In Marocco da oltre dieci giorni scendono in strada migliaia di under 28 per chiedere le dimissioni del governo, nonostante morti e arresti nei cortei
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“Vogliamo scuole e ospedali, non stadi”: questo l’appello che sale dalle decine di migliaia di giovani che in Marocco, da ormai dieci giorni consecutivi, scendono in strada con cartelli e slogan. Iniziatore delle proteste che stanno scuotendo uno dei pochi Paesi stabili del nord Africa, è il collettivo ‘GenZ212’, espressione della “generazione zeta”, quella che comprende ragazze e ragazzi tra i 13 e i 28 anni. A motivarli, lo spettro della disoccupazione al 35,8% per gli under 24 e di un futuro senza prospettive, di cui accusano il governo per aver “violato” i loro “diritti costituzionali”. In particolare, i manifestanti puntano il dito contro le autorità, per deciso di investire soldi pubblici nelle strutture per accogliere la Coppa del mondo di calcio che si disputerà in Marocco nel 2030, “piuttosto che in sanità ed istruzione”. “Almeno lo stadio avrà un kit sanitario” recita il cartello di un manifestante di Casablanca, in polemica con il progetto da 115mila spettatori e un finanziamento previsto di 500 milioni di dollari.
I primi raduni dei giovani sono partiti il 27 settembre scorso dalla capitale Rabat, dove anche nel pomeriggio di ieri assembramenti si sono registrati nella piazza Bab El Had, e poi Casablanca, Marrakech, Tetouan, Tangeri, Fez, Berkane e in altre 16 città del Paese. Come già accaduto in Nepal il mese scorso – dove le proteste contro “la corruzione dei governanti” ha prodotto le dimissione dell’esecutivo – anche in Marocco i giovani della GenZ si sono coordinati tramite la piattaforma Discord.
LA LETTERA A RE MOHAMMAD: “SCIOLGA IL GOVERNO, E’ CORROTTO”
Nel fine settimana, il collettivo GenZ212 ha anche inviato una lettera al re Mohammad VI, il cui intervento in parlamento è atteso per venerdì. Il movimento giovanile gli ha chiesto di sciogliere il governo del primo ministro Aziz Akhannouch, che terminerà il suo mandato il prossimo anno. Quest’ultimo aveva provato a invocare “la calma e il dialogo” come “unica strada per affrontare le questioni” sollevate dal movimento e assicurando di averle già “prese in esame insieme al resto dell’esecutivo”.
Martedì, sulla vicenda si è espresso anche il ministro della gioventù Mehdi Bensaid: “Questa generazione ha tutto il diritto pretendere un futuro migliore e di fare pressione sul governo”. In una intervista in esclusiva alla testata francese Le Parisien, il ministro – 40 anni, con studi in Francia – ha riconosciuto le “rivendicazioni legittime” di una generazione che da sola, rappresenta un terzo della popolazione del Paese.
NON SONO MANCATI GLI SCONTRI CON MORTI, TRE FINORA
Aperture da parte dell’esecutivo che arrivano dopo incidenti ed episodi di violenza. Sebbene le prime tre giornate siano state ordinate, con insistenti appelli alla calma da parte degli organizzatori, giovedì e venerdì scorso tre giovani sono rimasti uccisi negli interventi della polizia e a centinaia sono stati arrestati, in un Paese dove si rischiano fino a 5 anni di reclusione per uso di oggetti come coltelli e pietre, e persino l’ergastolo in caso di assalti di gruppo.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)