“Da Peppino” panini a 5 euro: il furgoncino rosso era un’istituzione a Diamante, oggi simbolo di morte. Salgono a 9 gli indagati per le 2 morti da intossicazione da botulino
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Quando ci si avvicinava al furgoncino rosso, stazionato sempre nello stesso posto sul lungomare di Diamante, non era insolito finire avvolti da una invitante flagranza di fumosa salsiccia. Facile farsi conquistare: quella prelibatezza veniva accompagnata da croccanti pomodori secchi, gustosi funghi o da melanzane fritte, o ancora da friarielli sott’olio e broccoli, il tutto avvolto da una morbido panino e servito al modico prezzo di 5 euro.
“Da Peppino”, paninoteca e friggitoria sulle ruote, fino a pochi giorni fa era un’istituzione nella località turistica calabrese, una presenza fissa da 9 anni, punto di riferimento per residenti e turisti. Oggi invece, passando davanti al 110 di viale Glauco, non si viene più avvolti da nessun appetitoso odore: il furgoncino è sotto sequestro e il cuoco-titolare, Giuseppe Santonocito, 33 anni, si è chiuso nel suo appartamento sul lungomare vecchio, di fronte alla Madonnina di Diamante, dove vive con la madre. Su di lui pende una denuncia per omicidio colposo e lesioni personali colpose per due morti da intossicazione da botulino.
TAMARA D’ACUNTO E LUIGI DI SARNO MORTI PER UN PANINO
Per un panino di Peppino ha così perso la vita a Tamara D’Acunto, 45 anni, che viveva a pochi passi dalla location del furgoncino, e Luigi Di Sarno, 52 anni, originario del napoletano che si trovava a Diamante di passaggio, per partecipare ad un mercatino. La donna aveva mangiato un panino salsiccia e broccoli domenica sera, il giorno dopo le mancava il respiro ed è corsa alla clinica Tirrenia a Belvedere Marittimo, una casa di cura privata dove le hanno consigliato di ‘rivolgersi ad un ospedale pubblico per una visita’. Mercoledì è morta e giovedì si è celebrato il suo funerale, proprio quando si stava diffondendo la notizia dei casi di intossicazione da botulino a Diamante. Il giorno dopo il fratello della donna ha raccontato i suoi sospetti ai carabinieri: il suo corpo verrà riesumato martedì per l’autopsia su richiesta del Pm per lei e per la salma di Di Sarno, il primo morto accertato per l’intossicazione dalla tossina mortale. Anche lui prima di aggravarsi si era recato alla clinica Tirrenia e non aveva ricevuto una terapia o diagnosi corretta.
L’INTERROGATORIO DI ‘PEPPINO’ E QUEL FURGONCINO-FORNO
In 9 anni per Giuseppe Santonocito non c’erano stati problemi sulla sua attività: ora pesano come un macino due morti e una quindicina di intossicati. Il quotidiano “La Repubblica” rivela che il suo interrogatorio con gli inquirenti, venerdì scorso, è durato novanta minuti e che per due volte ha rischiato di svenire. Ha spiegato di aver acquistato i broccoli in un supermercato della zona, al confine tra Diamante e Belvedere, mostrato le fatture di fine luglio e spiegato che il prodotto era stato confezionato in provincia di Napoli, da un’azienda di Sant’Anastasia. Nel mirino c’è il modo con cui ‘conservava’ gli alimenti e le condizioni in cui operava, in un furgoncino che stazionava sotto il sole tutto il giorno e diventava di fatto ‘un forno’.
L’INDAGINE SI ESTENDE: 9 GLI INDAGATI, 5 SONO MEDICI
Non è l’unico indagato: ieri la Procura ha diramato una nota in cui ha spiegato che le indagini riguardano il titolare del furgoncino e i due rappresentanti legali dell’azienda che produce i broccoli sott’olio. Oggi si aggiunge la notizia che l’elenco degli indagati si è allungato: sono 9 le persone nell’elenco degli indagati. Tra questi Santocito, due responsabili della ditta produttrice del prodotto che si ritiene inquinato da botulino, un distributore e 5 medici, tra cui i due presenti nel momento in cui si sono presentati alla clinica di Belvedere prima Tamara D’Acunto e poi Luigi Di Sarno.
La Procura di Paola, diretta da Domenico Fiordalisi, ha individuato complessivamente 18 parti offese. Oltre ai due decessi, come emerso dalle attività investigative, risultano 16 persone che hanno manifestato sintomi di intossicazione, di cui 14 ricoverate nell’ospedale di Annunziata di Cosenza.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)