Pamela Genini, Soncin non risponde al gip: “Non era lucido”; contro di lei violenze ripetute, i segni sul volto nel selfie all’amica
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Non lucido e fisicamente dimesso, con un grosso cerotto sul collo: così si è presentato Gianluca Soncin davanti al gip Tommaso Perna nell’interrogatorio per la convalida del fermo, dal carcere di San Vittore, dove è rinchiuso da ieri in isolamento. Chiamato a rispondere all’accusa di omicidio volontario della compagna, Pamela Genini, omicidio pluriaggravato da premeditazione e stalking, si è avvalso della facoltà di non rispondere, come nel primo colloquio avvenuto in ospedale. Ad affiancarlo il suo legale d’ufficio, Simona Luceri: è lei che lo ha descritto ai cronisti “in condizioni non lucidissime” e “fisicamente dimesso con questo vistoso cerotto sul collo”.
“Non è ancora pienamente consapevole di quello che è successo- ha proseguito l’avvocatessa- È stato una notte in ospedale, è in isolamento da quando è stato dimesso, immagino che non sia ancora pienamente sul centro di quello che è successo”. Infine, si è congedata con un “ha già provveduto a nominare un avvocato di fiducia con cui deciderà la strategia processuale”.
La Procura per lui ha chiesto la convalida del fermo e l’applicazione della misura cautelare in carcere per omicidio volontario pluriaggravato. La decisione del gip è attesa nelle prossime ore.
IL SILENZIO DOPO LE 24 COLTELLATE SU PAMELA IL TENTATO SUICIDIO
Il 52enne che ha sferrato 24 coltellate alla sua compagna che voleva lasciarlo ha scelto dunque la linea del silenzio: gli agenti di polizia lo hanno fermato martedì notte mentre ancora si accaniva sul corpo di Pamela Genini, per poi rivolgere il coltello contro la propria gola, in un tentativo – fallito- di suicidio. Dopo aver trascorso la notte all’ospedale Niguarda è stato dimesso e trasferito direttamente in carcere per l’omicidio della 29 enne, avvenuto sotto gli occhi impotenti dei vicini della ragazza e degli stessi agenti che sono riusciti ad irrompere nell’appartamento troppo tardi.
UN ANNO E MEZZO DI VIOLENZE, MINACCE E PEDINAMENTI: SPUNTA IL SELFIE DEL VOLTO SFIGURATO
All’indomani dell’omicidio, sono emerse le violenze e le vessazioni subite dalla ragazza in un anno e mezzo di relazione tossica con l’uomo di 23 anni più grande di lei con cui non riusciva a troncare definitivamente “per paura di venire ammazzata”. L’ex fidanzato di Pamela Genini, suo confidente, considerato un testimone chiave, il primo ad allertare le forze dell’ordine sul pericolo incombente quella maledetta notte, ha raccontato agli inquirenti gli episodi violenti, le minacce di morte, i pedinamenti subiti dalla ragazza. È stata anche diffusa, nella trasmissione “Dentro la notizia” di Canale 5, la foto di un selfie che si era fatta la vittima, dopo uno dei pestaggi, inviato ad un’amica: il suo volto dell’ex modella reso irriconoscibile.
Alla fine però Pamela aveva preso la sua decisione: dopo l’ultimo week end passato insieme a Padova, fatto di schiaffi e minacce- “se mi lasci ti ammazzo il cane”, la sua inseparabile Bianca- l’ex modella era tornata a Milano: lo aveva bloccato sui social, sul telefono e non gli avrebbe più aperto la porta di casa. Purtroppo Soncin – nei suoi deliri di controllo e possesso- si era rimediato, a sua insaputa, le chiavi di casa. Oltre che un coltello da caccia, l’arma usata per ucciderla.
NELLA CASA DI CERVIA SEQUESTRATI 1O COLTELLI A SERRAMANICO E CINQUE PISTOLE
Come emerso dalla testimonianza chiave dell’ex di Pamela, l’uomo già in passato l’aveva minacciata con delle armi: precisamente una pistola, gliel’aveva puntata contro il ventre durante un litigio avvenuto la scorsa estate a Cervia.
E non era l’unica arma in dotazione di Soncin: in casa sua, a Cervia, gli investigatori hanno sequestrato una decina di coltelli, “cutter” e a serramanico, simili a quello usato per uccidere Pamela Genini, e quattro-cinque pistole scacciacani. Nelle perquisizioni sono state trovate anche delle chiavi che potrebbero essere simili a quelle dell’abitazione della 29enne, di cui il 52enne aveva fatto copia per fare irruzione due giorni fa, ma è ancora da verificare che si tratti di un’altra copia.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)