Zydus Therapeutics ha annunciato risultati positivi dello studio EPICS-III di fase 2b/3 sul saroglitazar, un agonista PPAR alfa/gamma in fase di sperimentazione per la colangite biliare primitiva
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Zydus Therapeutics ha annunciato risultati positivi dello studio EPICS-III di fase 2b/3 sul saroglitazar, un agonista PPAR alfa/gamma in fase di sperimentazione per la colangite biliare primitiva (PBC). Il farmaco ha mostrato un miglioramento significativo nei parametri biochimici rispetto al placebo, con un profilo di tollerabilità favorevole. L’azienda punta a presentare domanda di approvazione all’ FDA nel 2026.
Meccanismo d’azione
Saroglitazar è un nuovo agonista dei recettori attivati dai proliferatori dei perossisomi (PPAR) alfa/gamma, attualmente in fase di studio come trattamento per i pazienti con colangite biliare primitiva. Il suo peculiare profilo biologico agisce sia sulla tossicità degli acidi biliari sia sull’infiammazione epatica.
Risultati dello studio EPICS-III
EPICS-III è uno studio pilota di fase 2b/3 che ha valutato efficacia e sicurezza di saroglitazar in pazienti adulti con PBC che avevano risposto inadeguatamente o non tolleravano l’acido ursodesossicolico (UDCA), attuale standard terapeutico.
Lo studio ha randomizzato 149 pazienti a ricevere saroglitazar 1 mg oppure placebo per 52 settimane. L’endpoint primario è stato raggiunto: il 48,5% in più dei pazienti trattati con il farmaco ha ottenuto una risposta biochimica clinicamente significativa rispetto al placebo (p<0,001).
La risposta era definita da fosfatasi alcalina (ALP) <1,67 volte il limite superiore della norma, una riduzione di almeno il 15% dei livelli di ALP rispetto al basale e valori di bilirubina totale o diretta pari o inferiori al limite della norma. Sono stati inoltre raggiunti gli endpoint secondari, tra cui la normalizzazione completa dell’ALP.
Il farmaco è stato generalmente ben tollerato, con eventi avversi bilanciati nei gruppi saroglitazar e placebo.
Un nuovo attore nello scenario terapeutico
Se approvato, saroglitazar entrerà in un mercato in cui già operano farmaci come seladelpar di Gilead ed elafibranor di Ipsen, entrambi agonisti PPAR approvati dalla FDA e dall’EMA (e anche in Italia), e l’acido obeticolico di Intercept, agonista FXR gravato da un “boxed warning” per rischi epatici per cui è stato ritirato dal commercio italiano ed europeo.
Nello studio che ha portato all’approvazione di seladelpar, Gilead aveva riportato una differenza del 42% nella risposta biochimica; elafibranor aveva ottenuto il 47% nello studio pivotale. Saroglitazar, con il suo 48,5%, si posiziona dunque in linea o superiore rispetto ai concorrenti.
Il professor Raj Vuppalanchi, ricercatore dello studio, ha sottolineato l’importanza di nuove opzioni per i pazienti che non rispondono alla terapia di prima linea.
La malattia e il bisogno insoddisfatto
La colangite biliare primitiva è una malattia autoimmune rara e progressiva che distrugge progressivamente i dotti biliari, causando accumulo di bile nel fegato. Ciò può portare a fibrosi, cirrosi, trapianto epatico o morte. Biomarcatori come ALP e bilirubina sono predittori fondamentali della progressione della PBC. I sintomi clinici includono prurito e affaticamento, spesso gravi e invalidanti.
Per i pazienti che non rispondono o non tollerano l’UDCA, le opzioni sono limitate. Saroglitazar, grazie al suo profilo d’azione su tossicità degli acidi biliari e infiammazione epatica, potrebbe rappresentare un passo avanti importante. Il farmaco ha già ottenuto le designazioni di Orphan Drug e Fast Track dalla FDA.
Verso il 2026
I risultati dello studio EPICS-III pongono saroglitazar come un candidato promettente nel trattamento della PBC. Con un’efficacia significativa, un profilo di sicurezza favorevole e la possibilità di ampliare le opzioni terapeutiche per pazienti fragili e con poche alternative, il farmaco si prepara a entrare in competizione diretta con colossi come Gilead e Ipsen.
La presentazione completa dei dati è attesa in un prossimo congresso scientifico, mentre Zydus prevede di presentare domanda di approvazione alla FDA nel primo trimestre del 2026. Se l’esito sarà positivo, saroglitazar potrebbe trasformarsi in una nuova risorsa per la medicina personalizzata contro una malattia rara e complessa come la PBC.