L’agenzia americana Fda approva brensocatib, primo e unico trattamento per le bronchiectasie non correlate alla fibrosi cistica
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Insmed ha ottenuto l’approvazione per il suo secondo farmaco per le malattie polmonari, annunciando l’autorizzazione della Food and Drug Administration per brensocatib (nome commerciale Brinsupri), indicato per il trattamento delle bronchiectasie, una condizione cronica che provoca dilatazione delle vie aeree nei polmoni, tosse cronica e frequenti infezioni respiratorie.
Malattia dell’apparato respiratorio che causa tosse, produzione di catarro e infezioni respiratorie ricorrenti, le bronchiectasie hanno cause diverse: malattie genetiche, come la fibrosi cistica e le discinesie ciliari; problemi immunitari con deficit di produzione di anticorpi; infezioni respiratorie gravi, tubercolosi, pertosse, virus respiratorio sinciziale Circa il 40% delle bronchiectasie hanno però una causa ignota e vengono definite come idiopatiche.
In Italia, seondo i dati dell’Università di Milano, la prevalenza stimata è di 168/100.000 quindi più di 100.000 persone sono affette da bronchiectasie, con un’incidenza pari a 10.000 nuovi casi all’anno.
Brensocatib è il primo farmaco per il trattamento della bronchiectasia non causata dalla fibrosi cistica e il primo di una nuova classe di farmaci chiamati inibitori DPP-1 che potrebbero trattare diverse condizioni infiammatorie. La startup Expedition Therapeutics ha appena firmato un accordo con Fosun Pharma per la maggior parte dei diritti su un inibitore DPP-1, mentre Boehringer Ingelheim e Haisco Pharmaceutical Group hanno fin sviluppo farmaci di questa nuova classe.
“L’approvazione della Fda rappresenta un potenziale cambiamento paradigmatico nel modo in cui affrontiamo la bronchiectasia non fibrocistica”, ha affermato Doreen Addrizzo-Harris, Professore di Medicina Polmonare, Terapia Intensiva e Medicina del Sonno presso la NYU Grossman School of Medicine e Direttore del Programma Bronchiectasia e NTM della NYU Langone Health, nonché ricercatrice ASPEN. “Per la prima volta, abbiamo a disposizione un trattamento che agisce direttamente sull’infiammazione neutrofila e affronta una delle cause principali delle esacerbazioni della bronchiectasia. Sulla base della validità dei dati e dell’impatto che abbiamo osservato nei pazienti, ritengo che questo potrebbe diventare il nuovo standard nella cura della bronchiectasia non fibrocistica”.
Negli Stati Uniti sono circa 500mila le persone con diagnosi di NCFB e si stima che a livello globale siano milioni quelle che convivono con questa malattia. Nella fibrosi cistica, la bronchiectasia può essere trattata con farmaci mirati come Kalydeco o Trikafta di Vertex Pharmaceuticals, ma per le bronchiectasie che non sono causate dalla fibrosi cistica finora non c’erano trattamenti approvati.
A differenza di altre malattie respiratorie caratterizzate dal restringimento delle vie aeree, la bronchiectasia provoca un allargamento permanente delle vie aeree, rendendo più difficile l’eliminazione del muco e dei batteri e causando infiammazioni e infezioni persistenti. Una caratteristica distintiva della bronchiectasia sono le frequenti esacerbazioni, o riacutizzazioni, in cui i sintomi peggiorano, come tosse, aumento del muco, respiro affannoso e affaticamento.
“La bronchiectasia non fibrosistica cistica influisce profondamente sulla vita delle persone affette da questa patologia polmonare cronica, compromettendo sia la loro salute fisica che il loro benessere emotivo”, ha aggiunto Elisha Malanga, direttore esecutivo della Bronchiectasis and NTM Association. “Molti pazienti soffrono di frequenti riacutizzazioni, che possono compromettere la loro vita quotidiana e potenzialmente portare a una progressione della malattia. L’approvazione da parte della Fda del brensocatib rappresenta un progresso significativo e atteso da tempo, in quanto è la prima terapia approvata per la bronchiectasia non fibrocistica. La nostra speranza è che trattamenti come questo consentano alle persone affette da bronchiectasia di gestire la loro condizione”.
Meccanismo di azione del farmaco
Brensocatib è un nuovo farmaco orale che agisce inibendo in modo selettivo e reversibile la dipeptidil peptidasi 1 (DPP1). La DPP1 è un enzima presente nel midollo osseo che attiva le serin proteasi dei neutrofili (NSP) durante la maturazione dei neutrofili. Le NSP, come l’elastasi neutrofila, la proteinasi 3 e la catepsina G, sono enzimi immagazzinati nei granuli dei neutrofili. Vengono rilasciati durante l’infiammazione e svolgono un ruolo sia nella distruzione dei patogeni che nella mediazione infiammatoria. La DPP1 è fondamentale per l’attivazione di questi NSP nel midollo osseo. Essa scinde gli zimogeni NSP inattivi nelle loro forme attive, che vengono poi immagazzinate nei granuli dei neutrofili.
Il brensocatib agisce specificamente sulla DPP1, impedendo l’attivazione delle NSP. Ciò riduce la quantità di NSP attive rilasciate durante l’infiammazione.
In malattie come la bronchiectasia, in cui vi è un’infiammazione cronica e un accumulo di neutrofili nelle vie aeree, questa inibizione mirata della DPP1 da parte del brensocatib può ridurre gli effetti dannosi dell’eccessiva attività delle NSP.
Dati che hanno portato alla sua approvazione
L’approvazione si basa sui dati degli studi di fase 3 ASPEN e di fase 2 WILLOW, entrambi pubblicati sul New England Journal of Medicine.
Nello studio ASPEN, i pazienti trattati con BRINSUPRI 10 mg o 25 mg hanno registrato una riduzione del tasso annuale di esacerbazioni rispettivamente del 21,1% e del 19,4% rispetto al placebo. Entrambi i dosaggi di brensocatib hanno inoltre soddisfatto diversi endpoint secondari correlati alle riacutizzazioni, tra cui un prolungamento significativo del tempo alla prima riacutizzazione e un aumento significativo della percentuale di pazienti che non hanno avuto riacutizzazioni durante il periodo di trattamento.
I pazienti che hanno ricevuto brensocatib 25 mg hanno registrato un calo statisticamente significativo della funzione polmonare, misurata dal volume espiratorio forzato in un secondo (FEV₁) dopo l’uso di un broncodilatatore, alla settimana 52.
La sicurezza di brensocatib è stata valutata in entrambi gli studi. Le reazioni avverse più comuni ≥2% nello studio ASPEN includevano infezioni del tratto respiratorio superiore, cefalea, rash, pelle secca, ipercheratosi e ipertensione. Il profilo di sicurezza per i pazienti adulti con NCFB nello studio WILLOW era generalmente simile a quello dello studio ASPEN, ad eccezione di una maggiore incidenza di reazioni avverse gengivali e parodontali nello studio WILLOW.
La borsa ha reagito positivamente
Per questo farmaco gli analisti di Wall Street prevedono un fatturato annuo fino a 6 miliardi di dollari. Global Data è più conmservativa e si ferma a $1,7 mld nel 2033.
La valutazione di mercato di Insmed è balzata a oltre 25 miliardi di dollari in previsione delle vendite future di Brinsupri, dell’altro suo farmaco approvato Arikayce e dei farmaci in fase di sviluppo per le malattie polmonari e la distrofia muscolare di Duchenne. Attualmente, la capitalizzazione di mercato di Insmed è superiore a quella di Biogen, Incyte, Genmab e Moderna.
Insmed prevede di vendere Brinsupri al prezzo di listino di 88mila dollari all’anno. In una presentazione, l’azienda ha stimato che il prezzo netto sarebbe inferiore del 25-35% dopo aver tenuto conto degli sconti e delle riduzioni concessi agli assicuratori.
Nelle note inviate ai loro clienti, gli analisti di Wall Street hanno sottolineato come le informazioni sulla prescrizione fornite dalla Fda pongano poche restrizioni all’uso di Brinsupri, il che dovrebbe consentirne un’ampia diffusione. Ad esempio, l’agenzia non ha richiesto alle persone affette da bronchiectasia di avere un numero documentato di esacerbazioni prima di poter essere ammesse al trattamento con brensocatib, un criterio che avrebbe potuto limitare la diffusione del farmaco.
Le avvertenze sulla sicurezza del farmaco erano limitate agli effetti collaterali sulla pelle e sulla bocca e all’uso con vaccini vivi, che sono limitazioni gestibili, hanno aggiunto gli analisti.
“L’etichetta della Fda ha raggiunto lo scenario migliore”, ha scritto Kelly Shi, analista di Jefferies, in una nota ai clienti.
Con Arikayce, Insmed ha già un farmaco che è sulla buona strada per guadagnare circa 400 milioni di dollari di entrate quest’anno, anche se la società ha registrato perdite per 578 milioni di dollari nella prima metà del 2025. Insmed ha anche riportato dati promettenti per un farmaco sperimentale contro l’ipertensione e sta cercando di espandere l’uso di Arikayce e Brinsupri ad altre patologie.
Conosciuto scientificamente come brensocatib, Brinsupri è arrivato a Insmed nell’ambito di un accordo siglato nel 2016 con AstraZeneca, in base al quale aveva pagato 30 milioni di dollari in anticipo. All’epoca, AstraZeneca stava cercando di “esternalizzare” una serie di attività non strategiche.
L’accordo ha dato i suoi frutti per Insmed, che nei test ha dimostrato che Brinsupri riduceva gli attacchi di tosse e la mancanza di respiro noti come esacerbazioni polmonari meglio del placebo e li teneva lontani più a lungo.