Global Sumud Flotilla, Corradini è in Italia: “In Israele subite violenze”. In un video ottenuto dall’agenzia Dire, il chirurgo abbraccia la sorella
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“Ero a bordo della Conscience quando la mattina dell’8 ottobre siamo stati attaccati, sequestrati e rapiti dalle forze di occupazione israeliane mentre eravamo in acque internazionali. Stavamo svolgendo una missione umanitaria portando farmaci e aiuti medici con le nostre mani, come medici, da tutto il mondo, per portare un aiuto concreto. Non stavamo violando nessuna legge e nonostante questo siamo stati sequestrati da parte di Israele che ci ha tenuto tre giorni in dubbie condizioni umane, subendo violenze psicologiche e fisiche”: così ha dichiarato Riccardo Corradini, il chirurgo originario di Rovereto, appena atterrato all’aeroporto di Torino Caselle con volo partito stamani da Israele via Istanbul, e atterrato alle 18.15.



In un video ottenuto dall’agenzia Dire, il chirurgo abbraccia la sorella, sorridente, addosso solo una tuta bianca senza giaccone e ai piedi delle ciabatte in plastica, nonostante le temperature: “Gli hanno sequestrato tutto tranne il passaporto”, confermano ancora alla Dire gli attivisti arrivati ad accogliere Corradini insieme ad altri due connazionali: Claudio Giuseppe Torrero e Francesco Prinetti. Attesi per oggi in tutto sette dei nove volontari italiani fermati e portati in Israele, nell’ambito dell’intercettazione della Coscience della Freedom Flotilla Coalition e di altre otto imbarcazioni della Thousand Madleens.
Continua Riccardo Corradini: “Le violenze che abbiamo subito è nulla rispetto a quanto soffrono i palestinesi ogni giorno. Mentre eravamo in carcere abbiamo sentito delle urla provenienti dai detenuti palestinesi e sentito in diretta i bombardamenti di Gaza, a dimostrazione che il cessate il fuoco è solamente una narrazione. Non è sicuramente verità. Ci sono ancora tanti compagni degli equipaggi fermi illegalmente nelle carceri israeliane e chiediamo fermamente, come flotta di mare, che vengano liberati immediatamente, termini il genocidio, ma soprattutto siano attivati tutti i meccanismi affinché questo genocidio non si ripresenti più”.
“Penso che il senso di umanità non faccia parte delle carceri di massima sicurezza israeliana. C’erano persone che necessitavano di farmaci salvavita per poter evitare di incorrere in patologie che potessero ucciderli. Abbiamo subito iniziato uno sciopero della fame per segnalare che stava accadendo qualcosa di inumano, ossia impedire che dei farmaci che erano al di là di un muro venissero negati a una persona. Nonostante questo non gli sono mai stati dati. Ci hanno fatto restare in sciopero della fame finché non ci hanno fatto uscire“. Poi la conclusione: “Palestina libera“.
LA FAMIGLIA CORRADINI: “VOLO RITORNO A SPESE NOSTRE”
“A noi famigliari di Riccardo non importa nulla di aver pagato il biglietto di ritorno, sia chiaro. L’unica cosa per noi importante è che lui stia bene. Ci dispiace solo che le istituzioni e il governo non siano grati e riconoscenti per quello che hanno fatto i nostri connazionali sulla Flotilla“. Così dichiara all’agenzia Dire la famiglia di Riccardo Corradini, il medico chirurgo rientrato in Italia assieme a sei dei nove connazionali fermati da Israele mentre, a bordo della missione non-violenta Freedom Flotilla, cercavano di rompere il blocco navale su Gaza e portare aiuti umanitari alla popolazione.
“Questi volontari- continuano i familiari- erano lì per una missione umanitaria e sanitaria, non per fare politica o propaganda. Erano lì per aiutare la popolazione di Gaza, non per andare contro il Governo”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)