Uno studio ha analizzato la comparsa e l’intensità dei sintomi da sospensione degli antidepressivi, sollevando dubbi sulla necessità di strategie di riduzione graduale di lunga durata
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Uno studio pubblicato su “JAMA Psychiatry” ha analizzato la comparsa e l’intensità dei sintomi da sospensione degli antidepressivi, sollevando dubbi sulla necessità di strategie di riduzione graduale di lunga durata.
I risultati, basati su una revisione sistematica di 49 trial clinici randomizzati (con l’aggiunta di dati non pubblicati da 11 ulteriori studi), hanno mostrato che la maggior parte dei sintomi osservati era lieve e non raggiungeva il criterio diagnostico di sindrome da sospensione.
Gli autori, guidati da Michail Kalfas, del King’s College di Londra, hanno evidenziato la debolezza metodologica delle linee guida attuali e auspicato una revisione basata su evidenze più robuste.
Lo studio ha coinvolto oltre 17.000 pazienti e ha rilevato un incremento significativo di sintomi come vertigini, nausea, nervosismo e instabilità nella prima settimana dopo l’interruzione del trattamento.
Linee guida sotto revisione
La presenza di sintomi da sospensione degli antidepressivi è documentata sin dagli anni Cinquanta, ma le raccomandazioni cliniche si sono mantenute eterogenee.
La maggior parte delle linee guida internazionali ha raccomandato una riduzione graduale del dosaggio, ma non ha fornito indicazioni chiare e condivise sulla durata del processo né sulla tipologia dei sintomi attesi.
Le attuali raccomandazioni, inclusa quella del Royal College of Psychiatrists, si basano su studi osservazionali condotti su campioni auto-selezionati, tra cui utilizzatori di protocolli di riduzione con strisce dosimetriche. Tali studi presentano rilevanti limiti metodologici, con bias di selezione e tassi di risposta non definiti.
Inclusi 49 studi clinici randomizzati
La revisione sistematica ha incluso 49 studi clinici randomizzati, arricchiti da dati non pubblicati provenienti da 11 ulteriori trial. I partecipanti erano 17.828, con età media di 44 anni; il 66,9% era di sesso femminile.
Il follow-up dopo la sospensione variava da 1 giorno a 52 settimane. I pazienti presentavano prevalentemente disturbo depressivo maggiore, ma il campione comprendeva anche soggetti con diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da attacchi di panico, fibromialgia, disordine disforico premestruale, disturbo post-traumatico da stress e disordine da shopping compulsivo.
Gli antidepressivi analizzati appartenevano in larga parte alle classi degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e degli inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina.
Effetto nocebo possibile causa di sintomi
Il confronto tra pazienti che hanno interrotto gli antidepressivi e quelli che hanno proseguito la terapia o sospeso il placebo ha mostrato, nella prima settimana, un incremento medio di 1,09 sintomi nel gruppo in sospensione (intervallo: 0,8-1,36), secondo la scala DESS (Discontinuation Emergent Signs and Symptoms).
Tale incremento è risultato inferiore alla soglia clinica che definisce la sindrome da sospensione, corrispondente ad almeno quattro sintomi. I disturbi più frequentemente riportati sono stati vertigini rotatorie (differenza di rischio: 6,24%), nausea, nervosismo e instabilità.
Le analisi hanno evidenziato probabilità significativamente maggiori di presentare tali sintomi nel gruppo in sospensione rispetto al placebo, con odds ratio compresi tra 3,15 e 6,40.
L’interruzione di alcuni principi attivi, come duloxetina e desvenlafaxina, ha determinato una media di sintomi lievemente superiore rispetto ad altri, quali vortioxetina e agomelatina, quest’ultima non associata ad alcun sintomo.
Non è emersa alcuna correlazione tra la sospensione del trattamento e la riemersione dei sintomi depressivi nelle prime due settimane, anche nei pazienti con disturbo depressivo maggiore.
I ricercatori hanno ribadito l’importanza di riconoscere la natura reale, seppur generalmente lieve, dei sintomi da interruzione, evidenziando il rischio di sovrastimarne la portata a causa di meccanismi psicologici come l’effetto nocebo.
È stata inoltre criticata la debolezza metodologica delle precedenti revisioni e auspicata una revisione delle linee guida basata su evidenze sperimentali controllate. Esperti indipendenti hanno riconosciuto la solidità dell’analisi condotta, pur rilevando la necessità di approfondimenti futuri sugli effetti a lungo termine in soggetti in trattamento cronico.
Bibliografia:
Kalfas M, Tsapekos D, Butler M, et al. Incidence and Nature of Antidepressant Discontinuation Symptoms: A Systematic Review and Meta-Analysis. JAMA Psychiatry. 2025 July 9:e251362. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2025.1362. Epub ahead of print. leggi