Due detenuti morti in 12 ore al carcere di San Vittore


È giallo sulla morte di due detenuti del carcere di San Vittore: i decessi sono avvenuti molto vicini temporalmente e nei giorni precedenti si erano verificati due malori

carcere san vittore

Due detenuti sono morti nel giro di 12 ore nel carcere di San Vittore di Milano. Sono in corso accertamenti e al momento non è nota la causa del decesso. Tra le ipotesi che sarebbe stata avanzata dai sanitari del carcere ci sarebbe la possibilità di consumo di sostanze stupefacenti, in particolare oppiacei. Ci sono però accertamenti in corso e ancora nulla è stato accertato.

Il primo detenuto a perdere la vita è stato un uomo di origine marocchina di 51 anni, portato in emergenza al Policlinico di Milano e morto lì poco dopo l’arrivo al nosocomio. Poi è morto un altro detenuto di nazionalità peruviana. I medici del carcere hanno provato a rianimarlo ma non c’è stato niente da fare. I due detenuti erano rinchiusi in settori diversi del carcere, il 3 e il 5. Uno dei due reparti è stato già perquisito e non è emerso.

I MALORI DEI GIORNI SCORSI

Nei giorni scorsi altri due detenuti si erano sentiti male ed erano stati portati all’ospedale. Però poi sono rientrati regolarmente. Almeno per uno dei due, però, la causa accertata del malore che lo ha portato in ospedale sarebbe una grappa artigianale prodotta in carcere, quindi l’ipotesi degli oppiacei non avrebbe molta logica. Alla luce della situazione, a titolo prudenziale, è stato bloccato l’accesso agli operatori che entrano ed escono dal carcere, tra cui gli educatori. Magistrati e avvocati possono invece accedere.

SAPPE: “ARRESTI CARDIACI E RICOVERI, ALLARME DROGHE A SAN VITTORE”

Dopo la notizia dei due detenuti morti in carcere, interviene il Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, con il segretario lombardo Alfonso Greco che riferisce di una “perquisizione straordinaria in corso per verificare l’eventuale introduzione di stupefacenti o altre sostanze”. Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime cordoglio e attende gli esiti degli accertamenti. Ma ricorda che “le morti in carcere sono una costante drammatica” e che l’overdose, tra droghe, psicofarmaci e inalazioni, “ha ucciso quasi due detenuti l’anno negli ultimi 25 anni”.

Capece cita numeri che definisce “allarmanti”: dal 2002 il 55% dei decessi in carcere è causato da suicidio e il 22% è ancora senza spiegazione certa. “I detenuti si suicidano 18 volte più della popolazione libera, e gli agenti quattro volte più della media nazionale. Ignorare questo disagio significa alimentare un sistema che produce sofferenza”. Il sindacato elogia il lavoro quotidiano degli agenti, spesso chiamati a sventare tentativi di suicidio: “Anche in questi anni difficili- osserva Capece- il Corpo ha onorato il suo motto, nonostante compiti sempre più gravosi e risorse al limite”. Ma lancia un messaggio netto: senza interventi strutturali la situazione resterà esplosiva. I decessi avvenuti a San Vittore arrivano in un contesto segnato da sovraffollamento cronico, assistenza sanitaria insufficiente e personale ridotto, secondo quanto denunciano da tempo associazioni, sindacati e rappresentanti istituzionali.

NAHUM-GIUNGI (PD-AZIONE MILANO): MORTI A SAN VITTORE, ‘GOVERNO ASSENTE’

Sulla vicenda sono intervenuti anche Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della sottocommissione Carceri del Comune di Milano, lanciando l’allarme per il carcere di San Vittore, definito “in gravissima emergenza e abbandonato a se stesso dal Ministero della Giustizia”. Sulle due morti avvenute tra ieri e oggi, dicono i due politici, “non si conoscono ancora con esattezza le cause dei decessi, ma il dato parla da solo”.

Il sovraffollamento, denunciano, “raggiunge stabilmente il 200% da anni” e il Governo “non ha adottato alcuna misura per ridurre il numero delle persone recluse né garantito l’organico minimo della Polizia penitenziaria”. Secondo Nahum e Giungi, gli agenti lavorano “in condizioni proibitive” e diventa impossibile assicurare “attività trattamentali e controllo”. La situazione sanitaria è descritta come “non più sostenibile”: mancano medici e infermieri per far fronte a centinaia di detenuti tossicodipendenti o con problemi psichiatrici. “Il Ministro della Giustizia ha abbandonato detenuti, agenti, volontari e dirigenti penitenziari”, accusano. La sottocommissione annuncia che si rivolgerà all’Unione europea “per porre fine a questa vergogna”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)