Uno studio pubblicato su “JAMA Cardiology” ha dimostrato che l’efficacia di finerenone nel trattamento dello scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata
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Uno studio pubblicato su “JAMA Cardiology” ha dimostrato che l’efficacia di finerenone nel trattamento dello scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata o lievemente ridotta è risultata indipendente dalla presenza e dal tipo di fibrillazione atriale al basale. È stato inoltre osservato che l’insorgenza ex-novo di fibrillazione atriale o flutter atriale si associava a un incremento significativo del rischio di esiti sfavorevoli.
Lo studio è stato coordinato da un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Shingo Matsumoto, dell’Università di Glasgow e della Facoltà di Medicina dell’Università Toho di Tokyo.
L’analisi deriva dal trial randomizzato FINEARTS-HF (Finerenone Trial to Investigate Efficacy and Safety Superior to Placebo in Patients With Heart Failure), condotto in 653 centri distribuiti in 37 Paesi.
Sono stati arruolati soggetti di età pari o superiore a 40 anni con scompenso cardiaco sintomatico e frazione di eiezione ventricolare sinistra ≥40%.
La randomizzazione si è svolta tra settembre 2020 e gennaio 2023; l’analisi dei dati ha avuto luogo nel periodo compreso tra il 1º settembre e il 1º ottobre 2024.
Le caratteristiche dei pazienti
Dei 5.984 pazienti inclusi nell’analisi (età media 72,0 anni, deviazione standard 9,6; 45,5% donne), 1.384 presentavano fibrillazione atriale parossistica (23,1%), mentre 1.886 avevano forme persistenti o permanenti (31,5%). I restanti 2.714 soggetti (45,4%) non mostravano fibrillazione atriale al momento dell’inclusione.
Nel confronto tra gruppi, i pazienti con fibrillazione atriale risultavano mediamente più anziani e con un quadro clinico di scompenso cardiaco più avanzato rispetto a quelli senza aritmie.
L’analisi ha evidenziato un rischio non aggiustato più elevato di eventi cardiaci e morte cardiovascolare nei soggetti con fibrillazione atriale: i tassi di incidenza per 100 persone/anno sono stati pari a 20,3 (IC 95%: 17,9–23,1) nella forma parossistica, 19,8 (IC 95%: 17,8–22,0) nella forma persistente o permanente e 11,9 (IC 95%: 10,7–13,3) nei soggetti senza aritmie.
I rapporti di incidenza relativi al gruppo senza fibrillazione atriale sono stati pari a 1,62 (IC 95%: 1,37–1,92) per la forma parossistica e 1,66 (IC 95%: 1,43–1,93) per la forma persistente o permanente. Tuttavia, tali associazioni hanno mostrato una riduzione dopo l’aggiustamento per variabili prognostiche note.
Gli effetti del trattamento
Il trattamento con finerenone, titolato a 20 o 40 mg, ha determinato una riduzione del rischio relativo dell’esito composito primario — costituito da eventi totali di scompenso cardiaco e morte cardiovascolare — con un valore complessivo pari a 0,84 (IC 95%: 0,74–0,95).
Tale beneficio si è mantenuto invariato in funzione dello stato di fibrillazione atriale al basale: 0,80 (IC 95%: 0,65–0,98) nei pazienti senza fibrillazione atriale, 0,83 (IC 95%: 0,65–1,06) nella forma parossistica e 0,85 (IC 95%: 0,69–1,05) nella forma persistente o permanente, con un valore di interazione non significativo (P = 0,94).
Nel corso del follow-up, il 6,5% dei pazienti ha sviluppato nuova fibrillazione atriale o flutter atriale. Questa insorgenza ha comportato un aumento netto del rischio di eventi cardiovascolari: il rapporto di incidenza aggiustato è stato pari a 3,65 (IC 95%: 2,57–5,18; P < 0,001).
Il trattamento con finerenone ha evidenziato un potenziale effetto protettivo nei confronti dell’insorgenza di nuove aritmie, pur senza raggiungere la significatività statistica: l’ hazard ratio rispetto al placebo è risultato pari a 0,77 (IC 95%: 0,57–1,04; P = 0,09).
Considerazioni conclusive dei ricercatori
La fibrillazione atriale è risultata frequente tra i pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione moderatamente ridotta o conservata inclusi nel trial FINEARTS-HF, riportano gli autori nelle conclusioni.
Pur essendo associata a un rischio non aggiustato più elevato di eventi correlati allo scompenso, tale associazione si attenuava dopo correzione per variabili prognostiche note, tra cui il valore di NT-proBNP, proseguono Matsumoto e colleghi.
Gli effetti di finerenone rispetto al placebo si sono mantenuti coerenti, indipendentemente dalla presenza o dalla tipologia di fibrillazione atriale al basale, aggiungono i ricercatori. Sebbene la comparsa ex-novo di fibrillazione atriale o flutter atriale fosse poco frequente anche nei soggetti con scompenso cardiaco conclamato, essa comportava esiti nettamente più sfavorevoli.
Finerenone, precisano infine gli autori, ha mostrato una riduzione numerica dell’incidenza di nuovi episodi di fibrillazione atriale o flutter atriale, senza tuttavia raggiungere la significatività statistica.
Bibliografia:
Matsumoto S, Henderson AD, Jhund PS, et al. Finerenone and Atrial Fibrillation in Heart Failure: A Secondary Analysis of the FINEARTS-HF Randomized Clinical Trial. JAMA Cardiol. 2025;10(7):696-707. doi: 10.1001/jamacardio.2025.0848. leggi