Novartis torna a scommettere su Monte Rosa Therapeutics, la biotech americana quotata al Nasdaq e specializzata nello sviluppo di farmaci basati sulla tecnologia dei molecular glue degraders
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Novartis torna a scommettere su Monte Rosa Therapeutics, la biotech americana quotata al Nasdaq e specializzata nello sviluppo di farmaci basati sulla tecnologia dei molecular glue degraders (MGD). Dopo l’accordo del 2024 per i degrader diretti contro VAV1 – tra cui l’orale MRT-6160 – le due aziende hanno annunciato una nuova intesa dal valore potenziale di circa 6 miliardi di dollari, destinata a rafforzare la pipeline di terapie innovative per le malattie immuno-mediate.
Il primo capitolo: MRT-6160
Nel 2024 Novartis aveva già investito 150 milioni di dollari per ottenere i diritti globali su MRT-6160, composto orale capace di degradare in maniera selettiva la proteina VAV1, un target finora considerato di difficile approccio. I dati preliminari di fase I, resi noti a marzo 2025, hanno mostrato una degradazione sostenuta e dose-dipendente di VAV1 in cellule T e B periferiche, sia dopo singola che dopo somministrazioni multiple. Un risultato accolto con grande interesse dalla comunità scientifica, vista la centralità di VAV1 nella regolazione della risposta immunitaria.
Un nuovo capitolo da 6 miliardi
Il nuovo accordo amplia il raggio d’azione: Novartis ottiene una licenza esclusiva su un target non ancora divulgato e un’opzione per acquisire fino a due programmi addizionali dalla pipeline preclinica di Monte Rosa. In cambio, la big pharma svizzera versa subito 120 milioni di dollari, mentre la biotech potrà ricevere fino a 5,7 miliardi di dollari legati a milestone di sviluppo, approvazione regolatoria e vendite. Sono previsti inoltre tiered royalties sulle vendite nette globali, comprese tra l’alta singola e la bassa doppia cifra percentuale.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Elemento distintivo della collaborazione è l’impiego della piattaforma proprietaria QuEEN (Quantitative and Engineered Elimination of Neosubstrates), un motore di scoperta basato su intelligenza artificiale e machine learning sviluppato da Monte Rosa. Questo sistema è in grado di identificare e progettare nuovi degrader contro bersagli considerati “undruggable”, ampliando il potenziale terapeutico delle malattie immuno-mediate.
“Crediamo che la piattaforma QuEEN™ abbia il potenziale per generare nuove intuizioni nel campo della degradazione proteica mirata”, ha dichiarato Fiona Marshall, presidente della ricerca biomedica di Novartis. “Con questa nuova intesa rafforziamo le basi poste dal programma VAV1 e confermiamo il nostro impegno a trasformare approcci innovativi in terapie concrete per i pazienti.”
Una biotech in crescita
Per Monte Rosa, guidata dal CEO Markus Warmuth, l’accordo rappresenta una boccata d’ossigeno finanziaria. I proventi consentiranno di estendere la disponibilità di cassa oltre i prossimi studi di fase II su tre asset di proprietà: MRT-8102, MRT-6160 e MRT-2359. Inoltre, la collaborazione permette di accelerare lo sviluppo di programmi interni focalizzati su patologie guidate da risposte immunitarie Th1, Th2 e Th17.
Warmuth ha commentato: “Siamo entusiasti di estendere la nostra relazione con Novartis, che riconosciamo come leader globale nelle malattie immuno-mediate. Questo accordo non solo consolida la nostra posizione finanziaria, ma ci consente di sviluppare con maggiore rapidità una pipeline di MGDs altamente selettivi e potenti contro target storicamente inaccessibili.”
Una strategia mirata
L’attenzione verso i protein degraders riflette una delle tendenze più rilevanti della ricerca farmaceutica attuale. A differenza degli inibitori tradizionali, questi composti non si limitano a bloccare la funzione di una proteina, ma ne inducono la degradazione selettiva, aprendo la strada a nuove possibilità terapeutiche. In particolare, i molecular glue degraders sfruttano piccole molecole che “incollano” una proteina target a un complesso ubiquitina-ligasi, portandola alla distruzione.
Per le malattie autoimmuni – dove la modulazione fine delle cellule T e B è cruciale – questo approccio offre una combinazione di selettività e potenza che potrebbe tradursi in trattamenti più efficaci e sicuri.
Cosa sono i molecular glue degraders e perché potrebbero rivoluzionare la medicina
Immagina di avere in casa un apparecchio che non funziona bene. I farmaci tradizionali cercano di “bloccarne” l’interruttore, per impedire che continui a creare problemi. I molecular glue degraders (letteralmente “collanti molecolari”) invece fanno qualcosa di diverso: attaccano un’etichetta di smaltimento alla proteina malata e la spingono verso il “cassonetto” della cellula, cioè il sistema di degradazione naturale chiamato proteasoma. In questo modo la proteina dannosa non viene solo bloccata, ma eliminata del tutto.
Perché sono così innovativi
• Sono piccole molecole, quindi spesso più facili da assumere (anche per bocca) rispetto ad altre strategie più complesse.
• Riescono a colpire proteine considerate “inaccessibili” dai farmaci tradizionali, come certi fattori che regolano il sistema immunitario o la crescita dei tumori.
• Possono agire con grande precisione, riducendo il rischio di effetti collaterali generalizzati.
Possibili applicazioni
1. Malattie autoimmuni e infiammatorie: i molecular glues potrebbero “spegnere” proteine che alimentano risposte immunitarie anomale, aprendo nuove prospettive per patologie croniche come artrite reumatoide, lupus o malattie infiammatorie intestinali.
2. Oncologia: alcuni farmaci già in uso contro tumori del sangue (come derivati della talidomide) funzionano proprio come molecular glue degraders. Le nuove generazioni mirano ad ampliare queste possibilità anche ad altri tipi di cancro.
3. Malattie neurodegenerative: in futuro, potrebbero aiutare a eliminare proteine tossiche che si accumulano nel cervello, come accade nell’Alzheimer o nel Parkinson.
Opportunità e sfide
Novartis consolida così il proprio ruolo di pioniere nella degradazione proteica, un settore che negli ultimi anni ha attratto enormi investimenti e partnership. Per Monte Rosa, l’alleanza con una big pharma come Novartis non solo garantisce risorse finanziarie ma anche competenze nello sviluppo clinico e nell’accesso al mercato globale.
L’obiettivo comune è chiaro: trasformare le intuizioni nate dall’intelligenza artificiale in terapie concrete per pazienti affetti da malattie immuno-mediate ad alto bisogno terapeutico insoddisfatto. Con un potenziale di 6 miliardi di dollari sul piatto e una pipeline in crescita, la collaborazione Novartis-Monte Rosa potrebbe segnare un punto di svolta nel futuro della medicina di precisione.
Il potenziale è enorme, ma la ricerca è ancora agli inizi. Scoprire nuove molecole efficaci non è semplice e bisogna fare attenzione agli “effetti fuori bersaglio”, cioè alla degradazione di proteine utili che potrebbe causare effetti indesiderati. Servono studi clinici rigorosi per capire davvero sicurezza ed efficacia a lungo termine.