Spondiloartrite: ecografia polmonare rileva segni precoci di interstiziopatia


Un nuovo studio italiano ha dimostrato la capacità dell’ecografia polmonare di rilevare anomalie suggestive di interstiziopatia polmonare in pazienti affetti da spondiloartrite

Spondiloartrite assiale rete neurale

Un nuovo studio italiano, coordinato da ricercatori dell’Università di Pisa e pubblicato su Journal of Clinical Medicine, ha dimostrato la capacità dell’ecografia polmonare (un esame meno costoso della tomografia computerizzata a risoluzione elevata) di rilevare anomalie suggestive di interstiziopatia polmonare (Ndr: irregolarità della linea pleurica – PLI) in pazienti affetti da spondiloartropatie (spondilite anchilosante -SA – e artrite psoriasica – PsA) rispetto ad individui sani.
Inoltre, i ricercatori hanno identificato nel fumo di sigaretta l’unica caratteristica clinica correlata al PLI nell’esame ecografico condotto.

Tali risultati, da confermare in studi di dimensioni più ampie, suggeriscono che l’impiego regolare dell’ecografia toracica potrebbe aprire la strada a un monitoraggio personalizzato e più tempestivo della patologia.

Razionale e disegno dello studio
L’interstiziopatia polmonare (ILD) è una complicanza frequente dell’artrite reumatoide (AR), rappresentando la manifestazione extra-articolare più comune (con una prevalenza di circa il 10–60%) e la seconda causa di mortalità, ricordano i ricercatori.
Le spondiloartriti (SpA) sono artriti croniche che condividono con l’AR sia un carico di malattia e il ricorso ad approcci terapeutici simili.

La valutazione dell’ILD, continuano i ricercatori, è un processo complesso, in ragione della bassa sensibilità della radiografia e dei test di funzionalità polmonare, oltre all’esposizione a radiazioni legata alla ripetizione della tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HRCT), considerata l’esame di elezione per queste malattie.

Recenti studi che si sono avvalsi del ricorso all’ecografia polmonare (LUS) hanno mostrato risultati interessanti nella valutazione dell’ILD nelle malattie autoimmuni.
Di qui il nuovo studio che si è proposto di valutare la prevalenza di ILD in una coorte di pazienti con SpA utilizzando la LUS in confronto con soggetti sani (HSs).
L’obiettivo secondario, invece, è stato quello di valutare l’esistenza di potenziali correlazioni tra l’ILD e le caratteristiche cliniche all’interno della coorte di pazienti con SpA utilizzando la LUS.

A tal scopo, i ricercatori hanno reclutato 73 pazienti ambulatoriali consecutivi con SpA (SA o PsA) da sottoporre a valutazione mediante LUS, applicando la definizione di PLI recentemente proposta dal gruppo OMERACT per la sclerosi sistemica.
In ciascun individuo reclutato nello studio (pazienti e controlli sani) sono stati esaminati mediante LUS 71 spazi intercostali: 14 anteriori, 27 laterali e 30 posteriori.

Per ciascun individuo reclutato nello studio è stato calcolato un punteggio pleurico totale (NdR: uno score che permette di quantificare in modo oggettivo e standardizzato le alterazioni della pleura e del parenchima polmonare, in particolare in contesti di ILD).
Non solo: tutti i partecipanti hanno compilato questionari validati in italiano riguardanti la funzione respiratoria (Leicester e Saint-George), lo stato di salute globale (SF-36) e la dispnea (scala mMRC).

Infine, last but not least, dalle cartelle cliniche sono stati raccolti dati clinici relativi alla durata e all’esordio della malattia, all’attività di malattia al momento dell’esame e ai trattamenti in corso con metotrexato (MTX) o farmaci biologici.

Risultati principali
Lo studio ha preso in considerazione 46 pazienti con PsA, 27 con  SA e 56 individui sani.

Dall’analisi non sono state dimostrate differenze significative tra i gruppi (SpA vs HS e PsA vs SA) per età, sesso, BMI e abitudini tabagiche.
Il PLI è risultato significativamente più elevato nei pazienti con SpA rispetto agli individui sani (p < 0,001).

È stata trovata una correlazione positiva tra il PLI totale e il PLI nelle regioni anteriore, posteriore e laterale del torace.
La regione posteriore del torace ha mostrato un PLI più elevato rispetto alle regioni anteriore e laterale. Non sono state trovate differenze statisticamente significative tra PsA e SA.

L’impiego di MTX non è risultato un fattore di rischio per il PLI (non sono state trovate differenze tra pazienti SpA MTX+ e SpA MTX-).
Quanto ai PROs considerati (Leicester, Saint-George e SF-36), questi non erano correlati  PLI totale. È stata trovata, invece, una correlazione significativa solo tra il punteggio SF-36 e la presenza di PLI nel torace anteriore.
I PROs erano invece correlati tra loro, mostrando una buona concordanza per assenza/presenza di sintomi.

L’attività della malattia, la durata della malattia e l’età all’esordio non erano correlati al PLI totale. L’abitudine al fumo, invece, è risultata predittiva di un punteggio PLI significativamente più elevato, sia nei pazienti con SpA che negli individui sani.

Implicazioni dello studio
I risultati dello studio hanno mostrato come i pazienti con SpA presentino punteggi di irregolarità della linea pleurica significativamente più elevati rispetto agli individui sani, suggerendo che la frequenza dell’ILD in questa popolazione possa essere sottostimata.
Questo dato apre a una riflessione importante: la possibilità che nei pazienti con SpA esista una fase subclinica di malattia polmonare, non rilevabile con i tradizionali strumenti clinici o con i PROs utilizzati per valutare la qualità della vita e i sintomi respiratori, ma intercettabile con tecniche di imaging più sensibili come la LUS.

L’analisi regionale ha evidenziato valori più elevati nella parte posteriore del torace, mentre i PROs non hanno mostrato alcuna correlazione con i dati ecografici, confermando la natura subclinica delle alterazioni rilevate.
Di particolare rilievo la forte associazione con l’abitudine al fumo, osservata sia nei pazienti che nei controlli, a conferma del ruolo del tabacco come fattore di rischio per il danno polmonare precoce.

Questi risultati, pur preliminari, indicano che la LUS possa rappresentare uno strumento promettente per lo screening dell’ILD nei pazienti con SpA, grazie alla sua semplicità d’uso e alla possibilità di applicarla in contesti ambulatoriali di routine.
Studi prospettici e di maggiori dimensioni saranno necessari per chiarire il reale significato clinico di queste alterazioni e valutare se l’impiego sistematico dell’ecografia possa contribuire a una gestione più personalizzata e tempestiva della malattia.

Bibliografia
Delle Sedie A et al. Interstitial Lung Disease: Does It Represent a Real Comorbidity in Spondyloarthritis Patients? Results from an Ultrasound Monocentric Pilot Study. J. Clin. Med. 2025, 14, 5632. https://doi.org/10.3390/jcm14165632
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