Meno episodi di cefalea dopo il trattamento con memantina


Il trattamento con memantina in una coorte di pazienti con cefalea post-traumatica ha determinato una riduzione della frequenza mensile degli episodi di cefalea

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Secondo quanto presentato al 67° Congresso Annuale della American Headache Society, tenutosi di recente a Minneapolis, il trattamento con memantina in una coorte di pazienti con cefalea post-traumatica ha determinato una riduzione della frequenza mensile degli episodi cefalalgici e un miglioramento dei sintomi post-commozione cerebrale.

Lo studio è stato condotto da Bradley R. Shane, neurologo pediatrico presso il Goldberg Migraine Program della UCLA Health, in collaborazione con Maria Pia Grant Tejada.

L’attivazione della “cascata neurometabolica”
La cefalea post-traumatica (PTH) rappresenta una complicanza frequente, con una prevalenza stimata intorno al 75% nei soggetti con diagnosi di trauma cranico.

Tale condizione è associata a un incremento del glutammato extracellulare, che attiva la cosiddetta «cascata neurometabolica», contribuendo all’aggravamento della sintomatologia emicranica in termini di intensità e frequenza.

Nonostante la rilevanza clinica del disturbo, attualmente non esistono farmaci approvati per il trattamento specifico della PTH. Inoltre, molte delle opzioni terapeutiche disponibili risultano controindicate in pazienti che assumono beta-bloccanti, antidepressivi triciclici, inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina o farmaci antiepilettici.

Opzione terapeutica off-label
Alla luce di tali limitazioni, gli autori hanno ipotizzato che la memantina, antagonista non competitivo dei recettori NMDA (N-metil-D-aspartato), già approvato per il trattamento della demenza di grado moderato-severo, potesse rappresentare un’opzione terapeutica off-label per la cefalea post-traumatica.

Lo studio ha previsto una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche di pazienti con trauma cranico lieve e PTH, seguiti presso un ambulatorio terziario dedicato alla commozione cerebrale.

Sono stati inclusi 20 soggetti (età media 37 anni; 50% uomini), per i quali sono stati raccolti dati relativi alla frequenza cefalalgica e agli effetti collaterali, sia al basale sia durante le visite di follow-up.

Migliorati umore, funzioni cognitive e qualità del sonno
Al momento della valutazione iniziale, 18 pazienti presentavano emicrania senza aura, uno emicrania con aura e uno cefalea trigeminale autonomica.

Dodici soggetti avevano già assunto almeno un farmaco specifico per l’emicrania, e cinque di questi ne avevano provati due o più. Al basale, diciassette pazienti riportavano disturbi dell’umore correlati alla cefalea, mentre diciannove riferivano sintomi cognitivi.

La frequenza media mensile degli episodi cefalalgici era pari a circa 26 giorni. Dopo l’introduzione della memantina, tale valore si è ridotto a circa 18 giorni al mese.

Il 70% dei partecipanti ha riferito un miglioramento di sintomi quali umore, funzioni cognitive, qualità del sonno e altri disturbi associati alla PTH. Sono stati segnalati tre eventi avversi: due casi di depressione e un caso di vertigine.

Gli autori hanno concluso che «la memantina potrebbe essere utile nel ridurre la frequenza della cefalea in pazienti con cefalea post-traumatica», sottolineando che «il principale collegamento risiede nel fatto che il farmaco è approvato per la demenza, ma viene utilizzato off-label per la PTH».

Fonte:
Shane BR, et al. Memantine: From dementia to post-traumatic headache. American Headache Society (AHS) Annual Scientific Meeting; 2025. Minneapolis.