Lupus e sindrome antifosfolipidi: rischio trombi più elevato


I pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) presentano un rischio più elevato di eventi tromboembolici (TE) nel corso del primo anno dopo la diagnosi

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I risultati di un ampio studio di popolazione, condotto in Norvegia e pubblicato su RMD Open – Rheumatic and Musculoskeletal Diseases, hanno mostrato che i pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) presentano un rischio più elevato di eventi tromboembolici (TE) nel corso del primo anno dopo la diagnosi, in particolare se sviluppano la sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS). 

Questo dato sottolinea l’importanza di una valutazione precoce del rischio e della messa a punto di strategie preventive mirate fin dalle fasi iniziali della malattia.

Razionale e obiettivi dello studio
Gli anticorpi antifosfolipidi sono comuni nei pazienti con LES e rappresentano il principale fattore patogenetico dell’APS, condizione strettamente associata ad un aumentato rischio di eventi tromboembolici. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti positivi a questi anticorpi non sviluppa complicanze trombotiche, creando difficoltà nella stratificazione del rischio e nella gestione clinica.  Inoltre, il momento in cui tale rischio si manifesta non era mai stato studiato in modo sistematico.

Obiettivo dello studio appena pubblicato è stato quello, quindi, di valutare l’incidenza e il timing  degli eventi tromboembolici nei pazienti con nuova diagnosi di LES, con o senza APS, e di analizzarne l’impatto sulla mortalità.

Disegno dello studio
Lo studio si è basato sull’analisi dei registri sanitari della regione sud-orientale della Norvegia, che conta circa 2,9 milioni di abitanti, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2017. I ricercatori hanno identificato 700 pazienti con diagnosi recente di LES secondo i criteri internazionali del 2019.

L’età media alla diagnosi era di 39 anni e la grande maggioranza dei pazienti era di sesso femminile (85%). Circa la metà aveva una storia di fumo attuale o pregresso, mentre il 40% risultava positivo ad almeno un anticorpo antifosfolipide e il 34% a due o più anticorpi.

Nel corso del follow-up, 79 pazienti hanno ricevuto una diagnosi aggiuntiva di sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS). In alcuni casi, gli eventi tromboembolici correlati all’APS si erano manifestati anche prima della diagnosi di LES, ma la maggior parte si è verificata entro l’anno successivo all’esordio della malattia.

Risultati principali
Dall’analisi è emerso che i pazienti con LES e APS presentavano un rischio nettamente più elevato di sviluppare eventi tromboembolici rispetto ai pazienti senza APS.

Nel primo anno dopo la diagnosi di LES, l’incidenza degli eventi tromboembolici nei pazienti con APS ha raggiunto il tasso impressionante di 59 eventi per 100 anni-persona, per poi ridursi a 12 negli anni successivi.
Nei pazienti senza APS, invece, l’incidenza era molto più bassa, pari a 2,6 per 100 anni-persona nel primo anno e a 0,9 negli anni successivi.

Alla fine del periodo di osservazione, l’87% dei pazienti con APS aveva sperimentato almeno un evento tromboembolico, contro appena il 14% dei pazienti senza APS. Anche la mortalità risultava significativamente aumentata nei pazienti con APS: il tasso di mortalità standardizzato era pari a 4,7, rispetto a 1,7 nei pazienti privi della sindrome.

Sebbene la presenza di anticorpi antifosfolipidi fosse frequente, solo una parte dei pazienti positivi sviluppava eventi clinicamente rilevanti, a conferma della complessità della relazione tra autoimmunità, infiammazione e rischio trombotico.

Implicazioni cliniche e limiti dello studio
I risultati di questo studio suggeriscono che il rischio di eventi tromboembolici nei pazienti con lupus sia particolarmente elevato nel primo anno successivo alla diagnosi, soprattutto quando coesiste APS.
Questa evidenza pone l’accento sulla necessità di una valutazione precoce e individualizzata del rischio trombotico già al momento della diagnosi di LES. Nei pazienti con anticorpi antifosfolipidi, in particolare, è opportuno un monitoraggio più stretto e l’adozione di strategie preventive mirate, che possono includere anche terapie profilattiche.

Lo studio, tuttavia, presenta alcune limiti ammessi dagli stessi autori.
Ne segnaliamo alcuni:
– i dati disponibili non hanno permesso di considerare in maniera sistematica tutti i fattori di rischio trombotico tradizionali
– non tutti i pazienti sono stati sottoposti a test per anticorpi antifosfolipidi e l’analisi riguarda una popolazione relativamente omogenea, rendendo difficile generalizzare i risultati a contesti più eterogenei

Nonostante ciò, le evidenze ottenute rafforzano l’importanza di un approccio clinico proattivo e personalizzato nella gestione precoce del lupus e delle sue complicanze trombotiche.

Bibliografia
Moe SR, et al “Accrual of thromboembolic events and antiphospholipid syndrome in new-onset systemic lupus erythematosus: a population-based inception cohort study” RMD Open 2025; DOI: 10.1136/rmdopen-2025-005795.
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