Gli adulti con idrosadenite suppurativa grave presentano più marcatori di rischio cardiometabolico, tra cui ipertensione e iperlipidemia
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Gli adulti con idrosadenite suppurativa grave presentano più marcatori di rischio cardiometabolico, tra cui ipertensione e iperlipidemia, che li espongono a un rischio più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari aterosclerotiche nel corso della vita, secondo quanto emerso da un’analisi retrospettiva pubblicata sulla rivista JAMA Dermatology.
L’idrosadenite suppurativa è una condizione infiammatoria cronica della pelle caratterizzata da ascessi dolorosi e drenanti. Anche se l’esatta fisiopatologia è poco conosciuta, è probabile che la malattia inizi con un’occlusione follicolare che in seguito causa il riversamento del contenuto del follicolo nello spazio sottocutaneo, con conseguente innesco della cascata infiammatoria. Studi precedenti hanno dimostrato un’espressione elevata di citochine infiammatorie all’interno delle lesioni dell’idrosadenite.
L’infiammazione probabilmente gioca un ruolo importante nell’aterogenesi, innescandone le fasi precoci attraverso la disfunzione endoteliale e l’aumentata permeabilità alle lipoproteine. Inoltre, in un ambiente infiammatorio, il metabolismo delle lipoproteine si sposta dal colesterolo lipoproteico di grandi e medie dimensioni a quello lipoproteico di piccole dimensioni a bassa densità (LDL), che è stato associato a un rischio elevato di malattia arteriosa per via della loro maggiore persistenza nel sangue e della tendenza a penetrare nella parete arteriosa. L’influenza degli attori infiammatori può spiegare l’associazione tra l’idrosadenite suppurativa e altri disturbi infiammatori con un’aterogenesi accelerata.
«Molti pazienti con idrosadenite suppurativa presentano anche comorbilità metaboliche, come obesità o sindrome metabolica» ha dichiarato in un’intervista l’autore senior Michael Garshick, cardiologo preventivo e direttore del Programma di Cardio-Reumatologia presso la NYU Langone Health di New York e professore associato di medicina e dermatologia presso la NYU Grossman School of Medicine.
«Volevamo comprendere la prevalenza di alcune di queste comorbilità metaboliche in un’ampia coorte di persone affette da idrosadenite suppurativa, oltre che la relazione con la gravità della malattia» ha aggiunto. «Questo è ancora più pertinente ora che stiamo iniziando a studiare come i GLP-1 agonisti, che agiscono sulla disregolazione metabolica, che si tratti di obesità, sindrome metabolica o diabete, possano anche modulare le condizioni infiammatorie».
Valutazione del rischio cardiometabolico nell’idrosadenite
In questa analisi trasversale retrospettiva, i ricercatori hanno analizzato i dati di 1.045 adulti con idrosadenite identificati dal database NYU Langone Health, valutandone il rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) a 10 anni e nel corso della vita, oltre al carico di malattia cardiometabolica.
La gravità della malattia dermatologica è stata classificata in base al trattamento ricevuto dai pazienti, ovvero lieve (nessun farmaco o solo topici: 41,8%), moderata (terapie orali: 42%) o grave (farmaci biologici, intervento chirurgico o il ricorso ad almeno 3 terapie: 16,2%). I ricercatori hanno definito gli equivalenti di rischio di ASCVD come ASCVD conclamata, diabete di tipo 2 oppure un punteggio di rischio ASCVD a 10 anni di almeno il 20%.
Quasi il 40% dei pazienti presentava obesità (39,1%) o sindrome metabolica (36,1%) e la maggior parte (83,9%) presentava almeno un fattore di rischio cardiometabolico.
Rischio cardiometabolico proporzionale alla gravità della malattia cutanea
I singoli marcatori di rischio per ASCVD, iperlipidemia (34,3%), ipertensione (30%) e diabete (21,2%), erano prevalenti tra i pazienti, tuttavia è stato osservato che l’idrosadenite grave era associata a un profilo cardiometabolico peggiore rispetto alla forma lieve o moderata.
Il punteggio medio di rischio di ASCVD nel corso della vita era pari al 16,18% per le persone con idrosadenite lieve, del 16,46% per quelle con malattia moderata e del 17,43% per quelle con malattia grave (P=0,03).
«Ci ha interessato la relazione tra il grado dei fattori di rischio cardiometabolico e la gravità dell’idrosadenite suppurativa» ha spiegato Garshick. «Questo si collega ad alcuni dei percorsi comuni tra condizioni infiammatorie come l’idrosadenite e la disregolazione metabolica, in particolare l’obesità, che è altamente proinfiammatoria. Questa sovrapposizione non era necessariamente inaspettata, ma non credo che sia stata dimostrata in modo così robusto in precedenza».
I ricercatori hanno anche osservato che, anche se la maggior parte dei pazienti con idrosadenite aveva un livello di emoglobina glicata (HbA1c) non superiore al 7%, solo il 55,1% ha raggiunto gli obiettivi di controllo della pressione arteriosa e il 47,5% gli obiettivi di colesterolo LDL, eppure solo al 22,8% dei soggetti sono state prescritte terapie antipertensive e al 17,5% sono state prescritte statine. Questi numeri erano molto più bassi per i pazienti con idrosadenite e uno o più equivalenti di rischio ASCVD.
Garshick ha affermato che è importante che i medici comprendano che, anche se i pazienti consultano più operatori sanitari, lo screening e il trattamento dei fattori di rischio cardiometabolico potrebbero comunque essere trascurati, e potrebbe essere compito dei dermatologi avviare il dialogo.
«Dobbiamo promuovere la consapevolezza che questi pazienti con idrosadenite hanno un rischio cardiometabolico elevato» ha sottolineato. «Dobbiamo informare i pazienti sul fatto che, quanto più la malattia cutanea è grave, tanto maggiore è la probabilità di presentare questi fattori di rischio. Quindi è necessario che si sottopongano a uno screening per ipertensione, iperlipidemia o diabete se non l’hanno fatto in precedenza».
Referenze
Dons M et al. Cardiometabolic Risk Factors and Cardiovascular Risk in Hidradenitis Suppurativa. JAMA Dermatol. 2025 Aug 27:e252989.