Scuola: i suggerimenti della pedagogista Federica Ciccanti per affrontare con maggiore consapevolezza ed equilibrio il rientro in classe dopo le vacanze estive
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Settembre, per molte famiglie, è sinonimo di “back to school”. Finite le vacanze, il ritorno a scuola porta con sé inevitabilmente cambiamenti emotivi e organizzativi nelle abitudini quotidiane delle famiglie, in aggiunta alle novità introdotte dal ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara che prevedono, a partire dall’anno scolastico 2025/2026, di estendere anche alle scuole superiori il divieto di utilizzare il cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in orario scolastico, e il voto in condotta decisivo per non essere bocciati.
Alcuni figli vivono l’entusiasmo della ripresa, altri, invece, provano preoccupazione, stress, sbalzi d’umore e ansia. Non diverso può essere per i genitori, che sentono il carico emotivo e organizzativo, tra orari da incastrare, attività extrascolastiche da programmare, spese da affrontare ed emozioni da gestire. «Settembre rimette in moto sveglie, zaini e stati d’animo. Non è solo il suono della campanella a far rumore: tornano aspettative, paure, entusiasmo e stanchezza», afferma Federica Ciccanti, pedagogista, pedagogista clinico, mediatrice familiare e autrice di Regole facili. Genitori felici (e figli anche), edito da Vallardi. Riuscire ad affrontare il nuovo inizio con consapevolezza può sicuramente aiutare a trasformare un ritorno a scuola potenzialmente stressante in una ripartenza positiva. «Il rientro non richiede perfezione, bensì presenza, parole gentili e incoraggianti, pause che rispettano i tempi, ascolto che non giudica e piccoli gesti quotidiani ripetuti, perché quando l’adulto gestisce la routine con calma e chiarezza, i figli si sentono meglio e si riorganizzano», continua Ciccanti. «In casa torna un clima più leggero, salutare per l’intera famiglia: casa, non dimentichiamolo, è un luogo di incontro, cura e crescita, non un campo di battaglia. Se oggi è stato difficile, domani si ricomincia, perché la famiglia, in fondo, è una squadra che si allena giorno dopo giorno». Ma come riuscirci? Ecco 7 strategie suggerite dalla pedagogista che, unendo parole, intenzioni e azioni efficaci, aiutano in modo concreto.
- Condividere un patto che fa squadra
Fare un accordo significa creare uno spazio delimitato condiviso in cui inserire bisogni, responsabilità e tempistiche di genitori e figli. Il patto non è un elenco imposto di divieti da rispettare, è una cornice condivisa che rassicura, che si costruisce insieme, guardandosi negli occhi e dicendo con chiarezza e semplicità cosa conta per tutti i membri della famiglia. Restare fedeli al patto dà stabilità nei giorni facili e in quelli più complicati: non serve alzare la voce, basta tornare con calma a ciò che è stato scelto insieme. E niente esclude che si possa riconsiderare nel tempo cosa funziona e cosa è meglio aggiustare per un maggior benessere familiare.
- Usare parole che accolgono
Quando l’ansia si manifesta per un’interrogazione, un nuovo compito o una situazione che non si sa gestire, la prima risposta è l’ascolto. Parole che accolgono fanno spazio e permettono all’emozione di distendersi e prendere forma. In quella piccola apertura, creata senza giudizio e aggressività, il figlio ritrova fiato e può rimettersi in cammino. Non vanno promesse strade senza ostacoli, ma vanno offerti supporto e fiducia, che sono quelli che fanno ritrovare davvero la calma. Evitiamo di dire: «Ma dai, non è niente». Preferiamo, invece: «Ti vedo preoccupato, è normale sentirsi così», «Proviamo aragionarci insieme e poi mi dici se ti senti più tranquillo?». Dare un nome all’emozione aiuta a renderla gestibile, negarla rischia di accrescerla. Se scatta il rifiuto, usiamo un “ponte”: «Capisco che ora è troppo. Proviamo a parlare 10 minuti e poi scegli tu se proseguire o fermarti». Con figli adolescenti, niente sarcasmo, sì a fiducia esplicita («So che te la cavi, sono qui se serve»).
- Procedere un passo alla volta
Come per camminare servono tempo e azioni ripetute nel tempo, anche il rientro a scuola richiede passi brevi e regolari. Procedere a tappe dona padronanza: un passo oggi, un altro domani, senza fretta di finire tutto e subito. La continuità vale più della performance. Quando il carico sembra troppo, è meglio fermarsi e ristabilire il percorso: è sempre preferibile meno quantità e più qualità. Il lavoro diventa così allenamento e non prova di valore. Rafforziamo la capacità e l’impegno dei figli, incoraggiando: «Hai tenuto duro anche quando non ti andava, questo è crescere». Se un giorno per qualsiasi motivo dovesse saltare quanto stabilito, il giorno dopo si riparte da dove si era arrivati, senza problemi.
- Dare “autonomia guidata”
Crescere significa poter scegliere dentro confini chiari, al cui interno ci sono piccoli margini di scelta (il momento, l’ordine, il luogo) che potenziano responsabilità e fiducia. Meglio dire: «Preferisci iniziare da storia o matematica?», «Scegli di studiare alla scrivania in camera o sul tavolo della sala?». Il genitore accompagna da vicino, osserva, incoraggia, lascia spazio all’iniziativa, non si sostituisce al figlio. Fa domande che aprono («Cosa ti è chiaro, cosa no?»), offre un suggerimento alla volta. A fine giornata, è bene fare un mini-bilancio: «Cosa ti è riuscito bene? Domani di cosa hai bisogno, così ci organizziamo?». Focalizziamo l’attenzione sullo sforzo, la cura e i tentativi: sono questi i mattoni dell’autostima che reggono, anche quando il voto non brilla. Celebriamo i piccoli progressi con parole descrittive, non con etichette: «Bene! Hai organizzato lo zaino da solo!» vale più di «Sei bravo».
- Mantenere rituali che rassicurano
Ogni famiglia ha gesti, azioni e parole che tengono insieme, che servono a esprimere emozioni, a dare un senso di stabilità e sicurezza: un saluto speciale alla mattina, cinque minuti di divano al rientro, la preparazione tranquilla di quello che serve il giorno dopo… I rituali non complicano la giornata, anzi, la rendono più “leggibile”: segnano l’inizio e la fine, danno un ritmo che calma. Nelle settimane di settembre sono ancore preziosi, perché parlano di continuità e di casa, più di mille spiegazioni.
- Creare una comunicazione sana e serena
Parlare, ascoltare e non giudicare sono tre passi fondamentali per educare. Alle porte del nuovo anno scolastico, con l’introduzione delle norme da parte del ministro Valditara, è bene aiutare i figli a capire le nuove regole da rispettare, spiegandole e invitandoli a esprimere dubbi e preoccupazioni, anche su un uso sano della tecnologia. Coinvolgerli favorisce un senso di responsabilità condivisa. Se ci si prepara in anticipo, si è più pronti ad affrontare le novità e le reazioni sono meno destabilizzanti. Se i figli hanno uno smartphone proprio, stabilire insieme nuove abitudini pratiche: suggeriamo, per esempio, di lasciarlo spento nello zaino o in una tasca senza usarlo, e concordiamo come gestire eventuali situazioni urgenti («Se hai una necessità impellente, avverti la presidenza e verremo informati immediatamente. Stai tranquillo, noi ci siamo sempre»).
- Rispettare le regole per migliorare la condivisione
Viviamo a contatto con gli altri, dentro e fuori casa, e per una buona convivenza ci sono comportamenti da adottare. Anche in classe, con le nuove disposizioni ministeriali, è bene far capire ai figli che arrivare puntuali è segno di responsabilità, che si può partecipare alla vita scolastica con rispetto, ascoltando quando gli insegnanti o i compagni parlano e intervenendo senza interrompere, che bisogna usare un linguaggio educato, mantenere gli impegni presi, aiutare i compagni come e dove si può, chiedere scusa se si sbaglia e mostrare impegno nei piccoli gesti. Concentriamoci su regole chiare ed evitiamo minacce e ricatti, facciamo esercizio di empatia, per una relazione gratificante per tutti.