I pescatori di Gaza ringraziano la Flotilla: “Hanno tenuto occupato per qualche ora l’Idf”


La gioia dei pescatori di Gaza: “La Flotilla almeno ha tenuto occupato l’Idf”. Nel video, diventato virale sui social, si vede trascinare a riva una rete pieni di pesci

pescatori gaza

Una folla gioiosa di uomini, ragazzi e bambini tira fuori dalla riva una rete carica di pesci e, una volta adagiata sulla spiaggia, tutti iniziano rapidamente a ripulire dalla sabbia e sistemare il prezioso carico: sono i pescatori di Gaza, mostrati in un video condiviso da diversi attivisti palestinesi, per mostrare che finalmente si può lavorare senza rischiare la vita: “La Flotilla non è arrivata, ma in compenso ha tenuto l’esercito israeliano occupato“, spiegano gli autori del video, “e grazie a questo possiamo di nuovo mangiare“.

L’operazione che la Marina militare israeliana ha lanciato contro la Global Sumud Flotilla – missione civile nonviolenta, la cui ultima imbarcazione delle 42 (la Marinette) è stata intercettata e confiscata stamani – ha infatti tenuto lontane per un po’ le navi da guerra dalle acque di Gaza, dove i pescatori sono soggetti ad attacchi diretti sia che restino entro le acque territoriali, sia se si spostano in acque internazionali.

I PESCATORI SOTTO ATTACCO

Un’altra dinamica che sottrae vite e cibo – e quindi altre vite – alla popolazione già stremata da due anni di attacchi, sfollamenti e blocco totale all’ingresso degli aiuti umanitari. Lo ha confermato in un report di maggio anche la Divisione per le informazioni sulla Palestina delle Nazioni Unite (Unispal) in cui si documentano “attacchi sistematici” e “intensificati dal 7 ottobre 2023” sia agli operatori che alle infrastrutture del settore ittico, con conseguente “collasso di uno dei principali settori economici e alimentari” di Gaza. Questo, sommato “alla distruzione di terreni agricoli e di altre infrastrutture per la produzione alimentare”, per l’Onu ha “contribuito direttamente al rischio di carestia”.

Ma tale politica di Tel Aviv, che secondo l’Onu “può rappresentare un crimine di guerra”, non è iniziata con l’operazione militare su larga scala avviata all’indomani dell’aggressione subita da Hamas nell’ottobre 2023. Come riferisce all’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, “Gli attacchi della Marina militare di Gaza che sta nelle immediate vicinanze delle acque portuali della Striscia sono una storia vecchia, frutto dei 18 anni di blocco illegale della Striscia, resa ancora più drammatica nell’attuale contesto di una fame deliberatamente causata da Israele”.

LA SITUAZIONE DI TENSIONE È ALLE STELLE DAL 2023

Lo confermano report e notizie di cronaca: nel 2022 ad esempio, una nave militare aprì il fuoco contro alcuni pescherecci che stavano cercando di raggiungere il mare aperto, costringendoli a rientrare. Già allora la testata palestinese Wafa riferiva della progressiva riduzione dello spazio marittimo che Israele accordava ai pescatori, un tempo fissato a 25 miglia dalla costa, poi ridotto a sole 6. A questo si aggiungevano ferimenti e la confisca dei pescherecci. Se nel 2014 gli incidenti registrati ammontavano a 18, nel maggio 2022 erano già 167.

Dopo il 2023, la situazione è peggiorata: Middle East Eye, nel dicembre 2024, riferiva di oltre 200 pescatori uccisi e 4mila lavoratori rimasti senza impiego anche a causa della distruzione di imbarcazioni e strutture portuali e per la trasformazione dei prodotti ittici.
Noury di Amnesty osserva ancora: “Vedere immagini di pescatori che con una felicità incredula tirano a riva le loro reti piene di pesci è impressionante, anche perché sappiamo che il giorno dopo quella felicità potrà tornare a essere disperazione”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)