Un programma di screening della fibrillazione atriale (FA) basato su posta, con monitoraggio tramite patch ECG, ha portato a un modesto aumento a lungo termine delle diagnosi
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Un programma di screening della fibrillazione atriale (FA) basato su posta, con monitoraggio tramite patch ECG, ha portato a un modesto aumento a lungo termine delle diagnosi di FA e dell’esposizione ad anticoagulanti nei pazienti anziani a rischio da moderato ad alto di ictus, secondo uno studio presentato oggi in una sessione Hot Line al Congresso ESC 2025 e pubblicato simultaneamente su JAMA (The Journal of the American Medical Association).
Razionale e obiettivi dello studio AMALFI
Spiegando il razionale, la professoressa Louise Bowman, responsabile dello studio AMALFI presso Oxford Population Health (Regno Unito), ha dichiarato: “La FA è associata a un aumento del rischio di ictus, ma può essere difficile da rilevare poiché spesso si manifesta senza sintomi e/o in maniera saltuaria. Lo screening della FA è stato proposto come strategia per prevenire gli ictus, ma molti episodi asintomatici brevi o poco frequenti possono sfuggire. Le nuove tecnologie di monitoraggio hanno reso possibile screening di durata maggiore. Lo studio AMALFI è stato progettato per valutare l’efficacia a lungo termine dello screening remoto della FA asintomatica negli anziani ad alto rischio di ictus, utilizzando un patch ECG con monitoraggio continuo di 14 giorni.”
Disegno dello studio e popolazione arruolata
Lo studio AMALFI, randomizzato controllato in aperto e a bracci paralleli, è stato condotto su iniziativa dei ricercatori. I partecipanti sono stati identificati in 27 ambulatori di medicina generale nel Regno Unito attraverso ricerche automatiche nei registri elettronici sanitari. Erano eleggibili gli individui di età ≥65 anni con punteggio CHA2DS2VASc ≥3 per gli uomini o ≥4 per le donne. Criterio di esclusione principale: una precedente diagnosi di FA o flutter atriale. I partecipanti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere per posta un patch ECG da indossare e rispedire, oppure a ricevere la cura standard (controllo). L’endpoint primario era la proporzione di partecipanti con presenza di FA nei registri della medicina generale entro 2,5 anni dalla randomizzazione, analizzata con approccio intention-to-treat.
Risultati principali
In totale, sono stati randomizzati 5.040 individui. All’inizio, l’età media era 78 anni, il 47% erano donne e il 19% aveva avuto un precedente ictus o TIA. Dopo 2,5 anni, si è osservato un modesto aumento delle diagnosi di FA con il patch ECG: una registrazione post-randomizzazione di FA era presente nel 6,8% dei soggetti del gruppo intervento e nel 5,4% del gruppo di controllo (rapporto delle proporzioni 1,26; intervallo di confidenza [IC] 95% 1,02–1,57; p=0,03). Il carico di FA rilevato dal patch ha mostrato una distribuzione bimodale: il 33% dei casi con carico totale (100% del tempo in FA durante il monitoraggio), mentre il 55% aveva un carico di FA <10%.
A 2,5 anni, l’esposizione media agli anticoagulanti orali è stata di 1,63 mesi nel gruppo intervento e 1,14 mesi nel gruppo di controllo (differenza 0,50 mesi; IC 95% 0,24–0,75; p<0,0001). L’ictus si è verificato nel 2,7% dei pazienti del gruppo intervento e nel 2,5% del gruppo di controllo (rate ratio 1,08; IC 95% 0,76–1,53).
Interpretazione e prospettive future
Il dottor Rohan Wijesurendra, co-investigatore dello studio presso Oxford Population Health, ha concluso: “Il nostro studio dimostra che lo screening remoto della FA con patch ECG negli anziani a rischio da moderato ad alto di ictus porta a un modesto aumento delle diagnosi di FA e dell’esposizione ad anticoagulanti. Tuttavia, la FA rilevata indipendentemente dal patch è risultata più frequente del previsto e oltre la metà dei casi di FA rilevati dal patch era a basso carico (<10%). Questo suggerisce che lo screening della FA in questo contesto possa avere un impatto limitato sugli eventi di ictus; sono previsti ulteriori studi a lungo termine e analisi di costo-efficacia dello studio AMALFI, che forniranno maggiori approfondimenti in futuro.”