Ne parla il nuovo appuntamento con “Cose Nostre”, condotto da Emilia Brandi, in onda lunedì 8 settembre alle 23.30 su Rai 1
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La parabola esistenziale di Cipriano D’Alessandro, un ragazzo di Casal di Principe come tanti, figlio di un contadino, con poca voglia di studiare e tanta rabbia dentro. Attratto dall’aura di prestigio emanata dalla figura del camorrista, entrò nelle bande criminali poi confluite nel cosiddetto clan dei Casalesi.
Ne parla il nuovo appuntamento con “Cose Nostre”, condotto da Emilia Brandi, in onda lunedì 8 settembre alle 23.30 su Rai 1. Cipriano D’Alessandro, detto “Ciglione’’ per le foltissime sopracciglia, ha preso parte all’atto fondativo dell’organizzazione, lo strangolamento di Paride Salzillo, e ha commesso lui stesso numerosi omicidi. Era noto per la sua forza e il suo coraggio e gli vennero pertanto affidati i compiti più atroci, che lui eseguiva senza esitazione, salvo poi subire duri contraccolpi personali.
Alle telecamere di Cose Nostre, D’Alessandro racconta il rito della “punciuta” a cui venne sottoposto, e i meccanismi spietati che consentivano agli uomini di Francesco Sandokan Schiavone di controllare in modo militare buona parte della provincia di Caserta. Dopo un percorso di autocoscienza, coincisa con la scelta di collaborare con la giustizia, D’Alessandro ha intrapreso un cammino di trasformazione interiore. L’arte e il teatro sono diventati per lui strumenti per esprimere i propri nodi irrisolti e liberarsi di quella che definisce “la maschera dell’assassino”, fino a ritrovare un diverso sé stesso e cominciare una nuova vita.