Mielofibrosi con anemia, benefici da aggiunta di ruxolitinib a danazolo


Nei pazienti con mielofibrosi con anemia alla diagnosi, beneficia da danazolo o agenti che stimolano l’eritropoiesi (ESA), entrambi in combinazione con l’inibitore di JAK ruxolitinib

Studio clinico su 21 pazienti affetti da mielofibrosi avanzata promuove il farmaco sperimentale AVID200 che migliora i sintomi

I pazienti con mielofibrosi e che presentano anemia alla diagnosi trattati con danazolo o con agenti che stimolano l’eritropoiesi (ESA), entrambi in combinazione con l’inibitore di JAK ruxolitinib, i tassi di risposta splenica e dei sintomi sono simili a quelli riportati nell’intera popolazione dello studio di fase 3b JUMP. Lo evidenziano i risultati di un’analisi post-hoc dello studio presentati al congresso annuale della European Hematology Association (EHA).

Nei pazienti che avevano iniziato un trattamento con ESA o danazolo entro 3 mesi dall’inizio dello studio e che avevano un livello di emoglobina (Hb) inferiore a 12 g/dl (101), il tasso di risposta splenica è risultato del 41,6% a 12 settimane e 36,6% a 24 settimane. Inoltre, nel sottogruppo di pazienti che avevano un livello di emoglobina inferiore a 10 g/dl (52) i tassi corrispondenti sono risultati rispettivamente del 42,3% e 34,6%. A titolo di confronto, i tassi corrispondenti ottenuti nella popolazione complessiva dello studio JUMP erano risultati del 39,1% e 31,5%.

I tassi di riduzione dei sintomi sono risultati simili nel sottogruppo di pazienti con meno di 12 g/dl e in quello con meno di 10 g/dl di Hb: 25,7% e 23,1%. Il tasso di riduzione dei sintomi nella popolazione complessiva dello studio JUMP era risultato del 26,9%.

Inoltre, l’Hb media ha raggiunto il valore minimo (nadir) alla settimana 4 per poi risalire in modo costante fino alla settimana 48. In percentuale la variazione dal basale alla settimana 48 è risultata di +1,5% nei pazienti con un valore di Hb inferiore a 12 g/dl e +6,5% in quelli con Hb inferiore a 10 g/dl.

Ridotta la dipendenza dalle trasfusioni
Dal basale alla settimana 48, è stata osservata anche una riduzione del fabbisogno di trasfusioni. Complessivamente, quattro (il 57%) dei pazienti del sottogruppo con Hb inferiore a 10 g/dl che al basale presentavano dipendenza dalle trasfusioni, alla settimana 24 non erano più dipendenti dalle trasfusioni; tre di essi sono diventati completamente indipendenti dalle trasfusioni.

«Questi risultati supportano l’uso di un ESA o di danazolo come terapia di supporto per la cura dell’anemia in combinazione con ruxolitinib, e possono consentire di mantenere l’intensità di dose di ruxolitinib nei pazienti affetti da mielofibrosi con anemia», ha dichiarato l’autore principale dello studio, Pankit Vachhani, della University of Alabama di Birmingham, durante la presentazione dei risultati.

Lo studio JUMP
Lo studio JUMP (NCT01493414) è un trial a braccio singolo, di expanded access, che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di ruxolitinib nei pazienti con mielofibrosi. I criteri di inclusione comprendevano una mielofibrosi primaria o secondaria, con valori piastrinici al basale di almeno 50×109/l.

Ruxolitinib è stato somministrato a una dose compresa tra 5 mg e 20 mg due volte al giorno a seconda dei valori delle piastrine al basale. Lo studio ha arruolato complessivamente 2233 pazienti.

Nell’analisi post-hoc, i ricercatori hanno valutato i dati del database dello studio JUMP relativi a 1384 pazienti con Hb inferiore a 12 g/dl, con un focus su quelli che avevano un valore di Hb inferiore a 10 g/dl, e che avevano iniziato un trattamento con ESA o danazolo entro 3 mesi dall’arruolamento e avevano continuato la terapia per almeno 3 mesi. Nell’analisi sono stati inclusi 101 pazienti che erano stati trattati con un ESA (98 pazienti, trattati con epoetina o darboepoetina) o con danazolo (tre pazienti).

Nell’analisi post-hoc, la risposta splenica prevedeva una riduzione pari o superiore al 50% della lunghezza della milza palpabile rispetto al basale, mentre la risposta dei sintomi prevedeva un aumento di almeno 6,5 punti del punteggio totale della scala FACT-Lym rispetto al basale.

Caratteristiche dei pazienti inclusi nell’analisi 
Nel gruppo con Hb inferiore a 12 g/dl, l’età mediana era di 70 anni (range: 45-86), il 73,3% dei pazienti aveva 65 anni o più e il 45,5% era di sesso femminile. Secondo il Dynamic International Prognostic Scoring System (DIPSS), il 12,9% dei pazienti aveva una malattia ad alto rischio, il 35,6% a rischio intermedio-2, il 31,7% a rischio intermedio-1, l’1% a basso rischio e la valutazione era mancante nel 18,8%. Il tempo mediano intercorso dalla diagnosi iniziale era di 18,6 mesi (range: 0,3-312).

Nel sottogruppo di pazienti con Hb inferiore a 10 g/dl, l’età mediana era di 71,5 anni (range: 45-84), il 69,2% aveva almeno 65 anni e il 48,1% era di sesso femminile. Secondo il DIPSS il 25% dei pazienti aveva una malattia ad alto rischio, il 51,9% a rischio intermedio-2, il 3,8% a rischio intermedio-1, lo 0% a rischio basso e nel 19,2% la valutazione era mancante. Il tempo trascorso dalla diagnosi iniziale in questo sottogruppo era di 12,9 mesi (range: 0,3-158).

Il tempo mediano trascorso dall’arruolamento alla prima dose di ESA o danazolo è stato di 43 giorni (range: 2-91) nel gruppo con Hb inferiore a 12 g/dl e di 34 giorni (range: 2-90) nel gruppo con Hb inferiore a 10 g/dl. Al basale, 10 pazienti con Hb inferiore a 12 g/dl (9,9%) erano dipendenti dalle trasfusioni contro sette nel sottogruppo con Hb inferiore a 10 g/dl.

Nei due sottogruppi, la conta piastrinica media era rispettivamente di 322 x 109/l e 297 x 109/l e la conta media dei globuli bianchi era di 14,5 x 109/l e 15,6 x 109/l. La lunghezza media della milza palpabile era di 13 cm sotto il margine mediano sinistro contro 12,1 cm sotto il margine mediano sinistro.

Il follow-up mediano è stato di 17,5 mesi (range: 4,6-57,1) per i pazienti con Hb inferiore a 12 g/dl e di 16,7 mesi (range: 4,6-53,7) per quelli con Hb inferiore a 10 g/dl. La durata mediana del trattamento con ESA o danazolo è stata rispettivamente di 10,2 mesi (range: 3,3-44,3) e 9,2 mesi (range: 3,4-40,8).

Mantenimento dell’intensità di dose di ruxolitinib
Nelle 48 settimane i livelli di Hb risultavano aumentati e la dipendenza dalle trasfusioni diminuita con la combinazione di ESA o danazolo con ruxolitinib per la gestione dell’anemia.

In 4 settimane la dose media di ruxolitinib è rimasta al di sopra dei 25 mg per la maggior parte delle visite dello studio, anche se la dose totale giornaliera media è diminuita nel tempo. A 48 settimane, le dosi erano di 25,3 mg e 25,0 mg rispettivamente nei sottogruppi con Hb inferiore a 12 g/dl e inferiore a 10 g/dl.

Bibliografia
P. Vachhani, et al. Clinical outcomes in patients with myelofibrosis treated with ruxolitinib and anemia supporting medications. EHA 2025; abstract S218. leggi