Cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva sintomatica: Aficamten meglio di metoprololo


Aficamten ha determinato miglioramenti significativi della capacità di esercizio e della sintomatologia rispetto al metoprololo per la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva  sintomatica

cuore

Il trattamento con aficamten ha determinato miglioramenti significativi della capacità di esercizio e della sintomatologia rispetto al metoprololo nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (HCM) sintomatica. Questi risultati derivano da una ricerca presentata nella sessione Hot Line del Congresso ESC 2025 e pubblicata contemporaneamente sul New England Journal of Medicine.

Il dottor Pablo Garcia-Pavia (Hospital Universitario Puerta de Hierro Majadahonda e CNIC, Madrid) ha sottolineato: “I beta-bloccanti sono comunemente utilizzati nei pazienti con HCM ostruttiva sintomatica, ma non agiscono direttamente sulla fisiopatologia sottostante e le prove della loro efficacia sono limitate. Aficamten, in quanto inibitore della miosina cardiaca, riduce l’ipercinèsia dannosa tipica dell’HCM ostruttiva. Studi precedenti avevano dimostrato il beneficio di aficamten rispetto a placebo nei pazienti con sintomi persistenti nonostante beta-bloccanti; tuttavia, non era noto se aficamten fosse superiore ai beta-bloccanti. Lo studio MAPLE-HCM è stato progettato per confrontare direttamente aficamten e metoprololo come monoterapia, anche in pazienti naïve al trattamento.”

Disegno dello studio
Il trial MAPLE-HCM è stato concepito come uno studio di fase III, randomizzato, in doppio cieco e con disegno double-dummy, e si è svolto in 71 centri distribuiti tra Nord e Sud America, Europa, Israele e Cina. Sono stati arruolati pazienti adulti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva sintomatica, appartenenti alla classe funzionale NYHA II o III, con capacità funzionale ridotta evidenziata da un picco di consumo di ossigeno inferiore al 100% del predetto per età e sesso, e con un punteggio KCCQ-CSS pari o inferiore a 90.

I partecipanti sono stati assegnati in rapporto 1:1 a ricevere aficamten (con titolazione da 5 a 20 mg, in base alla tolleranza individuale) oppure metoprololo (titolato da 50 a 200 mg). L’endpoint primario era rappresentato dalla variazione del picco di consumo di ossigeno (pVO₂) a 24 settimane, valutato tramite test da sforzo cardiopolmonare.

Risultati
In totale sono stati randomizzati 175 pazienti, con un’età media di 58 anni, dei quali il 42% donne e circa il 30% naïve al trattamento o di nuova diagnosi. La maggioranza dei soggetti in entrambi i gruppi ha raggiunto le dosi più elevate previste dai protocolli di titolazione.

Dopo 24 settimane di trattamento, l’endpoint primario ha mostrato una chiara differenza tra i due bracci di studio: nei pazienti trattati con aficamten il picco di consumo di ossigeno è aumentato in media di 1,1 mL/kg/min, mentre nei pazienti che ricevevano metoprololo si è osservata una riduzione di 1,2 mL/kg/min. La differenza tra i due gruppi, pari a 2,3 mL/kg/min a favore di aficamten, è risultata altamente significativa dal punto di vista statistico. È importante sottolineare che tale beneficio si è mantenuto in tutti i sottogruppi predefiniti, compresi i pazienti di nuova diagnosi o mai trattati in precedenza.

Oltre al miglioramento della capacità di esercizio, aficamten ha dimostrato un impatto favorevole anche sui sintomi e sulla qualità di vita: oltre la metà dei pazienti trattati con aficamten ha mostrato un miglioramento di almeno una classe NYHA (51,1%), contro poco più di un quarto dei pazienti in terapia con metoprololo (26,4%). Analogamente, il punteggio KCCQ-CSS è aumentato in media di 15,8 punti nel gruppo aficamten, rispetto a un incremento di 8,7 punti nel gruppo metoprololo.

Dal punto di vista emodinamico, il trattamento con aficamten ha determinato riduzioni significative del gradiente di efflusso ventricolare sinistro e del volume atriale sinistro, oltre a una riduzione dei livelli di NT-proBNP, marker prognostico sfavorevole, rispetto al metoprololo.

Per quanto riguarda la sicurezza, l’incidenza di eventi avversi è risultata simile nei due gruppi: il 73,9% dei pazienti in terapia con aficamten e il 75,9% dei pazienti in terapia con metoprololo ha riportato almeno un evento avverso, mentre gli eventi seri si sono verificati rispettivamente nell’8,0% e nel 6,9% dei casi.

Conclusioni
Secondo il dottor Garcia-Pavia: “Confrontando direttamente aficamten e metoprololo, lo studio MAPLE-HCM amplia le nostre conoscenze su come integrare al meglio aficamten nella gestione dei pazienti con HCM ostruttiva. Attualmente, la terapia con inibitori della miosina è raccomandata come seconda linea in caso di sintomi persistenti sotto beta-bloccante. Tuttavia, i nostri dati dimostrano che aficamten, sia come monoterapia che come terapia di prima linea, offre miglioramenti superiori nella capacità di esercizio e nella sintomatologia rispetto ai beta-bloccanti.”

Referenze Bibliografiche
MAPLE-HCM: aficamten vs metoprolol in oHCM’ presented during HOT LINE 2 on 30 August 2025 at 09:18 to 09:28 in Madrid (Main Auditorium) and simultaneously published in New England Journal of Medicine

Maron MS, Masri A, Nassif ME, et al. Aficamten for symptomatic obstructive hypertrophic cardiomyopathy. N Engl J Med. 2024;390:20:1849–1861