Lunedì 29 settembre alle ore 18 presso la Libreria Claudiana in via Principe Tommaso 1 a Torino, verrà presentato il libro “Ti ho preso per mano. Amare vuol dire anche lasciar andare” di Riccardo Callori
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Lunedì 29 settembre alle ore 18 presso la Libreria Claudiana in via Principe Tommaso 1 a Torino, verrà presentato il libro “Ti ho preso per mano. Amare vuol dire anche lasciar andare” di Riccardo Callori (edizioni Mille, 2023). Intervista l’autore Piergiacomo Oderda, giornalista pubblicista.
L’Autore si presenta sotto pseudonimo; già docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Con questo libro per la prima volta si rivolge ai lettori di narrativa.
Ha vinto il secondo premio per il miglior incipit al concorso nazionale “Le olimpiadi della letteratura”, organizzato dal “Club dei Cento” di Torino ed è stato tra i finalisti del Premio Letterario Internazionale Charles Dickens di San Benedetto del Tronto (AP).
Il romanzo si presenta come un’autobiografia.
Il fratello più giovane, Giorgio, avrà una vita serena e sostenuta dal punto di vista morale e materiale grazie al ruolo di “padre putativo” svolto dallo stesso Riccardo. La figura della madre è invece rivestita dalla giovane donna di servizio, Gina, di pochi anni più grande, che assicura ascolto attento, cura costante e saggezza popolare ai due fratelli.
Il giovane Riccardo percorre la sua strada di studente che lo porta a diventare un bravo medico che supera via via le sfide che lo porteranno a diventare un ricercatore e un divulgatore apprezzato, un primario conteso fra sanità pubblica e privata, rimanendo tuttavia un “dottore” di stampo antico, capace di sedersi al letto del malato, di tenergli la mano mentre cerca per lui la cura migliore e più accessibile.
Ecco il brano per descrivere un momento di gioia di Giorgio condiviso con Riccardo, la trasferta a Milano in uno studio di architettura, innesco di una separazione che diventerà profondissima e penosa nel volgere degli anni ma che è il risultato voluto del “lasciar andare” come massimo gesto di amore.
«Partimmo una mattina in macchina “a cercar casa” e poi io sarei ritornato in treno. Giorgio era eccitato: per tutto il viaggio non fece altro che parlare e parlare, tirando fuori ricordi del passato che mischiava con progetti futuri, aspettative e sogni. Io rispondevo a monosillabi e intanto pensavo a quel giorno, al dottor Rota, al dottor Caprioglio, a Michelina, all’Enciclopedia Treccani e a quel cosino piccolo piccolo che stava crescendo nella pancia della mamma. E adesso quel cosino piccolo piccolo stava guidando con i capelli al vento e parlava di palazzi, di ponti, di ville. Potevo essere contento, qualcosa di buono l’avevo fatto anch’io: avevo regalato al mondo una persona con una bella testa, un gran cuore e la capacità di star bene con tutti e far star bene tutti.»