Sarilumab migliora significativamente la qualità di vita correlata alla salute e la fatigue nei pazienti con polimialgia reumatica (PMR), in particolare in quelli con elevata attività di malattia
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Sarilumab migliora significativamente la qualità di vita correlata alla salute e la fatigue nei pazienti con polimialgia reumatica (PMR) — in particolare in quelli con elevata attività di malattia — e dimostra un potenziale come trattamento risparmiatore di glucocorticoidi (steroid-sparing). Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su The Lancet Rheumatology.
Razionale e disegno dello studio
La PMR è una malattia infiammatoria caratterizzata da forte dolore e rigidità che coinvolge le spalle e le braccia bilateralmente. Se non trattata, questa condizione clinica comporta una significativa riduzione della qualità di vita.
I glucocorticoidi (GC) rappresentano il pilastro del trattamento della PMR, ma è noto come il loro impiego a lungo termine si associ ad eventi avversi. Di qui l’esigenza clinica di trovare nuovi agenti terapeutici in grado di consentire la riduzione dell’impiego di GC.
Sarilumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che agisce come antagonista del recettore dell’interleuchina-6 (IL-6R), bloccando sia la forma solubile che quella di membrana del recettore. Già approvato nel trattamento dell’artrite reumatoide, è anche indicato nel trattamento di pazienti adulti con PMR che hanno sperimentato una risposta insoddisfacente ai GC o che non possono tollerare la riduzione graduale della dose di corticosteroidi.
L’obiettivo del nuovo studio pubblicato è stato quello di valutare l’effetto di sarilumab sugli outcome riferiti dai pazienti (PRO).
I ricercatori hanno analizzato i dati dallo studio SAPHYR, un trial di fase 3, in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, condotto in 60 centri dislocati in 17 paesi.
Lo studio prevedeva che pazienti con PMR recidivante (≥1 riacutizzazione durante la riduzione dei glucocorticoidi e proteina C-reattiva >10 mg/L o velocità di eritrosedimentazione >30 mm/h) fossero randomizzati, secondo uno schema 1:1, a trattamento con sarilumab 200 mg ogni 2 settimane con una riduzione dei GC in 14 settimane oppure a trattamento con placebo con riduzione dei GC in 52 settimane.
I PRO sono stati valutati al basale e alle settimane 12, 24 e 52 utilizzando strumenti validati: 36-item Short Form Health Survey (SF-36), EuroQoL 5-Dimensions 3-Levels (EQ-5D), Functional Assessment of Chronic Illness Therapy-Fatigue (FACIT-F), Health Assessment Questionnaire Disability Index (HAQ-DI), Pain Visual Analog Scale (VAS) e Patient Global Assessment VAS.
L’endpoint primario dello studio era rappresentato dalla remissione sostenuta alla settimana 52; tra gli endpoint secondari chiave vi erano, invece, le variazioni rispetto al basale dei PROs. Sono state inoltre condotte analisi per sottogruppi in base al punteggio di attività della PMR al basale (PMR-AS).
Risultati principali
Tra il 9 ottobre 2018 e il 15 luglio 2020, 118 partecipanti sono stati arruolati nello studio SAPHYR; 60 randomizzati a trattamento con sarilumab e 58 con placebo. Un paziente randomizzato a trattamento con sarilumab non ha ricevuto il trattamento ma è stato incluso nelle analisi al basale. Lo studio è stato interrotto anticipatamente a causa dei ritardi nel reclutamento legati alla pandemia COVID-19, arruolando meno dei 280 partecipanti pianificati.
La popolazione in studio aveva un’età media di 68,9 anni, con una prevalenza di pazienti di sesso femminile (69%) e di etnia Caucasica (83%).
Al basale, la fatigue (misurata tramite il punteggio FACIT-F) era da moderata a severa nella maggioranza dei partecipanti (73%-74%) e i punteggi di qualità di vita correlata alla salute (EQ-5D e SF-36) riflettevano l’esistenza di compromissioni moderate della qualità della vita, con distribuzione simile tra i gruppi.
Alla settimana 52, il gruppo sarilumab ha mostrato miglioramenti significativamente maggiori rispetto al placebo nei punteggi riassuntivi della componente fisica del SF-36 (differenza quadratica media [LSM]: +4,78; P =0,020) e della componente mentale (differenza LSM: +4,75; P =0,030), così come in 5 domini del questionario SF-36: ruolo fisico (P =0,0013), dolore corporeo (P =0,007), vitalità (P =0,002), funzione sociale (P =0,032) e salute mentale (P =0,042).
Sarilumab, inoltre, ha superato il placebo nell’indice di utilità EQ-5D (differenza LSM: +0,13; P =0,034) e ha mostrato miglioramenti numerici relativi al punteggio EQ-VAS (differenza LSM; +8,83; P =0,084) e ai punteggi FACIT-F (differenza LSM: +3,74; P =0,06).
Anche i punteggi Patient Global Assessment VAS e HAQ-DI hanno favorito sarilumab, con differenze LSM rispettivamente pari a -8,93 (P =0,13) e a -0,25 (P =0,054) alla settimana 52.
Nelle analisi post-hoc, una percentuale significativamente maggiore di partecipanti trattati con sarilumab ha raggiunto una differenza clinicamente minima importante nei punteggi della componente fisica del questionario SF-36 (79% vs 51%; odds ratio: 3,46; P =0,02).
I risultati delle analisi per sottogruppi hanno rivelato che i pazienti con punteggio PMR-AS elevato al basale hanno mostrato i maggiori benefici dal trattamento con sarilumab, con miglioramenti significativi relativi ai punteggi FACIT-F (P =0,04), EQ-VAS (P =0.03), EQ-5D (P =0,003), HAQ-DI (P =0,023) e ai punteggi riassuntivi della componente mentale e in molteplici domini del questionario SF-36 (tutti P <0,05).
Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio, quali l’interruzione anticipata e la mancanza di una validazione psicometrica dettagliata dei PROs specifici per la PMR.
Ciò detto, in conclusione, i risultati di questo studio hanno mostrato che l’impiego di sarilumab 200 mg una volta ogni 2 settimane in associazione ad una riduzione graduale dei glucocorticoidi di 14 settimane ha portato a miglioramenti clinicamente rilevanti della qualità di vita correlata allo stato di salute e dei PRO rispetto al placebo con una riduzione graduale dei glucocorticoidi di 52 settimane.
I miglioramenti sono risultati maggiori nei pazienti con malattia più grave.
Questi risultati supportano l’impiego di sarilumab nei pazienti con PMR la cui attività di malattia e qualità di vita correlata alla salute non siano adeguatamente controllate dalla monoterapia con GC secondo i principi del treat-to-target.
Alla luce di tali dati, pertanto, i ricercatori hanno concluso che si impone una revisione delle linee guida attuali per la PMR.
Bibliografia
Strand V et al. Sarilumab in relapsing polymyalgia rheumatica: patient-reported outcomes from a phase 3, double-blind, randomised controlled trial. Lancet Rheumatol. Published online June 19, 2025. doi:10.1016/S2665-9913(25)00041-4
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