Psoriasi moderata-grave: nuovi dati sul tildrakizumab confermano efficacia, sicurezza e benefici oltre la pelle
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Al congresso ICD 2025, sono stati presentati nuovi dati su tildrakizumab, un anticorpo monoclonale anti-IL-23, già approvato per la psoriasi a placche da moderata a grave. Diversi studi clinici, presentati da gruppi italiani ed europei, hanno arricchito le conoscenze sull’efficacia del farmaco nel mondo reale, individuando i profili di pazienti ideali, confermando i benefici sul benessere globale e suggerendo nuovi meccanismi legati al metabolismo.
Chi sono i pazienti ideali per il trattamento con tildrakizumab?
Uno studio multicentrico italiano ha indagato l’efficacia di tildrakizumab alla dose di 200 mg in un contesto real-life, per identificare le caratteristiche cliniche che predicono una migliore risposta. La ricerca ha coinvolto 54 pazienti adulti affetti da psoriasi a placche da moderata a grave, seguiti in 13 unità dermatologiche italiane tra marzo 2023 e marzo 2024. I pazienti sono stati valutati con i punteggi PASI, BSA e DLQI a inizio trattamento, e successivamente alle settimane 4, 16 e 28.
I risultati sono stati molto positivi, con una rapida e significativa riduzione del PASI già a 4 settimane (da un valore medio di 9 a 6.9; p<0.001), che si è mantenuta e migliorata nel tempo: PASI 3.9 alla settimana 16 e 2.9 alla settimana 28 (entrambi p<0.001). L’analisi univariata ha evidenziato che i pazienti obesi (BMI > 30) hanno una probabilità significativamente più alta di raggiungere PASI ≤ 5 alla settimana 16 (OR = 4.333; p<0.05). Anche una lunga durata di malattia e l’inizio della terapia a dosaggio di 100 mg risultano associati a esiti migliori.
Il profilo di sicurezza si è confermato eccellente, con pochissimi eventi avversi riportati. Lo studio conclude che tildrakizumab 200 mg è efficace e sicuro, soprattutto nei pazienti con obesità, suggerendone un impiego ottimale a lungo termine.
Meno prurito, meno dolore e più benessere psicofisico dopo un anno di trattamento
Il secondo studio, denominato POSITIVE, ha analizzato 400 pazienti con psoriasi moderata-grave trattati con tildrakizumab nella pratica clinica, valutando non solo i sintomi cutanei ma anche prurito, dolore, affaticamento e qualità della vita.
Dopo 52 settimane di trattamento, i pazienti hanno mostrato miglioramenti significativi su tutta la linea. Il prurito (Itch-NRS) è sceso da 5.7 al basale a 2.2 alla settimana 16 e si è mantenuto a 2.4 alla settimana 52. Il dolore cutaneo (Pain-NRS) è migliorato da 4.1 a 1.2. L’affaticamento (Fatigue-NRS) si è dimezzato, da 3.8 a 1.9. Il benessere generale, misurato con l’indice WHO-5 (su scala 0-100), è aumentato da 53.8 a 65.7 alla settimana 52, avvicinandosi al valore medio della popolazione generale (64.9).
Questi dati confermano che tildrakizumab migliora rapidamente e durevolmente i sintomi più invalidanti, favorendo un recupero del benessere psicofisico, senza nuove problematiche di sicurezza.
I sintomi della psoriasi sono correlati tra loro: il prurito predice dolore e fatica
Un’altra analisi condotta sempre nell’ambito dello studio POSITIVE si è concentrata sulle relazioni tra i sintomi più fastidiosi riferiti dai pazienti: prurito, dolore cutaneo e affaticamento. Utilizzando strumenti numerici (NRS da 0 a 10) e metodi statistici di correlazione, gli autori hanno scoperto che i sintomi non sono isolati, ma fortemente interconnessi.
Al basale, quasi tutti i pazienti riportavano prurito e dolore (99.9%), e oltre l’87% segnalava anche fatica. Alla settimana 52, queste percentuali si riducevano drasticamente, ma i sintomi rimanevano correlati fra loro: ad esempio, il prurito e il dolore avevano una correlazione di Spearman pari a 0.70, mentre il prurito e la fatica mostravano un legame moderato (rs = 0.52).
Questo suggerisce che trattare efficacemente un sintomo può migliorare anche gli altri, e conferma il valore globale di tildrakizumab nel gestire la psoriasi come malattia sistemica, e non solo cutanea.
Tildrakizumab e adipochine: uno sguardo al metabolismo nei pazienti obesi
Infine, un piccolo ma interessante studio monocentrico italiano ha esplorato il possibile legame tra tildrakizumab e le adipochine, molecole prodotte dal tessuto adiposo coinvolte nei processi infiammatori e metabolici. Sono stati arruolati 11 pazienti in sovrappeso o obesi (BMI > 25) con psoriasi moderata-grave, trattati con tildrakizumab 100 mg.
Dopo 16 settimane, si è osservata una riduzione significativa del PASI, senza eventi avversi. I livelli sierici di resistina si sono dimezzati (da 3.6 a 1.8 ng/mL), mentre la leptina è rimasta stabile. Tuttavia, nei pazienti che hanno risposto più rapidamente (≥50% di riduzione PASI già a 8 settimane), anche i livelli di leptina e resistina si sono ridotti significativamente, suggerendo un possibile legame tra risposta clinica e profilo metabolico.
Sebbene i dati siano preliminari e su un numero ridotto di casi, lo studio apre la strada a future ricerche sul ruolo delle citochine metaboliche nella psoriasi e sull’effetto sistemico dei trattamenti biologici.
Conclusioni
I dati presentati all’ICD 2025 confermano che tildrakizumab è una terapia efficace, ben tollerata e con benefici che vanno oltre la cute, impattando anche sui sintomi sistemici, il benessere psicologico e, forse, su alcuni parametri metabolici. La sua efficacia si conferma nei pazienti obesi e nella pratica clinica quotidiana, rafforzando il ruolo di questo farmaco nella gestione a lungo termine della psoriasi.
Di Brizzi et al., a prospective real-life multicentre study of tildrakizumab 200 mg in patients with moderate-severe psoriasis: who is the ideal patient? ICD 2025
Augustin et al., improvement of high burdensome symptoms and overall well-being in patients with moderate-to-severe plaque psoriasis using tildrakizumab, ICD 2025
Mrowietz et al., relationship between different high burdensome symptoms in patients with moderate-to-severe plaque psoriasis using tildrakizumab, ICD 2025
Potestio et al., the effect of tildrakizumab on adipokines production in patients affected by psoriasis and obesity: preliminary results from a single center real-life study, ICD 2025