Hubble ha immortalato la cometa 3I/Atlas


La cometa interstellare 3I/Atlas, scoperta il primo luglio scorso, è stata immortalata da Hubble. L’immagine ad alta risoluzione ha consentito una stima più accurata delle dimensioni

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È il terzo oggetto che viene a farci visita nel Sistema solare, sfrecciando alla folle velocità di 209mila chilometri orari, la più alta mai stimata per un oggetto la cui orbita ha trapassato il Sistema solare, senza però avere nulla a che fare con il nostro sistema planetario. Si pensa che le sue origini siano da rintracciare nel disco spesso della Via Lattea e che abbia un’età di sette miliardi di anni, dunque ben più antica del nostro sistema di pianeti, esistente da 4,5 miliardi di anni. Adesso il telescopio spaziale Hubble ci consegna l’immagine a più alta risoluzione ad oggi ottenuta della cometa interstellare 3I/Atlas, scoperta il 1 luglio scorso, nel mezzo di quel pulviscolo di stelle che affolla il Sagittario, costellazione che per motivi fortuiti si sovrappone al nucleo della Via Lattea.

L’immagine, scattata il 21 luglio, ha consentito ai ricercatori di ottenere una misura delle dimensioni della cometa, stimata fra i 320 metri e i 5,6 chilometri. Ben al di sotto dunque del limite di 20 chilometri valutato inizialmente. Questi risultati sono stati presentati in un articolo guidato da David Jewitt, dell’Università della California di Los Angeles, leggibile su arXiv e che verrà pubblicato su The Astrophysical Journal Letters.

Tuttavia, neppure Hubble è riuscito a mettere a fuoco il nucleo di 3I/Atlas. Dovremo attendere le immagini del James Webb Space Telescope e le osservazioni del Neil Gehrels Swift Observatory e dell’Osservatorio Keck per ottenere nuovi dettagli dell’affascinante oggetto. Tra cui la composizione chimica che lo caratterizza.

Nell’immagine di Hubble si nota un pennacchio di polvere, che si innalza nella regione della cometa scaldata dal Sole. E l’accenno di una coda, anch’essa di polvere, che si sviluppa a partire dal nucleo. In particolare, la perdita di polvere per unità di tempo è consistente con quella che ci si aspetterebbe per un oggetto a circa 500 milioni di chilometri dal Sole. Questa caratteristica accomuna 3I/Atlas alle comete che provengono dalle regioni più esterne del Sistema solare e che orbitano periodicamente attorno al Sole. Anche se le sue origini, come si diceva all’inizio, sono diverse.

Secondo gli scienziati, la vertiginosa velocità con la quale la cometa saetta per il Sistema solare indicherebbe che questo oggetto viaggia per gli spazi interstellari da diversi miliardi di anni. L’effetto fionda dovuto all’interazione con le innumerevoli stelle e nebulose in cui la cometa si è imbattuta nel suo viaggio miliardario le avrebbe conferito la spropositata velocità di cui è dotata. Per questo gli scienziati pensano che il suo vagabondaggio per gli spazi interstellari sia cominciato un bel po’ di tempo fa.

Il punto esatto da cui provenga la rapidissima visitatrice del Sistema solare è attualmente ignoto agli astronomi. «Nessuno sa da dove provenga la cometa», dice David Jewitt, primo autore dello studio e responsabile scientifico del team di osservazioni di Hubble. «È come intravedere un proiettile di fucile per un millesimo di secondo. Non è possibile proiettarlo con precisione per capire da dove ha iniziato il suo percorso».

3I/Atlas è la terza cometa interstellare di cui abbiamo notizia. Prima di lei ci sono state 1I/’Oumuamua, scoperta nel 2017, e Paolo Ferri\n.it/2019/10/14/identikit-cometa-borisov/”>2I/Borisov, del 2019. Riguardo a questi visitatori del Sistema solare che ci raggiungono da distanze remotissime, Jewitt aggiunge: «Quest’ultimo turista interstellare fa parte di una popolazione di oggetti mai rilevati prima che stanno emergendo sulla scena e che emergeranno gradualmente. Questo è ora possibile perché disponiamo di potenti capacità di osservazione del cielo che prima non avevamo. Abbiamo superato una soglia».

Dunque, le tre comete interstellari individuate sinora potrebbero essere le prime di una lunga serie. La cometa 3I/Atlas continuerà ad essere visibile dagli strumenti da terra fino a settembre, per poi riapparire all’inizio di dicembre. Nel frattempo sarà troppo prossima al Sole per essere osservabile.

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